V. Rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori
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Questa domanda è sorprendente. Se consistesse soltanto nel primo membro della
frase - “Rimetti a noi i nostri debiti” - potrebbe essere implicitamente
inclusa nelle prime tre domande della Preghiera del Signore, dal momento che il
sacrificio di Cristo è “per la remissione dei peccati”. Ma, secondo l'altro
membro della frase, la nostra domanda verrà esaudita solo a condizione che noi,
prima, abbiamo risposto ad un'esigenza. La nostra richiesta è rivolta verso il
futuro, la nostra risposta deve averla preceduta; una parola le collega:
“come”.
Rimetti
a noi i nostri debiti...
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Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una confidenza audace.
Implorando che il suo Nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere
sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non
cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda,
torniamo a lui, come il figlio prodigo, [Cf [link] Lc
15,11-32 ] e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il
pubblicano [Cf [link] Lc 18,13 ]. La nostra richiesta inizia
con una “confessione”, con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e
la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo,
“abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” ( [link] Col
1,14; [link] Ef 1,7 ). Il segno efficace ed
indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa [Cf
[link] Mt 26,28; [link] Gv 20,23 ].
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Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al
nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'Amore, come
il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se
non amiamo il fratello, la sorella che vediamo [Cf [link] 1Gv
4,20 ]. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre
sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile
all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il
nostro cuore è aperto alla sua grazia.
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Questa domanda è tanto importante che è la sola su cui il Signore torna
sviluppandola nel Discorso della montagna [Cf [link] Mt
6,14-15; [link] Mt 5,23-24;
[link] Mc 11,25 ]. All'uomo è impossibile soddisfare questa
cruciale esigenza del mistero dell'Alleanza. Ma “tutto è possibile a Dio”.
...
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
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Questo “come” non è unico nell'insegnamento di Gesù: “Siate perfetti
"come" è perfetto il Padre vostro celeste” ( [link] Mt
5,48 ); “Siate misericordiosi "come" è misericordioso il
Padre vostro”( [link] Lc 6,36 ); “Vi dò un comandamento
nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; "come" io vi ho amati, così
amatevi anche voi” ( [link] Gv 13,34 ). E' impossibile
osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello
divino dall'esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che
scaturisce “dalla profondità del cuore”, alla Santità, alla Misericordia,
all'Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, [Cf
[link] Gal 5,25 ] può fare “nostri” i medesimi sentimenti
che furono in Cristo Gesù [Cf [link] Fil 2,1;
[link] Fil 2,5 ]. Allora diventa possibile l'unità del
perdono, perdonarci “a vicenda "come" Dio ha perdonato” a noi “in
Cristo” ( [link] Ef 4,32 ).
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Così prendono vita le parole del Signore sul perdono, questo Amore che ama fino
alla fine [Cf [link] Gv 13,1 ]. La parabola del servo
spietato, che corona l'insegnamento del Signore sulla comunione ecclesiale, [Cf
[link] Mt 18,23-35 ] termina con queste parole:
“Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di
cuore al vostro fratello”. E' lì, infatti, “nella profondità del cuore ” che
tutto si lega e si scioglie. Non è in nostro potere non sentire più e
dimenticare l'offesa; ma il cuore che si offre allo Spirito Santo tramuta la
ferita in compassione e purifica la memoria trasformando l'offesa in
intercessione.
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La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici [Cf
[link] Mt 5,43-44 ]. Essa trasfigura il discepolo
configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera
cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in
sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che,
nel nostro mondo, l'amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi
rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale
della Riconciliazione [Cf [link] 2Cor 5,18-21 ]
dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro [Cf Giovanni Paolo
II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14].
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Non c'è né limite né misura a questo perdono essenzialmente divino [Cf
[link] Mt 18,21-22; [link] Lc
17,3-4 ]. Se si tratta di offese (di “peccati” secondo
[link] Lc 11,4 o di “debiti” secondo [link] Mt
6,12 ), in realtà noi siamo sempre debitori: “Non abbiate alcun debito
con nessuno, se non quello di un amore vicendevole” ( [link] Rm
13,8 ). La comunione della Santissima Trinità è la sorgente e il
criterio della verità di ogni relazione [Cf [link] 1Gv
3,19-24 ]. Essa è vissuta nella preghiera, specialmente
nell'Eucaristia: [ [link] Mt 5,23-24 ]
Dio
non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di
lasciare sull'altare l'offerta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro
fratelli. Dio vuole che ce lo riconciliamo con preghiere che salgono da cuori
pacificati. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la nostra
concordia, l'unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio e
nello Spirito Santo [Cf San Cipriano di Cartagine, De oratione dominica, 23: PL
4, 535C-536A].
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