III. La conoscenza di Dio secondo la
Chiesa
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“La santa Chiesa, nostra madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di
tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della
ragione umana partendo dalle cose create” [Concilio Vaticano I: Denz. -Schönm.,
3004; cf 3026; Conc. Ecum. Vat. II, Dei ]. Senza questa capacità, l'uomo non
potrebbe accogliere la Rivelazione di Dio. L'uomo ha questa capacità perché è
creato “a immagine di Dio” [Cf [link] Gen 1,27 ].
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Tuttavia, nelle condizioni storiche in cui si trova, l'uomo incontra molte
difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione.
Infatti,
sebbene la ragione umana, per dirla semplicemente, con le sole sue forze e la
sua luce naturale possa realmente pervenire ad una conoscenza vera e certa di
un Dio personale, il quale con la sua Provvidenza si prende cura del mondo e lo
governa, come pure di una legge naturale inscritta dal Creatore nelle nostre
anime, tuttavia la stessa ragione incontra non poche difficoltà ad usare
efficacemente e con frutto questa sua capacità naturale. Infatti le verità che
concernono Dio e riguardano i rapporti che intercorrono tra gli uomini e Dio,
trascendono assolutamente l'ordine delle cose sensibili, e, quando devono
tradursi in azioni e informare la vita, esigono devoto assenso e la rinuncia a
se stessi. Lo spirito umano, infatti, nella ricerca intorno a tali verità,
viene a trovarsi in difficoltà sotto l'influsso dei sensi e della immaginazione
ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale. Da ciò
consegue che gli uomini facilmente si persuadono, in tali argomenti, che è
falso o quanto meno dubbio ciò che essi non vorrebbero che fosse vero” [Pio
XII, Lett. enc. Humani generis: Denz. -Schönm., 3875].
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Per questo l'uomo ha bisogno di essere illuminato dalla Rivelazione di Dio, non
solamente su ciò che supera la sua comprensione, ma anche sulle “verità
religiose e morali che, di per sé, non sono inaccessibili alla ragione,
affinché nella presente condizione del genere umano possano essere conosciute
da tutti senza difficoltà, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore” [Pio
XII, Lett. enc. Humani generis: Denz. -Schönm., 3875].
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