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Consiglio Episcopale Permanente - CEI
Iniziazione cristiana

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Premessa

La situazione italiana, al finire di questo secolo, sotto il profilo socio-culturale e, di riflesso, anche sotto quello religioso, ha conosciuto profonde trasformazioni che richiedono da parte della Chiesa continua attenzione, per offrire una chiara risposta all'ansia di salvezza presente in ampi strati della popolazione. In un clima culturale profondamente segnato dal "pervasivo fenomeno del secolarismo" 1 e da un diffuso pluralismo, anche religioso, riemergono oggi molte domande di senso e il bisogno del sacro e, sempre più frequentemente, persone fuori della Chiesa o non pienamente inserite in essa sentono l'istanza di un cammino di ricerca nella fede.
Volendo venire incontro a queste esigenze, nella prospettiva aperta dall'impegno per una "nuova evangelizzazione", riteniamo opportuno offrire alle Chiese che sono in Italia un progetto che indichi contenuti, finalità e modalità di un itinerario "iniziatico", per condurre l'uomo a diventare cristiano maturo, cioè membro cosciente e attivo della Chiesa. Lo facciamo attingendo ai dati della divina rivelazione e della genuina tradizione ecclesiale e con lo sguardo attento alla situazione italiana, che, pur diversificata nelle singole Chiese, presenta alcune costanti che richiedono un profondo cambiamento dell'azione pastorale.
Il progetto si propone di tracciare un percorso - che si prevede lungo e impegnativo - in tre tappe, nelle quali siano affrontate altrettante situazioni particolari:

- anzitutto quella di persone adulte, superiori cioè ai 14 anni (secondo il 'Codice di diritto canonico'), che non hanno ricevuto il Battesimo e domandano i sacramenti dell'iniziazione cristiana per entrare nella Chiesa;
- quella di fanciulli e ragazzi (7-14 anni) che chiedono di essere iniziati al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa, attraverso gli stessi sacramenti;
- quella, infine, di coloro che, dopo aver ricevuto il Battesimo, non sufficientemente evangelizzati, hanno abbandonato la pratica religiosa e ora desiderano risvegliare la fede ricevuta e vivere l'esperienza cristiana in maniera più consapevole e operosa.

A queste tre situazioni ha già dato risposta il 'Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti' pubblicato a norma dei decreti del concilio Vaticano II il 6 gennaio 1972, la cui versione italiana apparve in data 30 gennaio 1978. La recezione-attuazione di questo testo, tuttavia, è stata purtroppo disattesa, per diversi motivi, nelle nostre Chiese, o accolta solo parzialmente e in casi particolari. D'altra parte le indicazioni e i contenuti catechetico-liturgici presenti nel 'Rito' richiedono un adattamento che tenga conto delle diverse situazioni, esigenze e possibilità delle Chiese che sono in Italia. Oltre tutto si tratta di uno degli adempimenti che la nuova legislazione canonica affida alle Conferenze episcopali.
Intendiamo pertanto predisporre un documento sull'iniziazione cristiana in tre parti, corrispondenti alle tre situazioni sopra descritte. Quella che viene ora consegnata alle nostre Chiese affronta la prima di esse.
L'attuazione di questa triplice forma di itinerario catecumenale comporta un'azione pastorale ispirata da alcuni criteri generali, che devono essere sempre e comunque tenuti presenti. Alcuni di questi criteri erano già stati formulati nella "Premessa" della Conferenza Episcopale Italiana alla versione italiana del 'Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti'. Vengono qui ripresi ed enucleati in alcuni punti meritevoli di particolare attenzione.

a) Un primo criterio, che potrebbe essere definito di "discernimento", attiene 'la concezione e la realtà dell'iniziazione cristiana' nella forma del "catecumenato". Esso soggiace a tutto il progetto e ispira i contenuti catechetico-liturgici e l'intera prassi pastorale relativa alla sua attuazione nelle nostre Chiese.
Deve considerarsi inadeguata la visione di iniziazione cristiana che spesso, nella mentalità e nella pratica, la riduce - almeno di fatto - ai sacramenti che da essa prendono nome. In realtà si tratta di un processo formativo all'esperienza di vita cristiana che abbraccia quattro aspetti e momenti, strettamente legati tra loro e interdipendenti:

- il primo annuncio di Cristo, morto e risorto, per suscitare la fede, quale adesione a lui e al suo messaggio di salvezza nella sua globalità;
- la catechesi, propriamente detta, finalizzata all'approfondimento in forma organica del messaggio stesso in vista della conversione, cioè del progressivo cambiamento di mentalità e di stile di vita;
- l'esperienza liturgico-sacramentale, per educare alla preghiera e realizzare il pieno inserimento nel mistero pasquale di Cristo e nella vita della Chiesa;
- l'impegno della testimonianza e del servizio, per una partecipazione corresponsabile nella vita della comunità ecclesiale e nella missione.

L'esperienza sacramentale, come del resto una catechesi esclusivamente orientata ai sacramenti, non può quindi e non deve esaurire tutta la pastorale dell'iniziazione. Se così avviene, come frequentemente purtroppo si verifica, è inevitabile che la catechesi si riduca a intellettualismo e i sacramenti scadano a gesti di costume e di tradizione 2. In particolare: nella prospettiva della globalità e della gradualità dell'itinerario iniziatico, largo spazio e tempo deve essere dato alla prima evangelizzazione o pre-catecumenato, nel quale la parola di Dio viene annunciata con ampio respiro, privilegiando soprattutto il dialogo come metodo pastorale.
Negli anni del catecumenato propriamente detto occorrerà una catechesi più sistematica, mentre la mistagogia dovrà far scoprire, partendo dal linguaggio dei riti e delle preghiere, i tesori di grazia racchiusi nei sacramenti e favorire un completamento della formazione cristiana destinato a sfociare nella testimonianza.
L'inserimento nella vita liturgica consentirà di passare dalle prime e più semplici forme di preghiera e di partecipazione alla liturgia, alla ricchezza degli scrutini nel tempo quaresimale e delle celebrazioni pasquali, mentre la pratica della vita e delle virtù cristiane si farà sempre più attenta e intensa.

b) Un secondo criterio riguarda la 'funzione materna che la Chiesa è chiamata a svolgere' nell'attuazione di ogni forma di itinerario catecumenale. È la Chiesa che genera la Chiesa.
Ciò risulta con particolare evidenza sia dalla tradizione che dalla riflessione teologica. Nel processo iniziatico, infatti, si manifesta e si edifica la Chiesa come "sacramento", cioè segno e strumento della comunione di Dio con gli uomini.
La Chiesa si fa incontro all'uomo, gli annuncia Cristo Signore, lo accoglie, lo accompagna nel cammino, lo educa alla fede e alla conversione, esercita il discernimento, lo sostiene con la preghiera, la penitenza e la carità, lo inserisce, con il dono dello Spirito comunicato attraverso i sacramenti, nel mistero di Cristo, lo fa partecipe della sua vita e della sua missione.
Dal momento che la Chiesa s'incarna nelle singole Chiese particolari, la responsabilità della maternità spirituale da esercitare nei confronti di quanti desiderano diventare cristiani o riscoprire la loro identità battesimale deve trovare concreta attuazione in ciascuna diocesi, in rapporto alle sue possibilità e alle esigenze del territorio. È la Chiesa locale, infatti, il "luogo" in cui l'economia della salvezza entra più concretamente nel tessuto della vita umana 3.
Tutto ciò esige molteplici attenzioni e impegni pastorali, che chiamano in causa l'intera comunità ecclesiale, secondo le responsabilità di ciascuno e i carismi di cui lo Spirito fa dono.

c) Al 'Vescovo', responsabile dell'azione evangelizzatrice e santificatrice della Chiesa particolare affidata alle sue cure, compete stabilire e decidere la pastorale diocesana del catecumenato 4. È questo un ulteriore criterio che dovrà essere tenuto costantemente presente.
Il cammino dell'iniziazione cristiana, potrà così adattarsi alle esigenze e possibilità locali, tenendo presente che la situazione è assai diversificata nelle Chiese particolari, come del resto sono diversi i mezzi e gli strumenti necessari per porre in atto il catecumenato.
L'importante è che, lasciando alla scelta e alla sperimentazione gli elementi e le parti secondarie, l'azione pastorale destinata a promuovere e sostenere l'impegno catecumenale sia attenta a difendere e valorizzare ciò che costituisce l'articolazione fondamentale del processo di iniziazione e la sua scansione in tappe, in base ai criteri qui formulati.
Tocca al Vescovo indicare e guidare questa lenta crescita, fissando le norme per l'ammissione dei candidati e per la catechesi da impartire, presiedendo egli stesso il rito di elezione, preferibilmente nella chiesa cattedrale, conferendo - per quanto è possibile - i sacramenti dell'iniziazione cristiana.
È opportuno inoltre che, sotto la guida del Pastore, si promuova in ciascuna diocesi una pastorale catecumenale ricca di fermenti e di iniziative, con la messa in atto di tutti i carismi che compaginano la comunità cristiana, con particolare coinvolgimento dei presbiteri, dei diaconi, dei catechisti, dei padrini (riscoperti nel loro autentico ruolo di garanti e di guide dei candidati) e di ciascun cristiano. Anche il servizio che ogni parrocchia è chiamata a compiere al riguardo, deve essere compiuto in stretto collegamento e in forma subordinata a quanto viene realizzato a livello diocesano.
A questo scopo sarà utile promuovere adeguati servizi pastorali nelle Chiese particolari, che aiutino le comunità parrocchiali a superare difficoltà e colmare lacune, e comunque a favorire esperienze catecumenali, che esse spesso non sono in grado di realizzare da sole con le limitate forze di cui dispongono. Ciò servirà inoltre a dare un'unità di indirizzo al servizio che s'intende compiere.
In questo modo l'azione pastorale d'iniziazione cristiana può diventare occasione e stimolo per una più profonda osmosi e una più stretta collaborazione tra gli organismi diocesani dell'evangelizzazione-catechesi, della liturgia e della carità, in modo che - sotto la guida del Vescovo - si possa programmare e sostenere uno stile e un impegno più concorde e incisivo, a livello zonale e diocesano.

d) La diversità delle situazioni locali, più volte rilevata, esige inoltre che si tenga presente un ulteriore criterio per la messa in atto di una pastorale d'iniziazione. Esso riguarda l'esigenza di un 'sapiente adattamento', specialmente nelle forme e nei tempi del catecumenato 5, salvo restando sempre il suo svolgimento nei tempi "forti" dell'anno liturgico come è previsto nel 'Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti'.
Questo adattamento deve tenere conto di diversi fattori. Anzitutto delle persone che chiedono di diventare cristiani o di riscoprire la loro fede. La richiesta può nascere da motivi diversi e può scaturire da esperienze umane particolari. Occorre farsi attenti alla domanda, verificarne i motivi e le spinte, attraverso il dialogo e il discernimento proprio dei pastori, e proporre un cammino che risponda alle istanze spirituali di ciascuno e nello stesso tempo sia fedele allo spirito e agli elementi fondamentali del 'Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti'. Questo, infatti, prevede una notevole flessibilità, che può e forse deve dar vita a itinerari differenziati, da realizzare sempre e comunque in piena comunione con il Vescovo e con gli organismi di cui egli si serve per l'attuazione del catecumenato.
L'adattamento inoltre non dovrà prescindere da come il problema dell'iniziazione si pone in ciascuna Chiesa particolare. Notevoli differenze si riscontrano, ad esempio, almeno per quanto riguarda il catecumenato degli adulti o dei fanciulli non battezzati, nelle Chiese di grandi metropoli più marcate dai fenomeni dell'immigrazione e del secolarismo dilagante e in quelle più piccole, nelle quali i valori della tradizione e i segni caratteristici della cosiddetta "società cristiana" ancora persistono, anche se esposti sempre più fortemente ai contraccolpi dei grandi cambiamenti sopravvenuti negli ultimi decenni. Ciò è particolarmente evidente nelle nuove generazioni, che risentono del diffuso clima pluralistico, in cui emergono la crisi della fede, l'appartenenza parziale a Cristo e alla Chiesa, la perdita delle evidenze etiche legate al messaggio cristiano.
La pastorale d'iniziazione dovrà tenerne debito conto: nel primo caso per rispondere ad una emergenza che si fa sempre più forte e diffusa e, nell'altra situazione, per affrontare il problema e per prevenire ulteriori nefaste conseguenze sul piano spirituale e pastorale.
Anche sotto questo profilo gli orientamenti e le indicazioni del presente documento - salvaguardati gli elementi essenziali - sono suscettibili di un'attuazione graduale e adattabili all'ambiente.

e) Un ultimo importante criterio che guida questa Nota pastorale attiene al 'primato dell'evangelizzazione', che presiede a tutta la pastorale del catecumenato e che ha come destinatari privilegiati soprattutto gli adulti.
È una scelta che s'impone per ragioni ben note e sulla quale - a partire dal Concilio - i Vescovi italiani sono ripetutamente ritornati nei documenti e negli orientamenti pastorali. Una scelta da tutti condivisa sul piano ideale e teorico, ma che stenta ancora a tradursi concretamente nella prassi pastorale delle nostre Chiese.
L'attuazione del catecumenato, nelle diverse modalità proposte nel progetto - di cui questa Nota costituisce la prima tappa -, vuole essere un ulteriore stimolo che susciti in tutte le nostre Chiese una salutare inquietudine per realizzare quella "nuova evangelizzazione" che è l'orizzonte dell'impegno pastorale della Chiesa italiana in questo tempo. Di fronte alle mutate condizioni socio-culturali e religiose della società e della comunità cristiana, essa sente infatti di dover "passare a una pastorale di missione permanente" 6.

La pastorale del catecumenato nella nostra nazione è recentissima. Le esperienze che qua e sono state fatte e si fanno incoraggiano a proseguire nell'impegno, mentre dove il problema non è stato ancora affrontato occorre muovere con decisione e con coraggio i primi necessari passi per il suo avvio.
Si potranno raccogliere, in un prossimo futuro, esperienze, tracce di itinerari e sussidi. È auspicabile una cordiale collaborazione tra le Chiese particolari perché ciò che in ciascuna si scopre e si realizza diventi disponibile per tutte, senza pretesa di imporre schemi rigidi che non si adattano alle situazioni locali, ma in uno spirito di servizio e di condivisione.
Sarà anche questo un piccolo indice di quel clima nuovo che l'istituzione del catecumenato vuole portare alla pastorale della Chiesa italiana.




1 Conferenza Episcopale Italiana, 'Evangelizzazione e testimonianza della carità', 25.



2 Giovanni Paolo II, esort. apost. 'Catechesi tradendae', 23; Conferenza Episcopale Italiana, 'Evangelizzazione e sacramenti', 63-68.



3 Cfr. Conferenza Episcopale italiana, 'Evangelizzazione e sacramenti', 93.




4 Cfr. 'Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti', Introduzione generale, 12.




5 Cfr. 'Ivi', 30-33.




6 Conferenza Episcopale Italiana, 'Con il dono della carità dentro la storia. La Chiesa in Italia dopo il Convegno di Palermo', 23.







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