VII.
ERRORI NELLA MISURA DELLE PENE
Le precedenti
riflessioni mi danno il diritto di asserire che l'unica e vera misura dei
delitti è il danno fatto alla nazione, e però errarono coloro che credettero
vera misura dei delitti l'intenzione di chi gli commette. Questa dipende dalla
impressione attuale degli oggetti e dalla precedente disposizione della mente:
esse variano in tutti gli uomini e in ciascun uomo, colla velocissima
successione delle idee, delle passioni e delle circostanze. Sarebbe dunque
necessario formare non solo un codice particolare per ciascun cittadino, ma una
nuova legge ad ogni delitto. Qualche volta gli uomini colla migliore intenzione
fanno il maggior male alla società; e alcune altre volte colla più cattiva
volontà ne fanno il maggior bene.
Altri misurano i delitti più
dalla dignità della persona offesa che dalla loro importanza riguardo al ben
pubblico. Se questa fosse la vera misura dei delitti, una irriverenza
all'Essere degli esseri dovrebbe più atrocemente punirsi che l'assassinio d'un
monarca, la superiorità della natura essendo un infinito compenso alla
differenza dell'offesa.
Finalmente alcuni pensarono che
la gravezza del peccato entrasse nella misura dei delitti. La fallacia di
questa opinione risalterà agli occhi d'un indifferente esaminatore dei veri
rapporti tra uomini e uomini, e tra uomini e Dio. I primi sono rapporti di
uguaglianza. La sola necessità ha fatto nascere dall'urto delle passioni e
dalle opposizioni degl'interessi l'idea della utilità comune, che è la
base della giustizia umana; i secondi sono rapporti di dipendenza da un Essere
perfetto e creatore, che si è riserbato a sé solo il diritto di essere
legislatore e giudice nel medesimo tempo, perché egli solo può esserlo senza
inconveniente. Se ha stabilito pene eterne a chi disobbedisce alla sua
onnipotenza, qual sarà l'insetto che oserà supplire alla divina giustizia, che
vorrà vendicare l'Essere che basta a se stesso, che non può ricevere dagli
oggetti impressione alcuna di piacere o di dolore, e che solo tra tutti gli
esseri agisce senza reazione? La gravezza del peccato dipende dalla
imperscrutabile malizia del cuore. Questa da esseri finiti non può senza
rivelazione sapersi. Come dunque da questa si prenderà norma per punire i
delitti? Potrebbono in questo caso gli uomini punire quando Iddio perdona, e
perdonare quando Iddio punisce. Se gli uomini possono essere in contradizione
coll'Onnipossente nell'offenderlo, possono anche esserlo col punire.
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