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XIV CAPITOLO - IL GOVERNO PROVINCIALE "Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio fa crescere. (...) Siamo infatti i collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" (1 Cor. 3,7.9). "Pensare quello che pensa il Direttore generale, volere ed amare quello che vuole ed ama lui, e nel modo con cui egli lo pensa, lo vuole e lo ama. Questa unione di spiriti, di affetti e di opere non ve la raccomanderò mai abbastanza. Voi sapete che il nostro Venerato Padre voleva essere al corrente di tutto quello che si doveva fare e si faceva nella Congregazione, - e vi saranno passate certo sotto mano tante lettere che io scrivevo a lui, dove egli si trovava -, informandolo anche di cose minuziose e quasi di nessuna importanza, che servivano però a tener vivo il contatto tra di noi figli lontani e lui che lavorava in luoghi pure lontani, per la Piccola Opera. Il nostro Padre ce ne ha dato l'esempio e noi, suoi figliuoli, continuiamo a seguire le orme che egli ci ha lasciato. Non abbiate timore di spendere qualche lira per la posta, o che sia tempo perduto scrivere lettere anche minuziose al vostro Superiore. Egli è come il cuore del corpo umano, che, come fa circolare il sangue a tutte le estremità, ha bisogno di riceverlo di ritorno da loro. L'allargarsi della Congregazione ha imposto la divisione di essa in tante Province, e, se piacerà al Signore che essa si diffonda ancora, altre Province sorgeranno pure: però, tutte, se vogliono vivere e prosperare, devono essere sempre unite come una cosa sola con tutto il corpo. E la divisione ci deve essere per il maggior bene del corpo, come per un maggior bene delle singole parti: ma, come le singole parti formano il corpo, in modo da non sembrare parti ma da essere un tutto unico, così anche le Province non devono essere cose a sé ma formare la Congregazione. I Provinciali quindi ci siano, lavorino, fatichino, si sacrifichino - ma non da sembrare Provinciali, ma da sembrare lo stesso Direttore generale...". ("Don Sterpi", cfr. Biogr. XXV, p. 879 s.) |
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