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Commissione Episcopale per la Liturgia - CEI
Adeguamento delle chiese secondo la riforma liturg.

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  • II. - L'adeguamento degli spazi celebrativi
    • E. L'adeguamento del programma iconografico, devozionale e decorativo
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E. L'adeguamento del programma iconografico, devozionale e decorativo


36. Il significato del patrimonio iconografico e devozionale

Le chiese, nella loro quasi totalità, sono dotate di un vasto patrimonio iconografico (dipinti su tavola e su tela, affreschi, mosaici, sculture, vetrate) e decorativo, comunque interessante dal punto di vista storico e spirituale, talvolta anche di grande valore artistico.
In genere, nelle chiese antiche viene sviluppato un programma iconografico preciso, unitario e organico, che caratterizza lo spazio in modo che l'assemblea si senta più facilmente coinvolta nel mistero che viene celebrato. In questo caso il programma iconografico, cioè, svolge funzione "mistagogica". In altre chiese il patrimonio iconografico presenta carattere narrativo sintonizzato con il senso dei misteri celebrati dalla liturgia. Tali programmi iconografici non si sono sempre conservati nella loro integrità sia a causa del degrado inevitabile dovuto al trascorrere del tempo, sia per interventi distruttivi o sostitutivi dovuti a nuove esigenze cultuali o pratiche.
L'apparato iconografico delle chiese più recenti costituisce spesso il risultato di interventi occasionali caratterizzati in prevalenza in senso devozionale; per lo più, tale apparato non costituisce un vero programma iconografico, risulta spesso sovrabbondante, non coordinato con la liturgia e disarmonico rispetto ad essa.
In forme diverse, inoltre, le chiese sono caratterizzate dalla presenza di uno specifico apparato decorativo che talora, ma non necessariamente, si connette con l'apparato iconografico.


37. Criteri generali per l'adeguamento

Il progetto di adeguamento delle chiese alla riforma liturgica deve coinvolgere anche l'apparato iconografico e decorativo 57. Entrambi meritano di essere attentamente studiati, valutati e ripensati in stretta relazione con la chiesa, nel suo complesso unitario e in relazione con la specificità degli spazi liturgici ai quali essi fanno riferimento.
I criteri di carattere liturgico da tenere presenti in questo caso sono:
a) il recupero e il rispetto del primato della liturgia in modo che la disposizione delle immagini "non distolga l'attenzione dei fedeli dalla celebrazione" 58;
b) il corretto uso delle immagini in modo che il loro "numero non sia eccessivo" e che "di un medesimo santo non vi sia che una sola immagine" 59;
c) l'esigenza della tutela, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio che il culto e la pietà tramandano nel tempo.
Alla ricerca del giusto equilibrio tra queste esigenze, si procederà con grande responsabilità e rispetto nei riguardi di un patrimonio che testimonia una lunga fase della vita della Chiesa e permea tuttora la mentalità di gran parte del popolo credente. Si dovranno evitare gli estremi della conservazione ad oltranza e della trasformazione drastica e indiscriminata.
Per quanto riguarda l'apparato decorativo, poi, dal momento che esso, normalmente, non interferisce con l'attuazione della riforma liturgica, come regola generale, si procuri di conservarlo, restaurandolo accuratamente.
Nei casi previsti 60, un motivato rigore può esigere che dipinti o sculture di qualità troppo modesta o del tutto estranei al contesto della chiesa, vengano collocati e conservati in altri ambienti non destinati al culto.


38. La situazione più frequente

Le situazioni che si presentano con maggiore frequenza nell'adeguamento dell'apparato iconografico si possono ridurre a quattro.
Nelle chiese dotate di abbondante apparato iconografico sarà opportuno usare un grande senso critico per verificare la convenienza di un suo riordino. Vi è da distinguere tra quanto è dovuto al gusto personale o comunitario o alla tendenza del momento e le effettive esigenze connesse con la complessiva riforma della liturgia. La situazione nella quale si intende intervenire, merita di essere analizzata con grande attenzione, prima di procedere a qualunque intervento.
I problemi che chiedono una soluzione nel progetto di adeguamento riguardano, di solito: la impropria collocazione di immagini, ad esempio la presenza di sculture sopra il tabernacolo eucaristico; la sovrapposizione di immagini, come nel caso in cui una immagine o una scultura devozionale sia stata collocata davanti a una pala d'altare; il numero eccessivo o la ripetizione di immagini, come ad esempio capita in molte cappelle devozionali nelle quali si accalcano immagini di tipo disparato ma prive di coerenza devozionale, artistica e dimensionale.
Di fronte a tali situazioni è bene cercare caso per caso la soluzione più idonea, come ad esempio una coerente collocazione nell'ambito della chiesa, una migliore evidenza conferita a opere che l'avessero persa o che comunque la meritassero, la conservazione dell'opera nel deposito annesso alla sacrestia o nel museo parrocchiale.
Nel delineare il progetto di adeguamento si abbia grande rispetto nei riguardi di programmi iconografici esistenti e di opere la cui collocazione sia documentata.


39. Chiese prive di immagini

Per le chiese costruite negli ultimi decenni e prive di apparato iconografico e decorativo, si verifichi la possibilità di dotarle delle immagini consuete nelle chiese cattoliche, come ad esempio, oltre la croce, l'immagine della Beata Vergine Maria, del santo patrono o del mistero al quale la chiesa è dedicata.


40. Programmi iconografici incompleti

Nelle chiese nelle quali, a seguito di distruzione o danneggiamento o furto di un'immagine, il programma iconografico risultasse incompleto, è opportuno pensare a completarlo o collocando al posto di quella perduta un'opera con caratteristiche analoghe, proveniente da altre chiese o dai depositi dei musei, oppure commissionando a un artista di provata capacità una nuova opera.


41. Nuove opere d'arte

Non è raro il caso in cui si ritenga opportuno inserire in una chiesa una nuova opera d'arte (ad esempio una nuova vetrata, una nuova porta, un dipinto o altro ancora). In tale caso, anche se l'opera venisse donata, si pone in via prioritaria la necessità di verificarne la effettiva utilità e l'opportunità di inserimento, tenendo conto degli aspetti pastorali, liturgici e artistici che la concreta situazione presenta. Per questo il committente, con l'aiuto del progettista e degli organismi responsabili di Curia, dovrà procedere alla definizione di massima del programma iconografico, artistico ed economico dell'opera e all'individuazione di un artista davvero qualificato. All'artista si dovrà conferire l'incarico unitamente al programma iconografico e al piano di spesa, seguendo le modalità di cui si dirà più avanti a proposito del progetto 61. L'opera sarà realizzata solo dopo avere ottenuto le regolari autorizzazioni canoniche e, quando sono richieste, anche quelle civili.


42. L'arredamento

Il patrimonio delle chiese è costituito anche da una notevole quantità di suppellettili, arredi (ad esempio candelieri) e paramenti, la cui presenza rischia di essere interpretata più in chiave decorativa che funzionale. Il gusto attuale per la semplicità non deve far disperdere tale patrimonio, né confinarlo necessariamente nel deposito parrocchiale. Per quanto possibile, tale patrimonio venga costantemente e periodicamente usato, in particolare per dare rilievo alle diverse solennità per le quali, forse, era stato originariamente realizzato. Anche se, al momento, tale patrimonio di arredi non fosse più usato, lo si conservi, non lo si alieni e, se necessario, lo si restauri 62.


43. Le reliquie e i reliquiari

Nelle nostre chiese, fino a pochi anni fa, si faceva uso frequente, specialmente in occasioni di manifestazioni devozionali, di una grande varietà di reliquiari. Poiché tale uso va cambiando e i reliquiari sono in condizione di grave rischio, si raccomanda vivamente che i reliquiari e le eventuali reliquie prive di reliquiario in dotazione alla chiesa o consegnate dai fedeli vengano conservate con la massima cura nelle sacrestie in appositi e sicuri armadi o nel deposito ben ordinato adiacente alla sacrestia.


44. Il museo e la chiesa

In occasione del progetto di adeguamento liturgico delle chiese, dall'esame della situazione esistente, può emergere l'opportunità di valorizzare meglio le opere d'arte e di artigianato, in modo che siano adeguatamente fruibili dai visitatori.
Le chiese, essendo destinate al culto, sono dimore vive per una comunità vivente: non sono quindi dei musei. Tuttavia alcune di esse, per l'evidente importanza artistica e storica, vengono considerate alla stregua di veri e propri musei. In questi casi, per facilitare una giusta fruizione del patrimonio storico e artistico, siano predisposte le opportune misure che consentano la generosa e intelligente 63 accoglienza dei visitatori, come ad esempio adeguati orari per la visita, sussidi a stampa o di altro genere, illuminazione adatta delle opere, guide, custodi, ecc.. Si abbia cura però di evidenziare sempre il permanente significato religioso degli edifici e delle opere, salvaguardando la primaria destinazione al culto delle chiese stesse e garantendone la tutela.
In alcune situazioni, con i dipinti, le sculture, le suppellettili, gli arredi, i paramenti, gli apparati processionali, le vesti e le insegne delle confraternite non più usati abitualmente, le nostre chiese sono in grado anche di dare vita a musei o, più realisticamente, a depositi parrocchiali o interparrocchiali. In situazioni particolari, per far fronte a urgenti esigenze di tutela o di conservazione, si valuti l'opportunità di depositare alcune opere d'arte nel Museo diocesano. Tali ipotesi vengano attentamente valutate e realizzate nel rispetto delle norme civili e canoniche vigenti 64.




57 Cfr. PNC, n. 16.



58 Cfr. PNMR, n. 278.



59 Cfr. PNMR, n. 278.



60 Cfr. SC, n.124.



61 Cfr. BCCI, n. 41.



62 Cfr. BCCI, nn. 28-29.



63 Cfr BCCI, n. 39.



64 Cfr. BCCI, n. 20.






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