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Commissione Episcopale per la Liturgia - CEI
Adeguamento delle chiese secondo la riforma liturg.

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  • II. - L'adeguamento degli spazi celebrativi
    • A. L'adeguamento degli spazi per la celebrazione dell'Eucaristia
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A. L'adeguamento degli spazi per la celebrazione dell'Eucaristia
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15. L'aula dell'assemblea

L'adeguamento degli spazi per la celebrazione dell'Eucaristia 16 è stato il primo problema ad essere affrontato dalle nostre comunità nell'immediato periodo post-conciliare ed è stato spesso risolto mediante interventi evidenti come la rimozione delle balaustre e la collocazione di nuovi altari dichiaratamente provvisori ma comunque tali da consentire di celebrare rivolti al popolo. La questione, in realtà, presenta una notevole articolazione, richiedendo di intervenire simultaneamente su molti elementi e in situazioni molto diversificate. Ne tratteremo, ora, adottando lo stesso ordine degli argomenti seguito nel documento riguardante la progettazione di nuove chiese 17: ciò consentirà le opportune e necessarie integrazioni 18.
L'adeguamento dell'aula della chiesa, comprendente navata, presbiterio, area battesimale, area penitenziale, 19 deve tenere conto che l'aula stessa è riservata all'assemblea; che di essa fanno parte integrante e ad essa convergono spazi e luoghi complementari; e, infine, che l'aula deve essere articolata in modo tale che l'altare ne costituisca il punto principale di riferimento. La centralità dell'altare non va però intesa in senso letterale e statico, ma sacramentale 20 e dinamico, e quindi l'altare non va collocato nel centro geometrico dell'aula, ma in uno dei suoi punti spazialmente eminenti.
La disposizione longitudinale dell'assemblea, che è la più diffusa, non richiede necessariamente di essere modificata. Si possono tuttavia ricercare sistemazioni in cui l'assemblea venga disposta attorno all'altare, quando l'articolazione planimetrica e spaziale dell'aula lo consente.
Nello studio dell'adeguamento liturgico dell'aula devono comunque essere adottati opportuni accorgimenti in grado di favorire la formazione di un'assemblea unitaria - priva di divisioni al suo interno - e la partecipazione attiva di tutti i fedeli all'azione liturgica. È assai opportuno, inoltre, disporre i banchi e le sedie in modo tale da facilitare i movimenti processionali e gli spostamenti dei fedeli previsti dalle celebrazioni, specialmente da quella eucaristica. Devono essere curate anche la diffusione sonora della voce, una idonea illuminazione e tutto ciò che concorre a creare un'atmosfera nobile, accogliente e festosa.


16. Il presbiterio

Il progetto di adeguamento del presbiterio ha un duplice scopo: consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre "luoghi" eminenti del presbiterio stesso che sono l'altare, l'ambone e la sede del presidente 21.
Le soluzioni a cui ricorrere, si possono ridurre alle seguenti:
a) integrazione del nuovo presbiterio con l'esistente: quello nuovo viene inserito nel precedente, integrando elementi dell'uno e dell'altro;
b) sostituzione del presbiterio esistente: di esso si conserva solo lo spazio architettonico che viene occupato con i nuovi elementi: altare, ambone, sede presidenziale;
c) progetto di un nuovo presbiterio separato da quello preesistente: è la soluzione adottata nei casi in cui il presbiterio esistente risulti immodificabile.

Nel caso di presbiteri di dimensioni contenute o ridotte, é opportuno prevedere un adeguato ampliamento dell'area presbiteriale per consentire una conveniente sistemazione dei "luoghi" celebrativi e un agevole svolgimento dei riti, compreso quello della concelebrazione eucaristica.
Qualora risulti impossibile collocare nel presbiterio un altare, un ambone o una sede del presidente fissi o "inamovibili", si può far ricorso a elementi non fissi o "mobili" accuratamente progettati e definitivi 22.
All'interno del presbiterio è opportuno prevedere la collocazione di sedi per i ministri e anche una credenza mobile o una mensola di servizio 23.
Poiché l'adeguamento liturgico del presbiterio può incontrare ostacolo nella presenza delle balaustre, non deve essere esclusa, soprattutto per le chiese parrocchiali, l'eventualità o la necessità della loro rimozione.
Le balaustre eventualmente rimosse devono essere conservate con cura, non alienate, e, se del caso, restaurate e collocate opportunamente, evitandone comunque la destinazione ad altri usi.
Nell'adeguare il presbiterio, si deve considerare anche il complesso iconografico, del quale è parte eminente la croce che, posta sopra l'altare o accanto ad esso, sia ben visibile allo sguardo 24.


17. L'altare

L'altare nell'assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma è il segno della presenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale che i1 Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità 25. Per questo è necessario che l'altare sia visibile da tutti, affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed è ovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poter essere il centro visibile al quale la comunità riunita si rivolge.
La sua collocazione è di fondamentale importanza per il corretto svolgimento dell'azione liturgica e deve essere tale da assicurare senso pieno alla celebrazione.
La conformazione e la collocazione dell'altare devono rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo 26 e devono consentire di girarvi intorno e di compiere agevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti.
Se l'altare esistente soddisfa alle esigenze appena indicate, lo si valorizzi e lo si usi. In caso contrario occorre procedere alla progettazione di un nuovo altare possibilmente fisso e, comunque, definitivo.
La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere differenti da quelle dell'altare preesistente, evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del convito pasquale, in conformità con la tradizione, la mensa del nuovo altare 27 dovrebbe essere preferibilmente di pietra naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti. Per non compromettere la evidenza e la centralità dell'altare non è ammesso l'uso di materiali trasparenti.
Nel caso in cui l'altare preesistente venisse conservato, si eviti di coprire la sua mensa con la tovaglia e lo si adorni molto sobriamente, in modo da lasciare nella dovuta evidenza la mensa dell'unico altare per la celebrazione 28.
Qualora non sia possibile erigere un nuovo altare fisso, si studi comunque la realizzazione di un altare definitivo, anche se non fisso (cioè amovibile) 29.
Si ritiene anche opportuna la rimozione delle reliquie presenti nell'altare preesistente, poiché solo a quello nuovo - di fatto l'unico riconosciuto come centro della celebrazione - spetta la prerogativa della dedicazione rituale 30.


18. L'ambone

L'ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamata la Parola di Dio 31. La sua forma sia correlata a quella dell'altare, il cui primato deve comunque essere rispettato. L'ambone deve essere una nobile, stabile ed elevata tribuna, non un semplice leggio mobile; accanto ad esso è conveniente situare il candelabro per il cero pasquale, che vi rimane durante il tempo liturgico opportuno.
L'ambone va collocato in prossimità dell'assemblea, in modo da costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata; è bene che non sia posto in asse con l'altare e la sede, per rispettare la specifica funzione di ciascun segno 32.
Se in una chiesa di importanza storica è presente un ambone o un pulpito monumentale, si raccomanda di inserirlo nel progetto di adeguamento in modo da utilizzarlo normalmente o almeno in coincidenza con grandi assemblee o in occasioni solenni, in cui si valorizzano più ampiamente i ministeri a servizio della Parola.


19. La sede del presidente

La sede è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui che guida l'assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo, Capo e Pastore, e nella persona della Chiesa, suo Corpo 33.
Per la sua collocazione, essa deve essere ben visibile da tutti e in diretta comunicazione con l'assemblea, in modo da favorire la guida della preghiera, il dialogo e l'animazione 34.
La sede del presidente é unica e non abbia forma di trono; possibilmente, non sia collocata né a ridosso dell'altare preesistente, né davanti a quello in uso, ma in uno spazio proprio e adatto.
In ogni chiesa cattedrale, dove risulta possibile, si proceda all'adeguamento della cattedra episcopale e, inoltre, sia prevista una sede per il presidente non vescovo 35.
Nelle chiese cattedrali, monastiche, conventuali e in tutte quelle in cui vi sono frequenti concelebrazioni, si prevedano adeguate sedi per i concelebranti.
Ove possibile, è bene prevedere opportune sedi per gli altri ministri liturgici e per i ministranti distinte da quelle del presidente e dei concelebranti.


20. La custodia eucaristica

Nella maggior parte delle nostre chiese, per note ragioni storiche, l'elemento centrale - dominante sullo stesso altare - è stato, per circa quattro secoli, il tabernacolo eucaristico. L'adeguamento liturgico delle chiese esistenti, mirante a esaltare il primato della celebrazione eucaristica e quindi la centralità dell'altare, deve riconoscere anche la funzione specifica della riserva eucaristica. Si ritiene necessario, perciò, che, in occasione dell'intervento di adeguamento sia dedicata una particolare cura al "luogo" e alle caratteristiche della riserva eucaristica
Tale intervento richiede grande attenzione anche dal punto di vista educativo. È noto, infatti, quanto il culto per la Santissima Eucaristia abbia inciso nella formazione spirituale del popolo cristiano e quanto l'idea stessa dell'edificio di una chiesa cattolica sia associata alla presenza in essa del tabernacolo. Al fine di educare i fedeli a cogliere il significato di centralità della celebrazione eucaristica, i rapporti tra la celebrazione e la conservazione dell'Eucaristia e le ragioni di questa conservazione, si ritiene necessario che, in occasione del progetto di adeguamento, tali argomenti vengano opportunamente approfonditi in sede di catechesi al popolo.
Anche la localizzazione e l'eventuale realizzazione di una nuova custodia eucaristica devono essere parte integrante del progetto globale di adeguamento liturgico e dovranno tener conto di una sua facile individuazione, di un accesso diretto, di un ambiente raccolto e favorevole all'adorazione personale.
In ogni caso si ricordi che in ciascuna chiesa il tabernacolo per la riserva eucaristica deve essere unico e che l'altare della celebrazione non può ospitare la custodia eucaristica 36.
La collocazione tradizionale della custodia eucaristica sull'asse principale della chiesa, in posizione dominante, alle spalle dell'altare nuovo può in taluni casi attenuare la percezione della centralità dell'altare e, data la distanza dai fedeli, rischia di non favorire la preghiera privata e l'adorazione personale.
La soluzione vivamente raccomandata per la collocazione della riserva eucaristica è una cappella apposita 37, facilmente identificabile e accessibile, assai dignitosa e adatta per la preghiera e per l'adorazione. In essa sarà ospitato il tabernacolo che, tuttavia, non deve essere mai posto sulla mensa di un altare, ma piuttosto collocato a muro, su colonna o su mensola.
In alternativa alla cappella eucaristica, può considerarsi accettabile una soluzione che individui uno spazio all'interno dell'aula (ad esempio, una cappella laterale capiente), da adattare con dignità, decoro e funzionalità alla preghiera e all'adorazione, e da evidenziare opportunamente.


21. Il posto del coro e dell'organo

Il coro è parte integrante dell'assemblea e deve essere collocato nell'aula, tra il presbiterio e l'assemblea; in ogni caso la posizione del coro deve essere tale da consentire ai suoi membri di partecipare alle azioni liturgiche e di guidare il canto dell'assemblea 38. È bene prevedere anche un luogo specifico per l'animatore del canto dell'assemblea.
Per un miglior rispetto dei ruoli celebrativi, è bene che il coro non si collochi alle spalle del celebrante presidente, né sui gradini dell'altare antico.
Nelle chiese in cui esiste una "cantoria" di interesse storico e artistico, collocata in controfacciata o sui lati del presbiterio, essa va conservata e restaurata con la massima cura, anche se di norma non risulta idonea al servizio del coro.
Gli organi monumentali di interesse storico, specialmente quelli a trasmissione meccanica, vanno conservati, restaurati con ogni cura e utilizzati con competenza a servizio delle celebrazioni liturgiche.
Il problema della distanza dell'organista dal coro e dal direttore può essere risolto facendo ricorso ad opportuni accorgimenti tecnici, quali ad esempio un sistema di specchi, una telecamera a circuito chiuso, ecc.
Laddove risulti utile, si può ricorrere a un secondo organo di minori dimensioni, collocato in posizione utile al coro e all'assemblea, non in sostituzione ma ad integrazione dell'organo monumentale.
Nella scelta di nuovi organi a canne, laddove è possibile, si preferiscano gli strumenti a trasmissione meccanica. Anche in questo caso, il criterio determinante per la collocazione è quello del servizio al canto liturgico dell'assemblea e del coro.


22. Gli stalli del coro

I cori lignei esistenti, specialmente nelle chiese collegiate e monastiche, siano conservati e utilizzati convenientemente. I cori lignei di rilevante valore siano restaurati e usati in conformità con la loro destinazione e compatibilmente con il loro stato di conservazione.


23. La cappella feriale

Nelle chiese di medie e grandi dimensioni, nel progetto di adeguamento é opportuno prevedere uno spazio per le celebrazioni feriali ed eventualmente per quelle invernali, distinto dall'aula principale e dotato di tutti gli elementi necessari alla celebrazione stessa 39. Tale spazio, se adeguatamente allestito, può essere anche utilizzato come cappella per la conservazione della custodia eucaristica.


24. Gli arredi e le suppellettili

Nei progetti di adeguamento liturgico vanno inseriti anche gli arredi e le suppellettili 40, che devono essere caratterizzati da dignità, semplicità, nobile bellezza, verità delle cose e debita pulizia 41.
Gli orientamenti di base in proposito si possono ridurre ai seguenti:
a) gli arredi mobili e le suppellettili esistenti vanno conservati, restaurati e usati, compatibilmente con il loro stato di conservazione e con la loro rispondenza alle necessità attuali;
b) gli arredi mobili e le suppellettili non più utilizzabili vanno conservati con grande cura in sacrestia o in un deposito adiacente ad essa;
c) per quanto riguarda i vasi sacri, se ne curi la tutela e se ne faccia un uso conveniente;
d) la progettazione di nuovi arredi deve porsi l'obiettivo di realizzare elementi idonei per qualità formali e adatti al servizio che sono destinati a svolgere;
e) nella scelta di nuovi arredi e di nuove suppellettili deve essere rispettato il criterio della autenticità delle forme, della destinazione d'uso e dei materiali, evitando ad esempio le imitazioni della pietra, del legno e della cera 42;
f) per quanto concerne la collocazione dell'arredo floreale, é opportuno tenerne conto nella redazione dei progetti di adeguamento liturgico, data la rilevanza che tale arredo può assumere nella decorazione dell'altare e degli altri luoghi della chiesa.





16 Cfr. PNMR, nn. 255-288, 311-312.



17 Cfr. PNC, n. 7 e ss.



18 Nel trattare degli elementi e degli spazi per la celebrazione eucaristica si prenderanno in considerazione elementi e luoghi che, pur interessando eminentemente la celebrazione dell'Eucaristia, sono coinvolti anche dalla celebrazione di altri sacramenti.



19 Cfr. PNMR, n. 257; vedi anche PNC, n. 7.



20 Cfr. BODCA, n. 155.159; PNMR, n. 259.



21 Cfr. PNMR, n. 258; vedi anche PNC, nn. 8-10.



22 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.



23 Cfr. PNMR, n. 270.



24 Cfr. PNMR, n. 270.



25 Cfr. PNMR, n. 259; BODCA, nn. 152-162; vedi anche PNC, n. 8.



26 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14; BODCA, n. 159; PNMR, n. 269.



27 Cfr. PNMR, n. 263.



28 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.



29 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.



30 Cfr. BODCA, n. 162.



31 Cfr. PNMR, n. 272; vedi anche PNC, n. 9.



32 Cfr. LDF, n. 32-34.



33 Cfr. 'Prenotanda al Rito dell'Ordinazione', nn. 1-10; vedi anche PNC, n.10.



34 Cfr. PNMR, n. 271; vedi anche Precis. C.E.I., n. 15; PNC, n. 10.



35 Cfr. CE, n. 47.



36 Cfr. PNMR, n. 277; vedi anche PNC, n. 13.



37 Cfr. PNMR, n. 276; CDC, can. 938, § 2.



38 Cfr. PNMR, n. 274-275; vedi anche PNC, n. 15.



39 Cfr. PNC, n. 17.



40 Cfr. PNC, n. 18.



41 Cfr. PNMR, nn. 279-280.287-288.311-312.



42 Cfr. PNC, n. 18.






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