SCENA XII
Carubina, Lucia
CARUBINA
Al nome sia di santa Raccasella.
LUCIA Advocata nostra.
CARUBINA Vi par che ne' gesti e la persona vi
rapresenti la signora Vittoria?
LUCIA - Vi giuro per i quindici misterii del rosario
(che ho finiti de dire adesso) che io medesima, al presente, mi penso essere
con essa lei. Sin alla voce e le paroli vi sono accomodatissime. Pur farrete
bene ad parlargli sempre basso sotto voce, con essortarlo al simile, fingendo
téma di essere udita da vicine, e dall'altre genti di casa che son gionte a
muro e muro. Quanto al toccarvi de la faccia, voi l'avete cossì verde, morbida
e piena come la signora Vittoria, si non alquanto megliore.
CARUBINA Voi farrete che lume non venghi in camera, sin
tanto che da me non vi si farrà segno, per che voglio convencere costui
d'intenzione e fatto.
LUCIA - Oltre che sarrà bene di dar qualche sollazzo
alla povera bestia, prima che tormentarla: fate che scarghe al meno una volta
la bisaccia, per veder con quanta devozione si maneggi.
CARUBINA - Oh, quanto a questo voglio ch'il spasso sii
più vostro che suo. Io me gli mostrarrò tutta infiammata d'amore: e con questo
gli piantarrò de baci di orso, lo morsicarrò su le guance, e gli strengerrò le
labbra co' denti, di sorte che sii forzato ad farvi udir le strida e gustar de
la comedia. All'ora dirrò: «Cor mio, vita mia, non cridate, che sarremo uditi;
perdonami, cor mio, che questo è per troppo amore...».
LUCIA - Il crederrà per la virtù e forza de l'incanto.
CARUBINA - «... Io mi liquefaccio tanto, che ti
sorbirrei tutto in sin a l'ossa».
LUCIA Amor di vipera.
CARUBINA Oh, questo non basta. Poi farrò di modo che mi
porga la lingua: e quella voglio premere tanto forte co gli denti, che non la
potrà ritrare a suo bel piacere; e non la voglio lasciar sin tanto che non
abbia gittati tre o quattro strida.
LUCIA Ah! ah! ah! ih! ih! ih! ah! Dirrò alla signora
Vittoria: «Questa è la lingua». Potrà egli ben cridare, ma parlar non: questa è
alquanto troppo dura, e da fargli uscir l'amor dal culo.
CARUBINA All'or dirrò: «Cor mio bello, mia dolce piaga,
anima del mio core, comportami (ti priego) questo eccesso: il mio troppo amare,
il mio esser troppo scaldata n'è caggione, questo mi fa freneticare».
LUCIA Per santa Pollonia ch'avete di bei tiri; dirrà
egli tra sé: «Che canino amor è di costei?».
CARUBINA - Fatto questo secondo atto, mostrarrò di
volergli concedere l'entrata maestra per una volta, prima che ci colchiamo al
letto. M'acconciarrò in atto da chiavare: e tosto che lui arrà cacciato il suo
cotale, farrò bene che venghi all'attollite porta; ma prima che gionga
all'introibi re gloria, voglio apprendergli i testicoli e la verga con
due mani, e dirgli: «O ben mio mio tanto desiderato, o speranza di quest'anima
infiammata, prima mi sarran le mani tolte, che tu mi sii tolto da le mani»; e
con questo le voglio premere tanto forte, e torcergli come torcesse drappi
bagnati di bucata. Son certa che le sue mani in questo caso non gli serveranno
per defendersi.
LUCIA Ih! ih! ih! ah! ah! certo quel dolore farrebbe
perdere la forza ad Erculesso: oltre che è certo, che in ogni modo voi sète più
forte che lui.
CARUBINA - All'ora siate certa che cridarrà tanto, che
le strida si sentiranno a nostra casa; e peggio per lui si non cridarrà bene:
per che tanto più fortemente sarrà strento e torciuto. Quando saranno queste
più solenne terze strida, correrete voi di casa con i lumi: e cossì tutti
insieme ne conosceremo alla luce, con la grazia di santa Lucia. De l'altro che
sarrà appresso, vederremo.
LUCIA Tutto è bene appuntato. Andate dumque in casa
della signora; caminate come sapete; mantenetevi il viso coperto con il manto.
Si l'incontrarete per il camino, lui non vi parlarà, per che non è onesto per
le strade: fategli una profonda riverenza, e quando sarrete un po' oltre,
fatevi cascar un focoso suspiro, e prendete il camino verso la nostra porta che
trovarete aperta. Tra tanto io darrò una volta per certo altro affare; e poi
cercarrò lui e lo menarrò in casa. Governatevi bene. A dio.
CARUBINA - A dio, a rivederci presto.
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