Capitolo X
Presero
oltre acciò medesimamente molte voci i fiorentini uomini da questi, e la loro
lingua, ancora e rozza e povera, iscaltrirono e arricchirono dell'altrui. Con
ciò sia cosa che Poggiare, Obliare, Rimembrare, Assembrare,
Badare, Donneare, dagli antichi Toscani detta, e Riparare,
quando vuol dire stare e albergare, e Gioire sono
provenzali, e Calere altresì; dintorno alla qual voce essi aveano in
usanza famigliarissima, volendo dire che alcuno non curasse di che che sia,
dire che egli lo poneva in non calere, o veramente a non cale, o
ancora a non calente: della qual cosa sono nelle loro rime moltissimi
essempi, dalle quali presero non solamente altri scrittori della Toscana, e
Dante, che e nelle prose e nel verso se ne ricordò, ma il Petrarca medesimo,
quando e' disse:
Per una donna ho messo
egualmente in non cale ogni pensiero.
Sono ancora provenzali Guiderdone e Arnese e Soggiorno
e Orgoglio e Arringo e Guisa e Uopo Come Uopo?
- disse messer Ercole - non è egli Uopo voce latina? - È,- rispose
messer Federigo - tuttavolta molto prima da' Provenzali usata, che si sappia,
che da' Toscani, perché da loro si dee credere che si pigliasse; e tanto più
ancora maggiormente, quanto avendo i Toscani in uso quest'altra voce Bisogno,
che quello stesso può, di questo Uopo non facea loro uopo altramente. Sì
come è da credere che si pigliasse Chero, quantunque egli latina voce
sia, essendo eziandio toscana voce Cerco, perciò che molto prima da'
Provenzali fu questa voce ad usar presa, che da' Toscani; la qual poi torcendo,
dissero Cherere e Cherire, e Caendo molto anticamente, e Chesta.
Quantunque Uopo s'è alcuna volta ancora più provenzalmente detta, che si
fe' Uo', in vece di Uopo, recandola in voce d'una sillaba, sì
come la recò Dante, il quale nel suo Inferno disse: Più non t'è uo'
ch'aprirmi 'l tu' talento. È medesimamente Quadrello voce
provenzale, e Onta e Prode e Talento e Tenzona e Gaio
e Isnello e Guari e Sovente e Altresì e Dottare
e Dottanza, che si disse eziandio Dotta; sì come la disse il
medesimo Dante in quei versi pure del suo Inferno:
Allor temetti più che mai la morte,
e non v'era mestier più che la dotta,
s'i' non avessi viste le ritorte.
È nondimeno più in uso Dottanza,
sì come voce di quel fine che amato era molto dalla Provenza, il qual fine
piacendo per imitazione altresì a' toscani, e Pietanza e Pesanza
e Beninanza e Malenanza e Allegranza e Dilettanza e
Piacenza e Valenza e Fallenza e molte altre voci di questa
maniera in Guido Guinicelli si leggono, in Guido Cavalcanti, in messer Cino, in
messer Onesto, in Buonagiunta, in messer Piero dalle Vigne, e in altri e poeti
e prosatori di quella età. Passò questo uso di fine a Dante, e al Boccaccio
altresì: tuttavia e all'uno e all'altro pervenne oggimai stanco. Quantunque
Dante molto vago si sia dimostrato di portare nella Toscana le provenzali voci:
sì come è A randa, che vale quanto appena, e Bozzo, che è bastardo
e non legittimo, e Gaggio, come che egli di questa non fosse il
primo che in Toscana la si portasse, e sì come è Landa e Miraglio
e Smagare che è trarre di sentimento e quasi dalla primiera
immagine, e ponsi ancora semplicemente per affannare, la qual voce
et esso usò molto spesso, e gli altri poeti eziandio usarono, e il Boccaccio,
oltre ad essi, alcuna fiata la pose nelle sue prose. Al Petrarca parve dura, e
leggesi usata da lui solamente una volta; tuttavia in quelli sonetti, che egli
levò dagli altri del canzonier suo, sì come non degni della loro compagnia:
Che da se stesso non sa far cotanto,
che 'l sanguinoso corso del suo lago
resti, perch'io dolendo tutto smago.
Né queste voci sole furò
Dante da' Provenzali, ma dell'altre ancora, sì come è Drudo e Marca
e Vengiare, Giuggiare, Approcciare, Inveggiare e Scoscendere,
che è rompere, e Bieco e Croio e Forsennato e Tracotanza
e Oltracotanza, che è trascuraggine, e Trascotato; la qual
voce usarono parimente degli altri Toscani, e il Boccaccio molto spesso. Anzi
ho io un libro veduto delle sue Novelle, buono e antico, nel quale sempre si
legge scritta così Trascutato, voce del tutto provenzale, quella che
negli altri ha trascurato. Pigliasi eziandio alle volte Trascotato
per uomo trapassante il diritto e il dovere, e Tracotanza per così fatto
trapassamento. Fu in queste imitazioni, come io dico, molto meno ardito il
Petrarca. Pure usò Gaio e Lassato e Sevrare e Gramare
e Oprire, che è aprire, voce famigliarissima della Provenza, la
quale, passando a quel tempo forse in Toscana, passò eziandio a Roma, e ancora
dell'un luogo e dell'altro non s'è partita; usò Ligio, che in tutti i provenzali
libri si legge; usò Tanto o quanto, che posero i provenzali in vece di
dire pur un poco, in quel verso, Costei non è chi tanto o quanto
stringa; e usollo più d'una volta. Senza che egli alquante voci provenzali,
che sono dalle toscane in alcuna loro parte differenti, usò più volentieri e
più spesso secondo la provenzal forma che la toscana; perciò che e Alma
disse più sovente che Anima, e Fora che Saria, e Ancidere
che Uccidere, e Augello che Uccello, e più volentieri pose
Primiero, quando e' poté, che Primo, sì come aveano tuttavia in
parte fatto ancora degli altri prima di lui. Anzi egli Conquiso, che è
voce provenzale, usò molte volte; ma Conquistato, che è toscana, non
giamai. Oltra che il dire, Avìa, Solìa, Credìa, che egli usò alle
volte, e usò medesimamente provenzale.
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