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Pietro Bembo Prose della volgar lingua IntraText CT - Lettura del testo |
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Altri articoli che del
maschio e della femina la volgar lingua non si vede avere. Di questi articoli
quello del maschio, nel numero del più e nel verso, assai si lascia sovente
nella penna; ma nelle prose quasi per lo continuo; e gittasi o pure sottentra
nella vocale che dinanzi gli sta, quando quelli, che voi, messer Federigo,
diceste essere o proponimenti o segni di casi, si danno alle voci, e le voci
incominciano da consonanti: A piè de' colli cioè De i colli, De'
buoni A' buoni Da' buoni e ancora Ne' miei danni Co' miei figliuoli,
in vece di dire De i buoni A i buoni Da i buoni Ne i miei danni Con i miei
figliuoli; gittandosi tuttavia in questa voce non solamente la vocale
dell'articolo, ma ancora la sua consonante, senza in altra cangiarla. Il che
medesimamente in quest'altra particella si fa, di cui si disse, che si suole
alle volte molto toscanamente dir così: Pel mio potere Pe' fatti loro, ciò
è Per lo mio potere e Per li fatti loro. E questo vi può essere a
bastanza detto, messer Ercole, degli articoli; e de' segni de' casi vi potrà
quest'altro, che al segno del secondo caso, quando alla voce non si dà
l'articolo, qualunque ella si sia, diciate Di e così usiate continuo: Io
ho disio di bene, Tu ti puoi credere uno di noi, Le donne sono
use di piagnere; quando e' si dà l'articolo o conviene che si dia, diciate
sempre De, e altramente non mai: Del pubblico, Della città,
Degli abitanti, Delle castella, Del vivere, Del morire;
e ancora De' malvagi, De' rei; il che si fa per abbreviamento di
queste voci, De i malvagi, De i rei, levandone l'una vocale, che
vi sta oziosamente. Oltra che alcuna volta eziandio il segno medesimo si leva
via di questo secondo caso; sì come levò il Boccaccio, il quale nelle sue prose
disse: Al colei grido, Per lo colui consiglio, Per lo costoro
amore, e altre; e Dante che nelle sue canzoni fe':
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