III. Figlio
Unigenito di Dio
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Figlio di Dio, nell'Antico Testamento, è un titolo dato agli angeli, [Cf Dt
(LXX) 32, 8; [link] Gb 1,6 ] al popolo dell'elezione, [Cf
[link] Es 4,22; [link] Os 11,1;
[link] Ger 3,19; [link] Sir 36,11;
[link] Sap 18,13 ] ai figli d'Israele [Cf [link] Dt
14,1; [link] Os 2,1 ] e ai loro re [Cf
[link] 2Sam 7,14; [link] Sal
82,6 ]. In tali casi ha il significato di una filiazione adottiva che
stabilisce tra Dio e la sua creatura relazioni di una particolare intimità.
Quando il Re-Messia promesso è detto “figlio di Dio”, [Cf [link] 1Cr
17,13; [link] Sal 2,7 ] ciò non implica
necessariamente, secondo il senso letterale di quei testi, che egli sia più che
umano. Coloro che hanno designato così Gesù in quanto Messia d'Israele [Cf
[link] Mt 27,54 ] forse non hanno inteso dire di più [Cf
[link] Lc 23,47 ].
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Non è la stessa cosa per Pietro quando confessa Gesù come “il Cristo, il Figlio
del Dio vivente” ( [link] Mt 16,16), perché Gesù risponde con
solennità: “Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che
sta nei cieli” ( [link] Mt 16,17). Parallelamente Paolo, a
proposito della sua conversione sulla strada di Damasco, dirà: “Quando colui
che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si
compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai
pagani.. . ” ( [link] Gal 1,15-16). “Subito nelle
sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio” ( [link] At 9,20).
Questo sarà fin dagli inizi [Cf [link] 1Ts 1,10 ] il centro
della fede apostolica [Cf [link] Gv 20,31 ] professata prima
di tutti da Pietro quale fondamento della Chiesa [Cf [link] Mt
16,18 ].
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Se Pietro ha potuto riconoscere il carattere trascendente della filiazione
divina di Gesù Messia, è perché egli l'ha lasciato chiaramente intendere.
Davanti al sinedrio, alla domanda dei suoi accusatori: “Tu dunque sei il Figlio
di Dio?”, Gesù ha risposto: “Lo dite voi stessi: io lo sono”
( [link] Lc 22,70) [Cf [link] Mt 26,64;
[link] Mc 14,61 ]. Già molto prima, egli si era designato
come “il Figlio” che conosce il Padre, [Cf [link] Mt 11,27;
[link] Mt 21,37-38 ] che è distinto dai “servi” che
Dio in precedenza ha mandato al suo popolo, [ Cf [link] Mt
21,34-36 ] superiore agli stessi angeli [ Cf [link] Mt
24,36 ]. Egli ha differenziato la sua filiazione da quella dei suoi
discepoli non dicendo mai “Padre nostro” [Cf [link] Mt 5,48;
[link] Mt 6,8; [link] Mt 7,21;
[link] Lc 11,13 ] tranne che per comandar loro: “ Voi dunque
pregate così: Padre nostro” ( [link] Mt 6,9); e ha
sottolineato tale distinzione: “Padre mio e Padre vostro” ( [link] Gv
20,17).
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I Vangeli riferiscono in due momenti solenni, il Battesimo e la Trasfigurazione
di Cristo, la voce del Padre che lo designa come il suo “Figlio prediletto” [Cf
[link] Mt 3,17; [link] Mt 17,5 ]. Gesù
presenta se stesso come “il Figlio unigenito di Dio” ( [link] Gv
3,16) e con tale titolo afferma la sua preesistenza eterna [Cf
[link] Gv 10,36 ]. Egli chiede la fede “nel Nome del Figlio
unigenito di Dio” ( [link] Gv 3,18). Questa confessione
cristiana appare già nell'esclamazione del centurione davanti a Gesù in croce:
“Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio” ( [link] Mc
15,39); infatti soltanto nel Mistero pasquale il credente può dare al
titolo “Figlio di Dio” il suo pieno significato.
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Dopo la Risurrezione la sua filiazione divina appare nella potenza della sua
umanità glorificata: egli è stato costituito “Figlio di Dio con potenza secondo
lo Spirito di santificazione mediante la Risurrezione dai morti”
( [link] Rm 1,4) [Cf [link] At 13,33 ].
Gli Apostoli potranno confessare: “Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di
Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” ( [link] Gv
1,14).
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