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  • XII CAPITOLO - IL CAPITOLO GENERALE
      • "Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male" (1 Tess. 5,19-22).
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XII CAPITOLO - IL CAPITOLO GENERALE


"Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie, esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male" (1 Tess. 5,19-22).

"Chi accresce l'unione accresce l'amore verso i fratelli, che è veicolo dell'amore di Dio, e accresce la forza spirituale, e va a formare sempre più in Gesù Cristo un solo cuore e un'anima sola. Ma chi diminuisce la carità diminuisce pure la forza del bene operare. La forza dei Religiosi sta nella unione, il cui vincolo è Gesù Cristo e la santa Madre Chiesa, la Madre di Roma.
Da questa nostra umile, filiale e fraterna unione noi sentiremo tutta la nostra forza: ci sentiremo come l'esercito di Dio bene ordinato: ci sentiremo, ed effettivamente saremo, l'esercito del Signore formidabile ai nemici di Lui ed invincibile.
Vis unita fortior, dicevano già gli antichi, mentre il Vangelo dice: regnum in se divisum desolabitur (Mt. 12,25). Ma chi mai di noi vorrà essere debole e, più, diviso da Cristo, perché non così unito santamente e intimamente dalla carità ai suoi fratelli? Chi vorrà essere un debole e un separato nella carità dopo che Nostro Signore ci ha dato il nuovo e grande comandamento: "Amatevi gli uni gli altri"? Anzi dopoché disse: "Com'io v'ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri"? Dopo che pur aggiunse: "Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli dall'amore che avrete gli uni per gli altri" (Giov. XIII,24-25)?
Dunque, come la carità si vede che è il precetto del Signore, il precetto proprio di Cristo, così lo spirito del Signore non solo è spirito di unione e di carità, ma è sorgente di forza morale e spirituale; e anche il santo Patriarca nostro Benedetto parla nella regola di questa forza divina, che separa dai vizi "et ducit ad deum et ad vitam aeternam", onde vuole che i Monaci "zelum ferventissimo amore exerceant"; vuole che "caritatem fraternitatis caste impendant" (Cap. LXXII).
Ma una società o comunità bella e forte, dove vive la dolce concordia dei cuori e la pace, non può non essere cara e desiderabile, di edificazione a tutti, come per contrario, sarebbe sempre di malo esempio, e fin dispregevole presso tutti, una associazione o comunità religiosa debole, disordinata e dilacerata da discordie intestine" (L. I, 417-419).




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