II. Le vie che portano alla conoscenza
di Dio
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Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l'uomo che cerca
Dio scopre alcune “vie” per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate
“prove dell'esistenza di Dio”, non nel senso delle prove ricercate nel campo
delle scienze naturali, ma nel senso di “argomenti convergenti e convincenti”
che permettono di raggiungere vere certezze.
Queste
“vie” per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo
materiale e la persona umana.
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Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall'ordine
e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine
dell'universo.
San
Paolo riguardo ai pagani afferma “Ciò che di Dio si può conoscere è loro
manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del
mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con
l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e
divinità” ( [link] Rm 1,19-20) [Cf [link] At
14,15; [link] At 14,17;
[link] At 17,27-28; [link] Sap
13,1-9 ].
E
sant'Agostino: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell'aria
rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo... interroga
tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo
belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode ["confessio"].
Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno
che è bello ["Pulcher"] in modo immutabile?” [Sant'Agostino,
Sermones, 241, 2: PL 38, 1134].
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L' uomo: con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del
bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua
aspirazione all'infinito e alla felicità, l'uomo si interroga sull'esistenza di
Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale.
“Germe dell'eternità che porta in sé, irriducibile alla sola materia”, [Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 18; cf 14] la sua anima non può avere la
propria origine che in Dio solo.
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Il mondo e l'uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo
principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano all'Essere in sé, che non
ha né origine né fine. Così, attraverso queste diverse “vie”, l'uomo può
giungere alla conoscenza dell'esistenza di una realtà che è la causa prima e il
fine ultimo di tutto “e che tutti chiamano Dio” [San Tommaso d'Aquino, Summa
theologiae, I, 2, 3].
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L'uomo ha facoltà che lo rendono capace di conoscere l'esistenza di un Dio personale.
Ma perché l'uomo possa entrare nella sua intimità, Dio ha voluto rivelarsi a
lui e donargli la grazia di poter accogliere questa Rivelazione nella fede.
Tuttavia, le “prove” dell'esistenza di Dio possono disporre alla fede ed
aiutare a constatare che questa non si oppone alla ragione umana.
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