XVII CAPITOLO - FEDELTÀ ALLE COSTITUZIONI
"Bene, servo buono e fedele! Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gloria del tuo padrone" (Mt. 25,23).
"Oh come è bella e dolce cosa vivere insieme da veri fratelli, da umili, pii, da veri religiosi; vivere insieme la vita della pietà, della temperanza, del lavoro, osservanti delle regole, divoti, uniti, compatendoci a vicenda, dandoci a vicenda buon esempio di edificazione! Ah cari miei, se amiamo Dio e la Chiesa, se amiamo la nostra anima e il bene e l'avvenire della nostra Congregazione, curiamo, in noi soprattutto, la osservanza delle regole e atteniamoci in tutto alla regola! (...) L'osservanza delle regole, del resto, sappiamo che costa fatica, soprattutto, in chi le osserva malvolentieri, in chi fa le cose alla carlona, tanto per farle, (quando non può sfuggire), in chi ama lo spirito addormentato e languente, in chi ama senza disciplina, e si trova inquieto perché non è a posto con la sua coscienza né col Signore né coi Superiori; ma nei diligenti, in chi ama veramente Iddio ed il bene della sua anima, in chi ama davvero Gesù, la Chiesa, la Congregazione e li ama non grettamente, ma con cuore grande, con generosità grande, senza limite e come vanno amati, l'osservanza delle regole diviene soave: "Iugum meum suave est, et onus meum leve" (Mt. 11,30), è un peso leggero. Animo, dunque e avanti! Avanti in Domino sul santo cammino per cui già passò Gesù Cristo, già passarono i Santi e parecchi nostri fratelli sacerdoti non indegni della Divina Provvidenza, i quali ci hanno preceduti alla patria celeste e alla corona sempiterna e se mai ci fossimo rallentati, intorpiditi nella corsa a Cristo e per Gesù Cristo àdmone te, dice a me e a ciascuno di voi l'Imitazione di Cristo, àdmone te, excita teipsum: rimproveriamoci il nostro andare lento ed incerto, i nostri ondeggiamenti nella vita religiosa e scuotiamoci!" (L. II, 265 e 268).
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