Articolo 1
CELEBRARE LA LITURGIA DELLA
CHIESA
I. Chi celebra?
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La Liturgia è “azione” di “ Cristo tutto intero ” (“Christus totus”). Coloro
che qui la celebrano, al di là dei segni, sono già nella Liturgia celeste, dove
la celebrazione è totalmente comunione e festa.
I
celebranti della Liturgia celeste
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L'Apocalisse di san Giovanni, letta nella Liturgia della Chiesa, ci rivela
prima di tutto “un trono nel cielo, e sul trono Uno. . . seduto” (
[link] Ap 4,2 ): “il Signore” ( [link] Is
6,1 ) [Cf [link] Ez 1,26-28 ]. Poi
l'Agnello, “immolato e ritto” ( [link] Ap 5,6 ): [Cf
[link] Gv 1,29 ] il Cristo crocifisso e risorto, l'unico
Sommo Sacerdote del vero santuario, [Cf [link] Eb
4,14-15; [link] Eb 10,19-21; ecc] lo
stesso “che offre e che viene offerto, che dona ed è donato” [Liturgia di San
Giovanni Crisostomo, Anafora]. Infine, il “fiume di acqua viva” che scaturisce
“ dal trono di Dio e dell'Agnello ” ( [link] Ap 22,1 ), uno
dei simboli più belli dello Spirito Santo [Cf [link] Gv
4,10-14; [link] Ap 21,6 ].
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“Ricapitolati” in Cristo, partecipano al servizio della lode di Dio e al
compimento del suo disegno: le Potenze celesti, [Cf [link] Ap
4-5; [link] Is 6,2-3 ] tutta la creazione
(i quattro esseri Viventi), i servitori dell'Antica e della Nuova Alleanza (i
ventiquattro Vegliardi), il nuovo Popolo di Dio (i centoquarantaquattromila),
[Cf [link] Ap 7,1-8; [link] Ap
14,1 ] in particolare i martiri “immolati a causa della Parola di
Dio” ( [link] Ap 6,9-11 ), e la santissima Madre di
Dio, [La Donna: cf [link] Ap 12; la Sposa dell'Agnello: cf
[link] Ap 21,9 ] infine “una moltitudine immensa, che
nessuno” può contare, “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (
[link] Ap 7,9 ).
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E' a questa Liturgia eterna che lo Spirito e la Chiesa ci fanno partecipare
quando celebriamo, nei sacramenti, il Mistero della salvezza.
I
celebranti della Liturgia sacramentale
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E' tutta la Comunità, il Corpo di Cristo unito al suo Capo, che celebra. “Le
azioni liturgiche non sono azioni private, ma celebrazioni della Chiesa, che è
"sacramento di unità", cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la
guida dei vescovi. Perciò [tali azioni] appartengono all'intero Corpo della
Chiesa, lo manifestano e lo implicano; i singoli membri poi vi sono interessati
in diverso modo, secondo la diversità degli stati, degli uffici e dell'attuale
partecipazione” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 26]. Per questo
“ogni volta che i riti comportano, secondo la particolare natura di ciascuno,
una celebrazione comunitaria con la presenza e la partecipazione attiva dei
fedeli, si inculchi che questa è da preferirsi, per quanto è possibile, alla
celebrazione individuale e quasi privata degli stessi” [Conc. Ecum. Vat. II,
Sacrosanctum concilium, 26].
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L'assemblea che celebra è la comunità dei battezzati i quali, “per la
rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo, vengono consacrati a formare una
dimora spirituale e un sacerdozio santo, e poter così offrire in un sacrificio
spirituale tutte le attività umane del cristiano” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
10]. Questo “sacerdozio comune” è quello
di Cristo, unico Sacerdote, partecipato da tutte le sue membra: [Cf ibid., 10;
34; Id. , Presbyterorum ordinis, 2]
La
Madre Chiesa desidera ardentemente che tutti i fedeli vengano guidati a quella
piena, consapevole e attiva partecipazione delle celebrazioni liturgiche, che è
richiesta dalla natura stessa della Liturgia e alla quale il popolo cristiano,
“stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo di acqui sto” (
[link] 1Pt 2,9 ) [Cf [link] 1Pt
2,4-5 ] ha diritto e dovere in forza del Battesimo [Conc. Ecum. Vat.
II, Sacrosanctum concilium, 14].
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Ma “le membra non hanno tutte la stessa funzione”( [link] Rm 12,4
). Alcuni sono chiamati da Dio, nella Chiesa e dalla Chiesa, ad un servizio
speciale della comunità. Questi servitori sono scelti e consacrati mediante il
sacramento dell'Ordine, con il quale lo Spirito Santo li rende idonei ad
operare nella persona di Cristo-Capo per il servizio di tutte le membra della
Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum ordinis, 2 e 15]. Il ministro ordinato è come “l'icona” di Cristo
Sacerdote. Poiché il sacramento della Chiesa si manifesta pienamente
nell'Eucaristia, è soprattutto nel presiedere l'Eucaristia che si manifesta il
ministero del vescovo e, in comunione con lui, quello dei presbiteri e dei
diaconi.
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Al fine di servire le funzioni del sacerdozio comune dei fedeli, vi sono
inoltre altri ministeri particolari, non consacrati dal sacramento dell'Ordine,
la cui funzione è determinata dai vescovi secondo le tradizioni liturgiche e le
necessità pastorali. “Anche i ministranti, i lettori, i commentatori, e tutti i
membri del coro svolgono un vero ministero liturgico” [Conc. Ecum. Vat. II,
Sacrosanctum concilium, 29].
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In questo modo, nella celebrazione dei sacramenti, tutta l'assemblea è
“liturga”, ciascuno secondo la propria funzione, ma nell'“unità dello Spirito”
che agisce in tutti. “Nelle celebrazioni liturgiche ciascuno, ministro o
fedele, svolgendo il proprio ufficio, compia solo e tutto ciò che, secondo la
natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza” [Conc. Ecum. Vat.
II, Sacrosanctum concilium, 29].
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