XXVI.
DELLO SPIRITO DI FAMIGLIA
Queste
funeste ed autorizzate ingiustizie furono approvate dagli uomini anche più
illuminati, ed esercitate dalle repubbliche più libere, per aver considerato
piuttosto la società come un'unione di famiglie che come un'unione di uomini.
Vi siano cento mila uomini, o sia ventimila famiglie, ciascuna delle quali è
composta di cinque persone, compresovi il capo che la rappresenta: se
l'associazione è fatta per le famiglie, vi saranno ventimila uomini e ottanta
mila schiavi; se l'associazione è di uomini, vi saranno cento mila cittadini e
nessuno schiavo. Nel primo caso vi sarà una repubblica, e ventimila piccole
monarchie che la compongono; nel secondo lo spirito repubblicano non solo
spirerà nelle piazze e nelle adunanze della nazione, ma anche nelle domestiche
mura, dove sta gran parte della felicità o della miseria degli uomini. Nel
primo caso, come le leggi ed i costumi sono l'effetto dei sentimenti abituali
dei membri della repubblica, o sia dei capi della famiglia, lo spirito
monarchico s'introdurrà a poco a poco nella repubblica medesima; e i di lui
effetti saranno frenati soltanto dagl'interessi opposti di ciascuno, ma non già
da un sentimento spirante libertà ed uguaglianza. Lo spirito di famiglia è uno
spirito di dettaglio e limitato a' piccoli fatti. Lo spirito regolatore delle
repubbliche, padrone dei principii generali, vede i fatti e gli condensa nelle
classi principali ed importanti al bene della maggior parte. Nella repubblica
di famiglie i figli rimangono nella potestà del capo, finché vive, e sono
costretti ad aspettare dalla di lui morte una esistenza dipendente dalle sole
leggi. Avezzi a piegare ed a temere nell'età più verde e vigorosa, quando i
sentimenti son meno modificati da quel timore di esperienza che chiamasi
moderazione, come resisteranno essi agli ostacoli che il vizio sempre oppone
alla virtù nella languida e cadente età, in cui anche la disperazione di
vederne i frutti si oppone ai vigorosi cambiamenti?
Quando la repubblica è di
uomini, la famiglia non è una subordinazione di comando, ma di contratto, e i
figli, quando l'età gli trae dalla dipendenza di natura, che è quella della
debolezza e del bisogno di educazione e di difesa, diventano liberi membri
della città, e si assoggettano al capo di famiglia, per parteciparne i
vantaggi, come gli uomini liberi nella grande società. Nel primo caso i figli,
cioè la più gran parte e la più utile della nazione, sono alla discrezione dei
padri, nel secondo non sussiste altro legame comandato che quel sacro ed
inviolabile di somministrarci reciprocamente i necessari soccorsi, e quello
della gratitudine per i benefici ricevuti, il quale non è tanto distrutto dalla
malizia del cuore umano, quanto da una mal intesa soggezione voluta dalle
leggi.
Tali contradizioni fralle leggi
di famiglia e le fondamentali della repubblica sono una feconda sorgente di
altre contradizioni fralla morale domestica e la pubblica, e però fanno nascere
un perpetuo conflitto nell'animo di ciascun uomo. La prima inspira soggezione e
timore, la seconda coraggio e libertà; quella insegna a ristringere la
beneficenza ad un piccol numero di persone senza spontanea scelta, questa a
stenderla ad ogni classe di uomini; quella comanda un continuo sacrificio di se
stesso a un idolo vano, che si chiama bene di famiglia, che spesse volte
non è il bene d'alcuno che la compone; questa insegna di servire ai propri
vantaggi senza offendere le leggi, o eccita ad immolarsi alla patria col premio
del fanatismo, che previene l'azione. Tali contrasti fanno che gli uomini si
sdegnino a seguire la virtù che trovano inviluppata e confusa, e in quella
lontananza che nasce dall'oscurità degli oggetti sì fisici che morali. Quante
volte un uomo, rivolgendosi alle sue azioni passate, resta attonito di trovarsi
malonesto! A misura che la società si moltiplica, ciascun membro diviene più
piccola parte del tutto, e il sentimento repubblicano si sminuisce
proporzionalmente, se cura non è delle leggi di rinforzarlo. Le società hanno
come i corpi umani i loro limiti circonscritti, al di là de' quali crescendo,
l'economia ne è necessariamente disturbata. Sembra che la massa di uno stato
debba essere in ragione inversa della sensibilità di chi lo compone,
altrimenti, crescendo l'una e l'altra, le buone leggi troverebbono nel
prevenire i delitti un ostacolo nel bene medesimo che hanno prodotto. Una
repubblica troppo vasta non si salva dal dispotismo che col sottodividersi e
unirsi in tante repubbliche federative. Ma come ottener questo? Da un dittatore
dispotico che abbia il coraggio di Silla, e tanto genio d'edificare quant'egli
n'ebbe per distruggere. Un tal uomo, se sarà ambizioso, la gloria di tutt'i
secoli lo aspetta, se sarà filosofo, le benedizioni de' suoi cittadini lo
consoleranno della perdita dell'autorità, quando pure non divenisse
indifferente alla loro ingratitudine. A misura che i sentimenti che ci uniscono
alla nazione s'indeboliscono, si rinforzano i sentimenti per gli oggetti che ci
circondano, e però sotto il dispotismo più forte le amicizie sono più durevoli,
e le virtù sempre mediocri di famiglia sono le più comuni o piuttosto le sole.
Da ciò può ciascuno vedere quanto fossero limitate le viste della più parte dei
legislatori.
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