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San Marco d'Efeso
Lettera Encicl. di S. Marco d'Efeso

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6.           Quale atteggiamento allora adottare, mi si domanderà verso i Grecolatini metà fichi e metà uva, che da buoni amatori delle soluzioni intermedie , dividono in tre categorie i dogmi e i riti dei latini e cioè quelli che approvano apertamente e senza riserve, quelli che approvano, ma senza adottarli e quelli che disapprovano totalmente?

 

            Fuggiteli! Fuggiteli come serpenti, come gente che fa commercio del Cristo, all'ingrosso e al dettaglio, o peggio ancora. Essi sono di quelli che, secondo il divino Apostolo, fanno della pietà una fonte di guadagno, e di cui dice ancora: "Fuggi questa genia" (cfr. I Tim. 6,5 e 6,11) perchè non è per istruirsi, ma per riempirsi le tasche che sono passati al nemico. Ora che c'è in comune tra la luce e le tenebre? Quale accordo ci può essere tra il Cristo e Belial? O quale alleanza del fedele con l'infedele?" (cfr. 2 Cor. 6,14-15).

           

            Ecco i fatti: noi, con San Giovanni Damasceno e tutti i Padri senza eccezione alcuna, diciamo che lo spirito non procede dal Figlio;  essi con i Latini, dicono che lo Spirito procede dal Figlio.

 

            Noi, con il divino Dionigi, diciamo che il Padre è la sola sorgente della Divinità sopraessenziale; essi, con i Latini, dicono che anche il Figlio è sorgente dello Spirito Santo, espellendo di conseguenza quest'ultimo fuori dalla Divinità.

 

            Noi, con San Gregorio il Teologo, distinguiamo il Padre dal Figlio per la causalità; essi, con i Latini, li uniscono con la causalità.

 

            Noi, con il venerabile Massimo, i Romani della sua epoca e i Padri occidentali, non facciamo del Figlio la causa dello Spirito; essi dichiarano che il Figlio, secondo i Greci, è "causa", secondo i Latini, "principio" dello Spirito, in questa loro Dichiarazione di Merda che è giusto decorare con questo appellativo dato che l'hanno firmata mentre se la facevano sotto dalla paura.

 

            Noi, con Giustino, filosofo e martire, diciamo che lo Spirito esce dal Padre, come il Figlio esce dal Padre; essi, con i Latini, dicono che il Figlio esce non mediatamente, e invece lo Spirito, mediatamente dal Padre.

 

            Noi, con san Giovanni Damasceno e tutti i Padri senza eccezione, confessiamo di ingnorare in che cosa differiscano i termini generazione e processione; essi, con Tommaso e i Latini, dicono che i due termini differiscono per il mediato e il non mediato.

 

            Noi diciamo, seguendo i Padri, che la volontà e l'energia della natura divina ed increata, sono increate; essi, con i Latini e Tommaso, dicono che la volontà e l'essenza sono la stessa cosa e che l'energia divina è creata, anche se riceve il nome di divinità, di luce divina e immateriale, di Spirito Santo e tutti gli altri simili nomi; così elevano le creature deboli al rango di divinità creata, di luce divina creata, di Spirito Santo creato!

 

            Noi affermiamo che i santi godono già del Regno che è stato loro preparato, e dei beni indicibili, i peccatori sono già caduti nella geenna, ma che gli uni come gli altri attendono il loro rispettivo destino che appartiene ai tempi dopo la resurrezione e il Giudizio; essi, con i Latini, vogliono che gli uni godano già, subito dopo la morte, di ciò di cui sono degni; per coloro che sono tra i due, e cioè che sono morti senza aver finito di fare penitenza, essi hanno inventato un fuoco purgatorio, diverso da quello della geenna, al quale essi affidano i loro defunti affinchè, essi dicono, una volta purificate le loro anime da questo fuoco, dopo la morte, trovino anch'essi posto nel Regno con i giusti; dottrina questa che è stata anche consegnara nella loro Definizione di Fede.

 

            Noi, fedeli ai canoni che gli Apostoli hanno fissato, aborriamo il pane azzimo dei Giudei; essi dichiarano nella stessa Definizione che il sacrificio che i Latini consacrano nella loro liturgia, è il corpo di Cristo.

 

            Noi diciamo che il semplice fatto di aver aggiunto qualcosa al simbolo della fede, è illeggittimo, anticanonico e antipatristico; essi lo definiscono come un atto leggittimo e ben fondato, tanto essi sanno accordarsi con se stessi e con la verità!

 

            Noi consideriamo il papa come un patriarca tra gli altri, e ciò naturalmente se è ortodosso; essi lo proclamano molto pomposamente vicario del Cristo e padre e dottore di tutti i Cristiani. Possano essere più "felici" del loro padre (il papa Felice n.d.t.) se gli rassomigliano quanto al resto! Perchè è sfortunato e non felice con questo antipapa chi lo rode continuamente e i nostri uomini non hanno voglia di imitare il loro padre e dottore!

 




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