IV. Dacci oggi
il nostro pane quotidiano
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“ Dacci ”: è bella la fiducia dei figli che attendono tutto dal loro Padre.
Egli “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra
i giusti e sopra gli ingiusti” ( [link] Mt 5,45 ) e dà a
tutti i viventi “il cibo in tempo opportuno” ( [link] Sal
104,27 ). Gesù ci insegna questa domanda, che in realtà glorifica il
Padre nostro perché è il riconoscimento di quanto egli sia Buono al di là di
ogni bontà.
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“Dacci” è anche l'espressione dell'Alleanza: noi siamo suoi ed egli è nostro, è
per noi. Questo “noi” però lo riconosce anche come il Padre di tutti gli
uomini, e noi lo preghiamo per tutti, solidali con le loro necessità e le loro
sofferenze.
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“ Il nostro pane ”. Il Padre, che ci dona la vita, non può non darci il
nutrimento necessario per la vita, tutti i beni “convenienti”, materiali e
spirituali. Nel Discorso della montagna Gesù insiste su questa confidenza
filiale che coopera con la Provvidenza del Padre nostro [Cf
[link] Mt 6,25-34 ]. Egli non ci spinge alla
passività, [Cf [link] 2Ts 3,6-13 ] ma vuole liberarci
da ogni affanno e da ogni preoccupazione. Tale è l'abbandono filiale dei figli
di Dio:
A
chi cerca il Regno di Dio e la sua giustizia, egli promette di dare tutto in
aggiunta. In realtà, tutto appartiene a Dio e nulla manca all'uomo che possiede
Dio, se egli stesso non manca a Dio [San Cipriano di Cartagine, De oratione
dominica, 21: PL 4, 534A].
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Il fatto però che ci siano coloro che hanno fame per mancanza di pane, svela
un'altra profondità di questa domanda. Il dramma della fame nel mondo chiama i
cristiani che pregano in verità ad una responsabilità fattiva nei confronti dei
loro fratelli, sia nei loro comportamenti personali sia nella loro solidarietà
con la famiglia umana. Questa petizione della Preghiera del Signore non può
essere isolata dalle parabole del povero Lazzaro [Cf [link] Lc
16,19-31 ] e del giudizio finale [Cf [link] Mt
25,31-46 ].
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Come il lievito nella pasta, così la novità del Regno deve “fermentare” la
terra per mezzo dello Spirito di Cristo [Cf Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam
actuositatem, 5]. Deve rendersi evidente attraverso l'instaurarsi della
giustizia nelle relazioni personali e sociali, economiche e internazionali; né
va mai dimenticato che non ci sono strutture giuste senza uomini che vogliono
essere giusti.
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Si tratta del “nostro” pane, “uno” per “molti”. La povertà delle Beatitudini è
la virtù della condivisione: sollecita a mettere in comune e a condividere i
beni materiali e spirituali, non per costrizione, ma per amore, perché l'abbondanza
degli uni supplisca alla indigenza degli altri [Cf
[link] 2Cor 8,1-15 ].
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“Prega e lavora” [Cf San Benedetto, La Regola, 20; 48]. “Dobbiamo pregare come
se tutto dipendesse da Dio, e agire come se tutto dipendesse da noi”
[Attribuito a Sant'Ignazio di Loyola, citato in E. Bianco, Dizionario di
pensieri citabili,Torino 1990, 26]. Dopo aver eseguito il nostro lavoro, il
cibo resta un dono del Padre nostro; è giusto chiederglielo e di questo
rendergli grazie. Questo è il senso della benedizione della mensa in una
famiglia cristiana.
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Questa domanda e la responsabilità che comporta, valgono anche per un'altra
fame di cui gli uomini soffrono: “L'uomo non vive soltanto di pane, ma. . . di
quanto esce dalla bocca del Signore” ( [link] Dt 8,3 ), [Cf
[link] Mt 4,4 ] cioè della sua Parola e del suo Soffio. I
cristiani devono mobilitare tutto il loro impegno per “annunziare il Vangelo ai
poveri”. C'è una fame sulla terra, “non fame di pane, né sete di acqua, ma di
ascoltare la Parola di Dio” ( [link] Am 8,11 ). Perciò il
senso specificamente cristiano di questa quarta domanda riguarda il Pane di
Vita: la Parola di Dio da accogliere nella fede, il Corpo di Cristo ricevuto
nell'Eucaristia [Cf [link] Gv 6,26-58 ].
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“ Oggi ”. E' anch'essa un'espressione di fiducia. Ce la insegna il Signore; [Cf
[link] Mt 6,34; [link] Es 16,19 ] non
poteva inventarla la nostra presunzione. Poiché si tratta soprattutto della sua
Parola e del Corpo del Figlio suo, questo “oggi” non è soltanto quello del
nostro tempo mortale: è l'Oggi di Dio:
Se
ricevi il Pane ogni giorno, per te ogni giorno è oggi. Se oggi Cristo è tuo,
egli risorge per te ogni giorno. In che modo? “Tu sei mio Figlio, oggi Io ti ho
generato” ( [link] Sal 2,7 ). L'oggi è quando Cristo risorge
[Sant'Ambrogio, De sacramentis, 5, 26: PL 16, 453A].
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“ Quotidiano ” (di questo giorno e di ogni giorno). Questa parola, “épiousios”,
non è usata in nessun altro passo del Nuovo Testamento. Intesa nel suo
significato temporale, è una ripresa pedagogica di “oggi”, [Cf
[link] Es 16,19-21 ] per confermarci in una
confidenza “senza riserve”. Intesa in senso qualitativo, significa il
necessario per la vita e, in senso lato, ogni bene sufficiente per il
sostentamento [Cf [link] 1Tm 6,8 ]. Presa alla lettera
[piousios: “sovra-sostanziale”] la parola indica direttamente il Pane di Vita,
il Corpo di Cristo, “farmaco d'immortalità” [Sant'Ignazio di Antiochia,
Epistula ad Ephesios, 20, 2: PG 5, 661] senza il quale non abbiamo in noi la
Vita [Cf [link] Gv 6,53-56 ]. Infine, legato al
precedente, è evidente il senso celeste: “questo Giorno” è quello del Signore,
quello del Banchetto del Regno, anticipato nell'Eucaristia, che è già
pregustazione del Regno che viene. Per questo è bene che la Liturgia
eucaristica sia celebrata “ogni giorno”.
L'Eucaristia
è il nostro pane quotidiano. . . La virtù propria di questo nutrimento è quella
di produrre l'unità, affinché, resi Corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo
ciò che riceviamo. . . ma anche le letture che ascoltate ogni giorno in chiesa
sono pane quotidiano, e l'ascoltare e recitare inni è pane quotidiano. Questi
sono i sostegni necessari al nostro pellegrinaggio terreno [Sant'Agostino,
Sermones, 57, 7, 7: PL 38, 389].
Il
Padre del cielo ci esorta a chiedere come bambini del cielo il Pane del cielo
[Cf [link] Gv 6,51 ]. Cristo “egli stesso è il pane che,
seminato nella Vergine, lievitato nella carne, impastato nella Passione, cotto
nel forno del sepolcro, conservato nella chiesa, portato sugli altari,
somministra ogni giorno ai fedeli un alimento celeste” [San Pietro Crisologo,
Sermones, 71: PL 52, 402D].
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