XI.
DELLA TRANQUILLITA' PUBBLICA
Finalmente,
tra i delitti della terza specie sono particolarmente quelli che turbano la
pubblica tranquillità e la quiete de' cittadini, come gli strepiti e i bagordi
nelle pubbliche vie destinate al commercio ed al passeggio de' cittadini, come
i fanatici sermoni, che eccitano le facili passioni della curiosa moltitudine,
le quali prendono forza dalla frequenza degli uditori e più dall'oscuro e
misterioso entusiasmo che dalla chiara e tranquilla ragione, la quale mai non
opera sopra una gran massa d'uomini.
La notte illuminata a pubbliche
spese, le guardie distribuite ne' differenti quartieri della città, i semplici
e morali discorsi della religione riserbati al silenzio ed alla sacra
tranquillità dei tempii protetti dall'autorità pubblica, le arringhe destinate
a sostenere gl'interessi privati e pubblici nelle adunanze della nazione, nei
parlamenti o dove risieda la maestà del sovrano, sono tutti mezzi efficaci per
prevenire il pericoloso addensamento delle popolari passioni. Questi formano un
ramo principale della vigilanza del magistrato, che i francesi chiamano della police;
ma se questo magistrato operasse con leggi arbitrarie e non istabilite da un codice
che giri fralle mani di tutti i cittadini, si apre una porta alla tirannia, che
sempre circonda tutti i confini della libertà politica. Io non trovo eccezione
alcuna a quest'assioma generale, che ogni cittadino deve sapere quando sia reo
o quando sia innocente. Se i censori, e in genere i magistrati arbitrari, sono
necessari in qualche governo, ciò nasce dalla debolezza della sua costituzione,
e non dalla natura di governo bene organizzato. L'incertezza della propria
sorte ha sacrificate più vittime all'oscura tirannia che non la pubblica e
solenne crudeltà. Essa rivolta gli animi più che non gli avvilisce. Il vero
tiranno comincia sempre dal regnare sull'opinione, che previene il coraggio, il
quale solo può risplendere o nella chiara luce della verità, o nel fuoco delle
passioni, o nell'ignoranza del pericolo.
Ma quali saranno le pene
convenienti a questi delitti? La morte è ella una pena veramente utile e
necessaria per la sicurezza e pel buon ordine della società? La tortura
e i tormenti sono eglino giusti, e ottengon eglino il fine che si
propongono le leggi? Qual è la miglior maniera di prevenire i delitti? Le
medesime pene sono elleno egualmente utili in tutt'i tempi? Qual influenza
hanno esse su i costumi? Questi problemi meritano di essere sciolti con quella
precisione geometrica a cui la nebbia dei sofismi, la seduttrice eloquenza ed
il timido dubbio non posson resistere. Se io non avessi altro merito che quello
di aver presentato il primo all'Italia con qualche maggior evidenza ciò che
altre nazioni hanno osato scrivere e cominciano a praticare, io mi stimerei
fortunato; ma se sostenendo i diritti degli uomini e dell'invincibile verità
contribuissi a strappare dagli spasimi e dalle angosce della morte qualche
vittima sfortunata della tirannia o dell'ignoranza, ugualmente fatale, le
benedizioni e le lagrime anche d'un solo innocente nei trasporti della gioia mi
consolerebbero dal disprezzo degli uomini.
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