ANTIPROLOGO
Messer
sì: ben considerato; bene appuntato; bene ordinato. Forse che non ho profetato,
che questa comedia non si sarrebbe fatta questa sera? Quella bagassa che è
ordinata per rapresentar Vittoria e Carubina, have non so che mal di madre.
Colui che ha da rapresentar il Bonifacio, è imbriaco che non vede ciel né terra
da mezzo dì in qua; e come non avesse da far nulla, non si vuol alzar di letto;
dice: «Lasciatemi lasciatemi, che in tre giorni e mezzo e sette sere, con
quatro o dui rimieri, sarrò tra parpaglioni e pipistregli: sia, voga; voga,
sia». A me è stato commesso il prologo; e vi giuro ch'è tanto intricato et
indiavolato, che son quattro giorni che vi ho sudato sopra e dì e notte: che
non bastan tutti trombetti e tamburini delle Muse puttane d'Elicona a
ficcarmen'una pagliusca dentro la memoria. Or và fà il prologo: sii battello di
questo barconaccio dismesso, scasciato, rotto, mal impeciato; che par che co
crocchi, rampini et arpagini, sii stato per forza tirato dal profondo abisso;
da molti canti gli entra l'acqua dentro, non è punto spalmato: e vuole uscire,
e vuol fars'in alto mare? lasciar questo sicuro porto del Mantracchio? far
partita dal Molo del silenzio?. L'autore, si voi lo conosceste, dirreste
ch'have una fisionomia smarrita: par che sempre sii in contemplazione delle
pene dell'inferno; par sii stato alla pressa come le barrette: un che ride sol
per far comme fan gli altri; per il più lo vedrete fastidito, restio e bizarro:
non si contenta di nulla, ritroso come un vecchio d'ottant'anni, fantastico
com'un cane ch'ha ricevute mille spellicciate, pasciuto di cipolla. Al sangue,
non voglio dir de chi, lui e tuti quest'altri filosofi, poeti e pedanti, la più
gran nemica che abbino è la richezza e beni: de quali mentre col lor cervello
fanno notomia, per tema di non essere da costoro da dovero sbranate, squartate
e dissipate, le fuggono come centomila diavoli, e vanno a ritrovar quelli che
le mantengono sane et in conserva. Tanto che io con servir simil canaglia, ho
tanta de la fame, tanta de la fame, che si me bisognasse vomire, non potrei
vomir altro ch'il spirto; si me fusse forza di cacare, non potrei cacar altro
che l'anima com'un appiccato. In conclusione io voglio andar a farmi frate, e
chi vuol far il prologo sel faccia.
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