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Pietro Bembo Prose della volgar lingua IntraText CT - Lettura del testo |
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- Detto s'era del verbo, in
quanto con lui semplicemente e senza condizione si ragiona. Ora si dica di lui
in quella parte, nella quale si parla condizionalmente: Io vorrei che tu
m'amassi e Tu ameresti me, se io volessi e, come disse il Boccaccio,
Che ciò che tu facessi, faresti a forza, il che tanto è a dire, quanto Se
tu facessi cosa niuna, tu la faresti a forza. Ne' quali modi di ragionari,
più ricca mostra che sia la nostra volgar lingua, che la latina; con ciò sia
cosa che ella una sola guisa di proferimento ha in questa parte, e noi n'abbiam
due. Perciò che Vorrei e Volessi non è una medesima guisa di
dire, ma due; e Amassi e Ameresti, e Facessi e Faresti
altresì. Nelle quali due guise una differenza v'ha, e ciò è che in quella, la
quale primieramente ha stato e da cui la particella Che piglia nascimento
e forma, o ancora la quale dalla condizione si genera e per cagion di lei
adiviene, la R propriamente vi sta, Amerei Vorrei Leggerei Sentirei;
come che alcuna volta Amere' in vece d'Amerei s'è detto, e Sare'
in vece di Sarei, e Potre' in vece di Potrei, e
dell'altre. E alcun'altra volta è avenuto, che i poeti ne hanno levata la E
del mezzo, il che s'è d'altre voci ancor detto, sì come levò messer Cino, il
quale disse:
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