CAPITOLO TERZO
CREDO NELLO SPIRITO SANTO
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“Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello
Spirito Santo” ( [link] 1Cor 12,3). “Dio ha mandato nei
nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!”
( [link] Gal 4,6). Questa conoscenza di fede è possibile solo
nello Spirito Santo. Per essere in contatto con Cristo, bisogna dapprima essere
stati toccati dallo Spirito Santo. È lui che ci precede e suscita in noi la
fede. In forza del nostro Battesimo, primo sacramento della fede, la Vita, che
ha la sua sorgente nel Padre e ci è offerta nel Figlio, ci viene comunicata
intimamente e personalmente dallo Spirito Santo nella Chiesa:
Il
Battesimo ci accorda la grazia della nuova nascita in Dio Padre per mezzo del
Figlio suo nello Spirito Santo. Infatti coloro che hanno lo Spirito di Dio sono
condotti al Verbo, ossia al Figlio; ma il Figlio li presenta al Padre, e il
Padre procura loro l'incorruttibilità. Dunque, senza lo Spirito, non è
possibile vedere il Figlio di Dio, e, senza il Figlio, nessuno può avvicinarsi
al Padre, perché la conoscenza del Padre è il Figlio, e la conoscenza del
Figlio di Dio avviene per mezzo dello Spirito Santo [Sant'Ireneo di Lione,
Demonstratio apostolica, 7].
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Lo Spirito Santo con la sua grazia è il primo nel destare la nostra fede e nel
suscitare la vita nuova che consiste nel conoscere il Padre e colui che ha
mandato, Gesù Cristo [Cf [link] Gv 17,3 ]. Tuttavia è
l'ultimo nella rivelazione delle Persone della Santa Trinità. San Gregorio
Nazianzeno, “il Teologo”, spiega questa progressione con la pedagogia della
“condiscendenza” divina:
L'Antico
Testamento proclamava chiaramente il Padre, più oscuramente il Figlio. Il Nuovo
ha manifestato il Figlio, ha fatto intravvedere la divinità dello Spirito. Ora
lo Spirito ha diritto di cittadinanza in mezzo a noi e ci accorda una visione
più chiara di se stesso. Infatti non era prudente, quando non si professava
ancora la divinità del Padre, proclamare apertamente il Figlio e, quando non era
ancora ammessa la divinità del Figlio, aggiungere lo Spirito Santo come un
fardello supplementare, per usare un'espressione un po' ardita. . . Solo
attraverso un cammino di avanzamento e di progressso “di gloria in gloria”, la
luce della Trinità sfolgorerà in più brillante trasparenza [San Gregorio
Nazianzeno, Orationes theologicae, 5, 26: PG 36, 161C].
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Credere nello Spirito Santo significa dunque professare che lo Spirito Santo è
una delle Persone della Santa Trinità, consustanziale al Padre e al Figlio,
“con il Padre e il Figlio adorato e glorificato” (Simbolo di
Nicea-Costantinopoli). Per questo motivo si è trattato del mistero divino dello
Spirito Santo nella “teologia” trinitaria. Qui, dunque, si considererà lo
Spirito Santo solo nell' “Economia” divina.
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Lo Spirito Santo è all'opera con il Padre e il Figlio dall'inizio al compimento
del disegno della nostra salvezza. Tuttavia è solo negli “ultimi tempi”,
inaugurati con l'Incarnazione redentrice del Figlio, che egli viene rivelato e
donato, riconosciuto e accolto come Persona. Allora questo disegno divino,
compiuto in Cristo, “Primogenito” e Capo della nuova creazione, potrà
realizzarsi nell'umanità con l'effusione dello Spirito: la Chiesa, la comunione
dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita
eterna.
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