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Costituzioni

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Rev.mi e cari Confratelli,
la pace del Signore!

La Divina Provvidenza, dalla quale trae nome e ispirazione la nostra piccola Famiglia religiosa, dopo aver guidato, per varie tappe, la formulazione sempre più perfetta delle nostre Costituzioni e averci concesso di redigerne nell'ultimo Capitolo generale, la forma definitiva, ha finalmente, per le mani della santa Chiesa donato l'approvazione ultima, proprio in una festa carissima al Fondatore, la festa della Madonna SS. del Buon Consiglio.

Ripensando ora al lungo cammino percorso già dai nostri predecessori prima di noi, esso ci appare esser stato non certamente facile, anzi sovente laborioso, ma non ci pare eccessivo il chiamarlo "provvidenziale" in quanto eventi anche specialissimi, umanamente non prevedibili hanno orientato, influenzato e, in buona parte, determinato, quanto ora la santa Chiesa ci concede o meglio ci ordina di presentare.

Un Concilio della portata del Vaticano II, nuove svolte nella Chiesa, eccezionale accelerazione storica dei tempi, cambiamenti sociali e infine tre Capitoli con speciali facoltà e dovere di revisione, sembrano a buon diritto segni tangibili di una particolare azione dello Spirito che opera nella Chiesa e simultaneamente nella nostra Congregazione.
Presentare le Costituzioni definitive vuol dire offrire ai confratelli, e di riflesso all'intero popolo di Dio, qualcosa che non è principalmente opera nostra e neppure opera umana, ma la avuto origine ben più in Alto.
Un carisma di fondazione è stato definito "l'irruzione di Dio nella vita di un uomo". Irruzione che può essere poi continuata, sia pur in misura più ristretta, in altri collaboratori e successori ed è possibile e auspicabile si verifichi anche oggi.

Il progressivo cammino della nostra Regola trova la sua origine nei primi impulsi carismatici che il beato Fondatore sentì, ancor giovane chierico, nella intimità adorante di Gesù Sacramentato e ai piedi verginali di Maria Santissima.

L'intera vita di lui che, come Cristo, "coepit fácere et docére" e si lasciò totalmente plasmare da Dio, i suoi scritti non rari, specie l'epistolario che spicca inconfondibile fra gli epistolari cristiani degli ultimi due secoli, le sue personali seppur parziali redazioni, le stesure operate dai suoi successori rappresentano le basi e i momenti di questa preziosa effettuazione.
Pare bene ricordare a questo proposito, quali oggetti di riflessione sempre valida, in ordine di tempo, la lettera di Don Orione al futuro Card. Carlo Perosi ancora del 1897 che già contiene in germe un programma ecclesiale chiaro e coraggioso, il pro - memoria per la "Compagnia del Papa" del 1898, il programma presentato a Mons. Bandi nel 1903, la integrazione del Card. Boggiano, le prime regole approvate del 1912, le redazioni personali del 1936. E, dopo la dipartita del Fondatore, ricordiamo la redazione del 1944 ad opera di Don Sterpi e dell'Abate Caronti, la rinnovata presentazione del 1955 a cura di Don Pensa e finalmente le Costituzioni rielaborate dal Capitolo del 1969 sotto la guida di Don Zambarbieri, riviste e integrate dal Capitolo del 1975. Sono questi tutti momenti provvidenziali che sono venuti poi come a sfociare nel testo finale di oggi.

Fedeli ai criteri del Fondatore che ci voleva sempre docilissimi alla Chiesa e al passo con i tempi, non potevamo non aggiornare e integrare le Regole, specie nel postconcilio, con i numerosi insegnamenti degli ultimi Pontefici, i Decreti del Vaticano II e i documenti ecclesiali posteriori.
Nell'VIII Capitolo generale si è lavorato con impegno e sacrificio e, pur con legittime divergenze sui particolari, tutti però concordi nel cercare di esprimere il pensiero carismatico di Don Orione nel migliore dei modi e con la maggiore efficacia possibile.

Le nuove Costituzioni infatti sono sature di espressioni precise del Fondatore, la più bella garanzia di fedeltà, inserite con il plauso di tutti i capitolari. Frutto di questo ritorno alle fonti nostre genuine, anche se con un'apparenza di novità, l'introduzione del quarto Voto di speciale fedeltà al Papa, tanto caro a Don Orione, e che ricapitola e rilancia la nostra specifica vocazione nella Chiesa.

Né possiamo a questo punto non pensare a un misterioso nesso fra la nostra oblazione al Vicario di Cristo e il suo sacrificio cruento avvenuto proprio nello stesso tempo. Significativo richiamo con sapore profetico.

Che cosa è una Regola?

Gli antichi Ordini distinguevano addirittura tre testi, concezione che è pure riapparsa talora nelle riunioni a livello generale dei responsabili di vita religiosa. Una Regola a sfondo ascetico - mistico che racchiude l'inderogabile e irripetibile carisma del Fondatore in termini più di preghiera e contemplazione che non di precettistica.

Una compilazione poi di accurate prescrizioni per la concreta pratica del carisma che hanno assunto storicamente diversi nomi analoghi: Ordinationes, statuta, constitutiones, institutiones e finalmente, dal secolo XII quello ormai comune di Constitutiones.

Infine un complesso di norme e regolamenti pratici, più rispondenti al contingente e più facilmente modificabili di fronte a mutate esigenze.
La nostra Regola, come parecchie altre Regole moderne, ha fuso i primi due trattati in un unico testo che assume quindi simultaneamente un carattere normativo e un sapore mistico che può giungere a farne un oggetto di preghiera e di assidua meditazione, per non dire penetrazione sempre più profonda.
Atteggiamento che ci farà facilmente superare quella dicotomia fra contemplazione e azione che a volte ci distrae dall'unum necessarium in linea con la dottrina del Vaticano II.

La Regola è quindi la sintesi di una mirabile esperienza di un'ansia di Fondatore e di una proposta ai suoi figli e anche, nei dovuti limiti, a quanti lo Spirito orienta sui suoi passi carismatici.

È, come si è detto, una "comunione" di fedeltà a una Parola sacra e di novità che, evitando stasi, nella flessibilità voluta dallo stesso Fondatore, si allinea al mutare dei tempi.
Don Orione ebbe, come pochi fondatori, un profondo senso storico e davvero il suo messaggio costituisce una proposta e una denuncia in un tipico contesto, validissima anche oggi e attuale quanto mai. Ma i tempi nuovi hanno i loro problemi nuovi che esigono adeguata recezione da noi, sempre però in quella prospettiva costante che scende dall'Alto, così come fu l'intuizione del Fondatore.

Come accogliere quindi la Regola?
Ce lo dice lo stesso Don Orione: "Con spirito di Fede!". "Figlio della Divina Provvidenza vuol dire figlio della Fede" ci insegna nella lettera del 24-V1-1937.

Vedere cioè nella Regola, a parte gli inevitabili limiti umani, un qualcosa che esprime semplicemente la volontà di Dio, alla quale si deve rispondere con fedeltà assoluta, non arrestandoci alla pura materialità degli atti, ma, in linea con il profondo insegnamento tomistico (I. Il q. 101, n. 2), cogliendo l'animo profetico che essi esprimono.

Vedere, anche nelle piccole cose, quella immensa cosa che è la volontà di Dio della quale, dice Don Orione, "nulla v'ha di più adorabile" (lettera 6-XII-1939).

Se amiamo la Chiesa, come è nostro irrinunciabile carisma, non possiamo non amare la Regola che della Chiesa è dono.

Se amiamo Don Orione, non possiamo non ripetere la sua esperienza carismatica, secondo la via dell'osservanza, unico mezzo di sicura fedeltà: "Se mi avete amato in passato, ci ha chiesto lui stesso ricalcando Don Bosco continuate ad amarmi in Domino per l'avvenire, con la esatta osservanza delle nostre Costituzioni" (lettera del 7 agosto 1935).

E ricordiamo che le esperienze dei fondatori sono interpellanze che determinano accettazione o ripulsa, non ammettendo vie di mezzo.
La nostra testimonianza, come vuole il Vaticano II (L. G. VI), darà a un mondo alquanto disorientato e sviato, una risposta che, nello stesso tempo, sarà richiamo e conforto, così come ha fatto Don Orione.

La nostra celeste Fondatrice Maria SS., che ha visibilmente guidato i lavori capitolari dalla sua Annunciazione, 15 marzo 1981, al fatidico 13 maggio, giorno di Fatima, e ha suggellato il tutto con la sicurezza del suo Buon Consiglio ispiratore, garantisca davvero in noi l'autentico spirito di Don Orione, che ha origine solo in Dio, e lo faccia perdurare, sempre fedele e sempre attuale, nei secoli!

Dev.mo
Don IGNAZIO TERZI F.D.P.
Direttore generale





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