IX.
DELL'ONORE
V'è una
contradizione rimarcabile fralle leggi civili, gelose custodi più d'ogni altra
cosa del corpo e dei beni di ciascun cittadino, e le leggi di ciò che chiamasi onore,
che vi preferisce l'opinione. Questa parola onore è una di quelle che ha
servito di base a lunghi e brillanti ragionamenti, senza attaccarvi veruna idea
fissa e stabile. Misera condizione delle menti umane che le lontanissime e meno
importanti idee delle rivoluzioni dei corpi celesti sieno con più distinta
cognizione presenti che le vicine ed importantissime nozioni morali, fluttuanti
sempre e confuse secondo che i venti delle passioni le sospingono e l'ignoranza
guidata le riceve e le trasmette! Ma sparirà l'apparente paradosso se si
consideri che come gli oggetti troppo vicini agli occhi si confondono, così la
troppa vicinanza delle idee morali fa che facilmente si rimescolino le moltissime
idee semplici che le compongono, e ne confondano le linee di separazione
necessarie allo spirito geometrico che vuol misurare i fenomeni della umana
sensibilità. E scemerà del tutto la maraviglia nell'indifferente indagatore
delle cose umane, che sospetterà non esservi per avventura bisogno di tanto
apparato di morale, né di tanti legami per render gli uomini felici e sicuri.
Quest'onore dunque è una
di quelle idee complesse che sono un aggregato non solo d'idee semplici, ma d'idee
parimente complicate, che nel vario affacciarsi alla mente ora ammettono ed ora
escludono alcuni de' diversi elementi che le compongono; né conservano che
alcune poche idee comuni, come più quantità complesse algebraiche ammettono un
comune divisore. Per trovar questo comune divisore nelle varie idee che gli
uomini si formano dell'onore è necessario gettar rapidamente un colpo
d'occhio sulla formazione delle società. Le prime leggi e i primi magistrati
nacquero dalla necessità di riparare ai disordini del fisico dispotismo di
ciascun uomo; questo fu il fine institutore della società, e questo fine
primario si è sempre conservato, realmente o in apparenza, alla testa di tutti
i codici, anche distruttori; ma l'avvicinamento degli uomini e il progresso delle
loro cognizioni hanno fatto nascere una infinita serie di azioni e di bisogni
vicendevoli gli uni verso gli altri, sempre superiori alla providenza delle
leggi ed inferiori all'attuale potere di ciascuno. Da quest'epoca cominciò il
dispotismo della opinione, che era l'unico mezzo di ottenere dagli altri quei
beni, e di allontanarne quei mali, ai quali le leggi non erano sufficienti a
provvedere. E l'opinione è quella che tormenta il saggio ed il volgare, che ha
messo in credito l'apparenza della virtù al di sopra della virtù stessa, che fa
diventar missionario anche lo scellerato, perché vi trova il proprio interesse.
Quindi i suffragi degli uomini divennero non solo utili, ma necessari, per non
cadere al disotto del comune livello. Quindi se l'ambizioso gli conquista come
utili, se il vano va mendicandoli come testimoni del proprio merito, si vede
l'uomo d'onore esigerli come necessari. Quest'onore è una condizione che
moltissimi uomini mettono alla propria esistenza. Nato dopo la formazione della
società, non poté esser messo nel comune deposito, anzi è un instantaneo
ritorno nello stato naturale e una sottrazione momentanea della propria persona
da quelle leggi che in quel caso non difendono bastantemente un cittadino.
Quindi e nell'estrema libertà
politica e nella estrema dipendenza spariscono le idee dell'onore, o si
confondono perfettamente con altre: perché nella prima il dispotismo delle
leggi rende inutile la ricerca degli altrui suffragi; nella seconda, perché il
dispotismo degli uomini, annullando l'esistenza civile, gli riduce ad una
precaria e momentanea personalità. L'onore è dunque uno dei principii
fondamentali di quelle monarchie che sono un dispotismo sminuito, e in esse
sono quello che negli stati dispotici le rivoluzioni, un momento di ritorno
nello stato di natura, ed un ricordo al padrone dell'antica uguaglianza.
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