V. Le molteplici forme della penitenza
nella
vita cristiana
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La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La
Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la
preghiera, l'elemosina , [Cf [link] Tb 12,8;
[link] Mt 6,1-18 ] che esprimono la conversione in
rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla
purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano,
come mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per
riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per
la salvezza del prossimo, [Cf [link] Gc 5,20 ]
l'intercessione dei santi e la pratica della carità che “copre una moltitudine
di peccati” ( [link] 1Pt 4,8 ).
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La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di
riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l'esercizio e la
difesa della giustizia e del diritto, [Cf [link] Am 5,24;
[link] Is 1,17 ] attraverso la confessione delle colpe ai
fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l'esame di coscienza,
la direzione spirituale, l'accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella
persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e
seguire Gesù è la via più sicura della penitenza [Cf [link] Lc
9,23 ].
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Eucaristia e Penitenza. La conversione e la penitenza quotidiane trovano la
loro sorgente e il loro alimento nell'Eucaristia, poiché in essa è reso
presente il sacrificio di Cristo che ci ha riconciliati con Dio; per suo mezzo
vengono nutriti e fortificati coloro che vivono della vita di Cristo; essa “è
come l'antidoto con cui essere liberati dalle colpe di ogni giorno e preservati
dai peccati mortali” [Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1638].
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La lettura della Sacra Scrittura, la preghiera della Liturgia delle Ore e del
Padre Nostro, ogni atto sincero di culto o di pietà ravviva in noi lo spirito
di conversione e di penitenza e contribuisce al perdono dei nostri peccati.
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I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell'anno liturgico (il tempo della
quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti
della pratica penitenziale della Chiesa [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 109-110; [link] Codice di Diritto Canonico,
1249-1253; Corpus Canonum Ecclesiarum Orientalium, 880-883]. Questi
tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie
penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie
come il digiuno e l'elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e
missionarie).
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Il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente
descritto da Gesù nella parabola detta “del figlio prodigo” il cui centro è “il
padre misericordioso” ( [link] Lc 15,11-24 ): il
fascino di una libertà illusoria, l'abbandono della casa paterna; la miseria
estrema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua
fortuna; l'umiliazione profonda di vedersi costretto a pascolare i porci, e,
peggio ancora, quella di desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano i
maiali; la riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione di
dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno;
l'accoglienza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti
propri del processo di conversione. L'abito bello, l'anello e il banchetto di
festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la
vita dell'uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la Chiesa.
Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell'amore di suo Padre,
ha potuto rivelarci l'abisso della sua misericordia in una maniera così piena
di semplicità e di bellezza.
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