Articolo 1
LE ESPRESSIONI DELLA PREGHIERA
I. La preghiera
vocale
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Con la sua Parola Dio parla all'uomo. E la nostra preghiera prende corpo
mediante parole, mentali o vocali. Ma la cosa più importante è la presenza del
cuore a colui al quale parliamo nella preghiera. “Che la nostra preghiera sia
ascoltata dipende non dalla quantità delle parole, ma dal fervore delle nostre
anime” [San Giovanni Crisostomo, Eclogae ex diversis homiliis, 2: PG 63, 583A].
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La preghiera vocale è una componente indispensabile della vita cristiana. Ai
discepoli, attratti dalla preghiera silenziosa del loro Maestro, questi insegna
una preghiera vocale: il “Padre nostro”. Gesù non ha pregato soltanto con le
preghiere liturgiche della sinagoga; i Vangeli ce lo presentano mentre esprime
ad alta voce la sua preghiera personale, dalla esultante benedizione del Padre,
[Cf [link] Mt 11,25-26 ] fino all'angoscia del
Getsemani [Cf [link] Mc 14,36 ].
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Il bisogno di associare i sensi alla preghiera interiore risponde ad una
esigenza della natura umana. Siamo corpo e spirito, e quindi avvertiamo il
bisogno di tradurre esteriormente i nostri sentimenti. Dobbiamo pregare con
tutto il nostro essere per dare alla nostra supplica la maggior forza
possibile.
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Questo bisogno risponde anche ad una esigenza divina. Dio cerca adoratori in
Spirito e Verità, e, conseguentemente, la preghiera che sale viva dalle
profondità dell'anima. Vuole anche l'espressione esteriore che associa il corpo
alla preghiera interiore, affinché la preghiera gli renda l'omaggio perfetto di
tutto ciò a cui egli ha diritto.
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Essendo esteriore e così pienamente umana, la preghiera vocale è per eccellenza
la preghiera delle folle. Ma anche la più interiore delle preghiere non
saprebbe fare a meno della preghiera vocale. La preghiera diventa interiore
nella misura in cui prendiamo coscienza di colui “al quale parliamo” [Santa
Teresa di Gesù, Cammino di perfezione, 26]. Allora la preghiera vocale diventa
una prima forma della preghiera contemplativa.
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