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Pietro Bembo
Prose della volgar lingua

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  • Libro III
    • Capitolo LXVII
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Capitolo LXVII

      Leggesi Al tutto, che i più antichi dissero Al postutto, forse volendo dire Al possibile tutto. Leggesi Niente, che Neente anticamente si disse, e mica o pure Non mica, e Nulla quello stesso; come che Non mica si sia eziandio separatamente detta, Elli non hanno mica buona speranza; e Miga altresì, e Niente alle volte si ponga in vece d'Alcuna cosa: Né alcuna altra rendita era, che di niente gli rispondesse, dove di niente disse il Boccaccio, in vece di dire d'alcuna cosa. Leggesi Punto in vece di Niente, e Cavelle, voce ora del tutto romagnuola, che Covelle si dice. Quantunque Punto alcuna volta eziandio, invece di Momento, si prenda; che si disse ancora Motto, sì come si vede in Brunetto Latini:
E non sai tanto fare,
che non perdi in un motto
lo già acquistato tutto.
Leggesi eziandio Fiore, la qual particella posero i molto antichi e nelle prose e nel verso in vece di Punto. Leggesi Meglio e Il meglio; ma l'una si pon quando la segue la particella Che, alla quale la comperazione si fa: facciam noi meglio che tutti gli altri uomini. Il meglio poi si dice, quando ella non la segue: E vuolvi il meglio del mondo. Dissesi questa eziandio così: Il migliore. È oltre acciò che Meglio vale quanto val Più, o ancora Più tosto; il quale uso messer Federigo ci disse che s'era preso da' Provenzali. Leggesi Molto e Assai, che quello stesso vagliono; ciascuna delle quali si piglia in vece di nome molto spesso. Leggesi Altresì, la qual vale comunemente quanto Ancora; ma vale alcuna volta eziandio quanto Così: E potrebbe sì andare la cosa, che io ucciderei altresì tosto lui, come egli me. Leggesi La Dio mercé La vostra mercé nelle prose, e Vostra mercé e Sua mercé nel verso. Quantunque Gianni Alfani, rimator molto antico, a quel modo la ponesse in questi versi d'una delle sue canzoni:
Ch'amor la sua mercé mi dice, ch'io
nolle tema mostrare
quella ferita, dond'io dolente;
e il Boccaccio in quest'altri d'una altresì delle sue ballate:
E quel che 'n questo m'è sommo piacere,
è ch'io gli piaccio quanto egli a me piace,
amor, la tua mercede.




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