INTRODUZIONE
Gli uomini
lasciano per lo più in abbandono i più importanti regolamenti alla giornaliera
prudenza o alla discrezione di quelli, l'interesse de' quali è di opporsi alle
più provide leggi che per natura rendono universali i vantaggi e resistono a
quello sforzo per cui tendono a condensarsi in pochi, riponendo da una parte il
colmo della potenza e della felicità e dall'altra tutta la debolezza e la
miseria. Perciò se non dopo esser passati framezzo mille errori nelle cose più
essenziali alla vita ed alla libertà, dopo una stanchezza di soffrire i mali,
giunti all'estremo, non s'inducono a rimediare ai disordini che gli opprimono,
e a riconoscere le più palpabili verità, le quali appunto sfuggono per la
semplicità loro alle menti volgari, non avvezze ad analizzare gli oggetti, ma a
riceverne le impressioni tutte di un pezzo, più per tradizione che per esame.
Apriamo le istorie e vedremo
che le leggi, che pur sono o dovrebbon esser patti di uomini liberi, non sono
state per lo più che lo stromento delle passioni di alcuni pochi, o nate da una
fortuita e passeggiera necessità; non già dettate da un freddo esaminatore
della natura umana, che in un sol punto concentrasse le azioni di una
moltitudine di uomini, e le considerasse in questo punto di vista: la
massima felicità divisa nel maggior numero. Felici sono quelle pochissime
nazioni, che non aspettarono che il lento moto delle combinazioni e vicissitudini
umane facesse succedere all'estremità de' mali un avviamento al bene, ma ne
accelerarono i passaggi intermedi con buone leggi; e merita la gratitudine
degli uomini quel filosofo ch'ebbe il coraggio dall'oscuro e disprezzato suo
gabinetto di gettare nella moltitudine i primi semi lungamente infruttuosi
delle utili verità. Si sono conosciute le vere relazioni fra il sovrano e i
sudditi, e fralle diverse nazioni; il commercio si è animato all'aspetto delle
verità filosofiche rese comuni colla stampa, e si è accesa fralle nazioni una
tacita guerra d'industria la più umana e la più degna di uomini ragionevoli.
Questi sono frutti che si debbono alla luce di questo secolo, ma pochissimi
hanno esaminata e combattuta la crudeltà delle pene e l'irregolarità delle
procedure criminali, parte di legislazione così principale e così trascurata in
quasi tutta l'Europa, pochissimi, rimontando ai principii generali,
annientarono gli errori accumulati di più secoli, frenando almeno, con quella
sola forza che hanno le verità conosciute, il troppo libero corso della mal
diretta potenza, che ha dato fin ora un lungo ed autorizzato esempio di fredda
atrocità. E pure i gemiti dei deboli, sacrificati alla crudele ignoranza ed
alla ricca indolenza, i barbari tormenti con prodiga e inutile severità
moltiplicati per delitti o non provati o chimerici, la squallidezza e gli
orrori d'una prigione, aumentati dal più crudele carnefice dei miseri,
l'incertezza, doveano scuotere quella sorta di magistrati che guidano le
opinioni delle menti umane.
L'immortale Presidente di
Montesquieu ha rapidamente scorso su di questa materia. L'indivisibile verità
mi ha forzato a seguire le tracce luminose di questo grand'uomo, ma gli uomini
pensatori, pe' quali scrivo, sapranno distinguere i miei passi dai suoi. Me
fortunato, se potrò ottenere, com'esso, i segreti ringraziamenti degli oscuri e
pacifici seguaci della ragione, e se potrò inspirare quel dolce fremito con cui
le anime sensibili rispondono a chi sostiene gl'interessi della umanità!
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