VI. L'amore per
i poveri
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Dio benedice coloro che soccorrono i poveri e disapprova coloro che se ne
disinteressano: “Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non
volgere le spalle” ( [link] Mt 5,42 ). “Gratuitamente avete
ricevuto, gratuitamente date” ( [link] Mt 10,8 ). Gesù
Cristo riconoscerà i suoi eletti proprio da quanto avranno fatto per i poveri
[Cf [link] Mt 25,31-46 ]. Allorché “ai poveri è
predicata la buona novella” ( [link] Mt 11,5 ), [Cf
[link] Lc 4,18 ] è segno che Cristo è presente.
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“L'amore della Chiesa per i poveri. . . appartiene alla sua costante
tradizione” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 57]. Si ispira al
Vangelo delle beatitudini, [Cf [link] Lc 6,20-22 ]
alla povertà di Gesù [Cf [link] Mt 8,20 ] e alla sua
attenzione per i poveri [Cf [link] Mc 12,41-44 ].
L'amore per i poveri è anche una delle motivazioni del dovere di lavorare per
far parte dei beni “a chi si trova in necessità” ( [link] Ef
4,28 ). Tale amore per i poveri non riguarda soltanto la povertà
materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa [Cf
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 57].
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L'amore per i poveri è inconciliabile con lo smodato amore per le ricchezze o
con il loro uso egoistico:
E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi
sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state
divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla
ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le
vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre
terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore
degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri,
vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il
giusto ed egli non può opporre resistenza ( [link] Gc
5,1-6 ).
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San Giovanni Crisostomo lo ricorda con forza: “Non condividere con i poveri i
propri beni è defraudarli e togliere loro la vita. Non sono nostri i beni che
possediamo: sono dei poveri” [San Giovanni Crisostomo, In Lazarum, 1, 6: PG 48,
992D]. “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non si offra
come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” [Conc. Ecum.
Vat. II, Apostolicam actuositatem, 8].
Quando
doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni
personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di carità,
adempiamo un dovere di giustizia [San Gregorio Magno, Regula pastoralis, 3,
21].
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Le opere di misericordia sono le azioni caritatevoli con le quali soccorriamo
il nostro prossimo nelle sue necessità corporali e spirituali [Cf
[link] Is 58,6-7; [link] Eb 13,3
]. Istruire, consigliare, consolare, confortare sono opere di misericordia
spirituale, come perdonare e sopportare con pazienza. Le opere di misericordia
corporale consistono segnatamente nel dare da mangiare a chi ha fame,
nell'ospitare i senza tetto, nel vestire chi ha bisogno di indumenti, nel
visitare gli ammalati e i prigionieri, nel seppellire i morti [Cf
[link] Mt 25,31-46 ]. Tra queste opere, fare
l'elemosina ai poveri [Cf [link] Tb 4,5-11;
[link] Sir 17,17 ] è una delle principali testimonianze
della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio: [Cf
[link] Mt 6,2-4 ].
Chi
ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia
altrettanto ( [link] Lc 3,11 ). Piuttosto date in elemosina
quel che c'è dentro, e tutto sarà puro per voi ( [link] Lc
11,41 ). Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti
del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: Andatevene in pace, riscaldatevi e
saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? (
[link] Gc 2,15-16 ) [Cf [link] 1Gv
3,17 ].
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“Nelle sue molteplici forme - spogliamento materiale, ingiusta oppressione,
malattie fisiche e psichiche, e infine la morte - la miseria umana è il segno
evidente della naturale condizione di debolezza, in cui l'uomo si trova dopo il
primo peccato, e del suo bisogno di salvezza. E' per questo che essa ha
attirato la compassione di Cristo Salvatore, il quale ha voluto prenderla su di
sé, e identificarsi con "i più piccoli tra i fratelli". E' pure per
questo che gli oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza da
parte della Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado l'infedeltà di molti
dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a
liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono
sempre e dappertutto indispensabili” [Congregazione per la Dottrina della Fede,
Istr. Libertatis conscientia, 68].
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Fin dall'Antico Testamento tutte le varie disposizioni giuridiche (anno di
remissione, divieto di prestare denaro a interesse e di trattenere un pegno,
obbligo di dare la decima, di pagare ogni giorno il salario ai lavoratori
giornalieri, diritto di racimolare e spigolare) sono in consonanza con
l'esortazione del Deuteronomio: “I bisognosi non mancheranno mai nel paese;
perciò io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo
fratello povero e bisognoso nel tuo paese” ( [link] Dt 15,11
). Gesù fa sua questa parola: “I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non
sempre avete me” ( [link] Gv 12,8 ). Non vanifica con ciò la
parola veemente degli antichi profeti: comprano “con denaro gli indigenti e il
povero per un paio di sandali. . . ” ( [link] Am 8,6 ), ma ci
invita a riconoscere la sua presenza nei poveri che sono suoi fratelli: [Cf
[link] Mt 25,40 ]
Il
giorno in cui sua madre la rimproverò di accogliere in casa poveri e infermi,
santa Rosa da Lima senza esitare le disse: “Quando serviamo i poveri e i
malati, serviamo Gesù. Non dobbiamo lasciar mancare l'aiuto al nostro prossimo,
perché nei nostri fratelli serviamo Gesù” [P. Hansen, Vita mirabilis, Louvain
1668].
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