Nostra Signora bella,
Che sul monte Gonare
Hai la casta dimora
In vista ad ogni terra,
In vista a tutti i mari:
Se a te salgan pei cieli tempestosi
Di procelle e destini,
Le preghiere degli umili marini
E i voti delle barche coralline:
Se a te salgan sull’aure vespertine
I sospiri fidenti
Delle vegliate culle e dei bivacchi:
Se a te giungan sui venti
Meridïani l’affanno degli arsi
Mietitori, e l’anelito
Degli scalzi pedoni,
E dei mendichi erranti,
Perché sei vista dalle opposte strade,
Che vanno tra i frumenti e i melograni,
Che vanno tra gli elceti e viti d’oro,
Ai gialli Campidani,
E al verde Logudoro:
M’ascolta tu, Signora di Gonare!
E tu, santo Francesco,
Che non tolleri ambagi;
Ed hai la bianca casa a pié del monte
Privo di fonti, — poiché tu sei solo
Fontana di fortezza e verità —
Ed hai servi pastori,
Ed hai tanche e giovenche,
E serbi nel tuo cuore formidabile
Chiuso con tre suggelli,
L’affanno e le rancure
Dell’atterrito micidiale, il tardo
Pianto delle galere,
Ed il segreto pianto
Delle madri davanti alle prigioni;
Santo dei forti, santo dei banditi,
E dei rapinatori;
Ascoltate il mio priego: io non vi voglio
Pascoli di trifoglio
Al gregge mio; non voglio
Ricchezze, né mastini
Da presa, né cavalli
Corridori, né ori
Alla mia donna. Voglio
Solo una grazia, voglio
Che il mio mortal nemico
Affoghi nel suo sangue;
La sua femmina, madre dei suoi figli
Accatti negli ovili;
Questo vi chiedo. E a voi, nostra Signora,
Adornerò le mani
Di un’alba cornïola;
E a te, Santo di Lula,
Accenderò una lampada,
Che in notte di procella
Sia vista dai caprai di Bruncuspina,
E alle anime penanti in purgatorio
Una giovenca matterò, più bianca
Della neve, spettacolo ai pastori
Che accorrono dai salti ad ammirarla.
E i miei servi la chiamano,
Tra il rosso mareggiar della fiorita
Tanca: Bandier’in-mare.
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