V CAPITOLO - OBBEDIENZA RELIGIOSA
"Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi" (Ebr. 13,17).
"La vita religiosa è possibile solo mediante la pratica fedele e piena dell'ubbidienza, onde questa ne è virtù basilare. Non possiamo dare a Dio niente di più grande della volontà, perché essa, dice san Tommaso, è quella per cui usiamo e godiamo di tutti gli altri beni. E, come ogni peccato nasce dall'abuso della volontà, così dal buon uso di essa ha origine ogni atto di virtù. L'obbedienza al Superiore pone a freno la nostra volontà, e ci mette al sicuro di abusare della libertà. Con l'obbedienza noi offriamo dunque a Dio la parte migliore di noi, la volontà e la libertà, beni preziosi, che consacriamo a Cristo e alla Chiesa per amore, ed è tale offerta che ben vale e supera tutte le altre, sì che le Divine Scritture dicono: l'obbedienza vale più delle vittime (I Sam. 15,22). "L'obbedienza, scrisse san Tommaso (Quodlibet. 10 - art. 2-3), è virtù che piega e rende pronta la volontà dell'uomo a chi ci comanda". E questo soprannaturalmente, cioè per l'amor di Dio, e perché si compia in noi la volontà di Dio. Non dunque di malavoglia, non per timore servile, ma lietamente et in Domino noi obbediremo, e con cuore generoso e magnanimo, poiché Iddio ama l'ilare donatore: "tutto per amore e niente per forza", diceva sapientemente san Francesco di Sales. "Allora la virtù dell'obbedienza arricchisce l'uomo religioso, rallegra la Chiesa, dona la pace, illumina e adorna la mente, castiga l'amor proprio, apre il cielo, rende l'uomo felice, custodisce tutte le virtù", scrisse il primo Patriarca di Venezia, san Lorenzo Giustiniani (De relig. vita, c. III). L'ilarità del volto, la dolcezza nel parlare, la voce sommessa sono poi di grande ornamento all'obbedienza, e rivelano le buone disposizioni interiori. Bisogna dunque che ci applichiamo a renderci perfetti nell'obbedienza, o cari fratelli e figli in Cristo" (L. 11, 159 s.).
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