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Pietro Bembo Prose della volgar lingua IntraText CT - Lettura del testo |
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E questo che fin qui s'è
detto, può, come io aviso, essere a bastanza detto di que' nomi, i quali, col
verbo posti, in piè soli star possono e reggonsi da sé senza altro. Di quelli
appresso, che con questi si pongono, né stato hanno altramente, dire si può che
le voci del maschio due fini solamente hanno: la O e la E nel
numero del meno, Alto Puro Dolce Lieve, e la I in quello del più,
Alti Lievi; e quelle della femina due altri: la A e la medesima E,
che ad amendue questi generi è comune, Alta Pura Dolce Lieve, nel numero
del meno, e la E e la I in quello del più, Pure Lievi;
levandone la voce Pari, che così in ciascun genere e in ciascun caso e
in ciascun numero si disse, come che Pare si sia alcuna volta detto da'
poeti nel numero del meno; e quelle ancora con le quali si numera, i Due,
che Duo si disse più spesso e più leggiadramente nel verso, e le Due,
e Tre e Sei e Dieci, che Diece più anticamente si
disse, e Trenta e Cento e gli altri, i quali non si torcono; come
che Dante torcesse la voce Tre, e Trei ne facesse nel suo
Inferno. Et è sovente che nelle voci del maschio si lascia la O e la E
nel numero del meno, in que' nomi che la R v'hanno per loro ultima
consonante, Pensier Primier e Amar e Dur, che una volta
disse il Petrarca, Miglior Piggior; o in quelli che per consonante loro
ultima v'hanno la N, Van Stran Pien Buon, i quali tutti eziandio
nel numero del più si son detti. È il vero, che Fier in vece di Fiero,
e Leggier in vece di Leggieri, e Signor in vece di Signori,
o pure ancora Peregrin in vece di Peregrini, che disse Dante: Ma
noi sem peregrin come voi sete, non si direbbon così spesso nelle prose
come nel verso. Non si fa così nelle voci della femina, che la A vi si
lasci medesimamente, perciò che ella non vi si lascia giamai. Lasciavisi alle
volte la E, in quelle che v'hanno la L, e dicesi Debil vista,
Sottil fiamma, nel numero del meno; e la I alcune poche volte in quello
del più: il Petrarca, Con voce allor di sì mirabil tempre. Et è poi, che
si lascia in quello del più eziandio la L, nelle voci del maschio e
della femina; sì come la lasciò il medesimo Petrarca:
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