VIII CAPITOLO - COMUNITÀ IN PREGHIERA
"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At. 2,42).
"Abbiamo noi lo spirito di orazione? Questo spirito è sommamente necessario a noi sacerdoti e per di più religiosi. San Paolo dice che lo Spirito Santo prega nel cuore dei santi, "gemitibus inenarrabilibus" (con gemiti inesprimibili) (cfr. Rom. 8,26). Tale è lo spirito di orazione. Esso prega sempre nel fondo dell'anima. Segno d'avere lo spirito d'orazione è avere il petto e il cuore affocato e infiammato d'amore di Dio e del prossimo. Avere i pensieri sempre e generalmente rivolti e tendenti alle cose buone e celesti, e zelare la gloria di Dio. Mantenere un raccoglimento abituale dello spirito. Non trovare gusto, ma disgusto delle case terrene. Trovar pace e diletto nelle cose sante e divine, nella Chiesa, nelle opere del proprio ministero sacerdotale. Finalmente, fare le preghiere, la meditazione, l'ufficio divino, la Messa, l'orazione con gusto. Il primo mezzo per ottenere lo spirito d'orazione è certamente quello di fare orazione, è di domandarne a Dio la grazia. Gioverà anche molto che ciascuno diligentemente e spesso esamini se stesso sulla purità d'intenzione in tutto quello che fa: se ciò che cerca è sempre la gloria di Dio o no, se cerca ciò che è di Dio o se cerca se stesso, le cose proprie o l'amor proprio e non l'amore del Signore. Fino a tanto che noi cercheremo noi stessi, non avremo mai spirito d'orazione. (...) I santi trovavano le loro delizie nell'orazione. La grazia dell'orazione è la grazia delle grazie: se la domandiamo a Dio instantemente, con tutto il cuore, ce la farà, e ci faremo santi. L'orazione ci insegna il modo di diventare uomini di orazione. Certo costa il mettersi ad una vita di orazione, ma questa esercizio, più si pratica, più diventa facile e dolce: diventa un esercizio di pietà soavissimo" (L. II, 521-523).
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