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Giordano Bruno
Candelaio

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SCENA III
Messer Bonifacio, messer Bartolomeo raggionano; Pollula e Sanguino occolti ascoltano

    BARTOLOMEO - Crudo amore, essendo tanto ingiusto e tanto violento il regno tuo, che vòl dir che perpetua tanto? per che fai che mi fugga quella ch'io stimo e adoro? per che non è lei ad me, come io son cossì strettissimamente a lei legato? si può imaginar questo? et è pur vero. Che sorte di laccio è questa? di dui fa l'un incatenato a l'altro, e l'altro più che vento libero e sciolto.
    BONIFACIO - Forse ch'io son solo? uh, uh, uh...
    BARTOLOMEO - Che cosa avete, messer Bonifacio mio? piangete la mia pena?
    BONIFACIO - Et il mio martire ancora. Veggo ben che sète percosso, vi veggio cangiato di colore, vi ho udito adesso lamentare, intendo il vostro male: e come partecipe di medesma passione e forse peggior, vi compatisco. Molti sono de giorni che ti ho visto andar pensoso et astratto, attonito, smarrito (come credo ch'altri mi veggano), scoppiar profondi suspir dal petto, co gli occhi molli. «Diavolo» dicevo io, «a costui non è morto qualche propinquo, familiare e benefattore; non ha lite in corte; ha tutto il suo bisogno, non se gli minaccia male, ogni cosa gli va bene; io so che non fa troppo conto di soi peccati; et ecco che piange e plora, il cervello par che gli stii in cimbalis male sonantibus: dumque è inamorato, dumque qualch'umore flemmatico, o colerico, o sanguigno, o melancolico (non so qual sii questo umor cupidinesco), gli è montato su la testa». Adesso ti sento proferir queste dolce parole: conchiudo più fermamente che di quel tossicoso mèle abbi il stomaco ripieno.
    BARTOLOMEO - Oimè ch'io son troppo crudamente preso da suoi sguardi. Ma di voi mi maraviglio, messer Bonifacio, non di me, che son di dui o tre anni più giovane; et ho per moglie una vecchia sgrignuta che m'avanza di più d'otto anni. Voi avete una bellissima mogliera, giovane di venticinque anni, più bella della quale non è facile trovar in Napoli; e sète inamorato?
    BONIFACIO - Per le paroli che adesso voi avete detto, credo che sappiate quanto sii imbrogliato e spropositato il regno d'amore: si volete saper l'ordine, o disordine, di miei amori, ascoltatemi vi priego.
    BARTOLOMEO - Dite, messer Bonifacio, ché non siamo come le bestie ch'hanno il coito servile solamente per l'atto della generazione: però hanno determinata legge del tempo e loco; come gli asini a i quali il sole, particulare o principalemente il maggio, scalda la schena, et in climi caldi e temperati generano: e non in freddi, come nel settimo clima et altre parti più vicine al polo; noi altri in ogni tempo e loco.
    BONIFACIO - Io ho vissuto da 42 anni al mondo talmente che con mulieribus non sum coinquinato. Gionto che fui a questa etade nella quale cominciavo ad aver qualche pelo bianco in testa, e nella quale per l'ordinario suol infreddarsi l'amore e cominciar a venir meno...
    BARTOLOMEO - In altri cessa, in altri si cangia.
    BONIFACIO - ... suol cominciar a venir meno com'il caldo al tempo de l'autunno: all'ora fui preso da l'amor di Carubina. Questa mi parve tra tutte l'altre belle bellissima; questa mi scaldò, questa m'accese in fiamma talmente, che mi bruggiò di sorte, che son dovenuto esca. Or per la consuetudine et uso continuo tra me e lei, quella prima fiamma essendo estinta, il cuor mio è rimasto facile ad esser acceso da nuovi fuochi...
    BARTOLOMEO - S'il fuoco fusse stato di meglior tempra, non t'arrebbe fatto esca, ma cenere: e s'io fusse stato in luoco di vostra moglie, arrei fatto cossì.
    BONIFACIO - Fate ch'io finisca il mio discorso; e poi dite quel che vi piace.
    BARTOLOMEO - Seguite quella bella similitudine.
    BONIFACIO - Or essendo nel mio cor cessata quella fiamma che l'ha temprato in esca, facilmente fui questo aprile da un'altra fiamma acceso...
    BARTOLOMEO - In questo tempo s'inamorò il Petrarca, e gli asini anch'essi cominciano a rizzar la coda.
    BONIFACIO - Come avete detto?
    BARTOLOMEO - Ho detto che in questo tempo s'inamorò il Petrarca; e gli animi, anch'essi si drizzano alla contemplazione: per che i spirti ne l'inverno son contratti per il freddo; ne l'estade per il caldo son dispersi; la primavera sono in una mediocre e quieta tempratura: onde l'animo è più atto alla contemplazione per la tranquillità della disposizion del corpo, che lo lascia libero alle sue proprie operazioni.
    BONIFACIO - Lasciamo queste filastroccole, venemo a proposizio. All'ora essendo io ito a spasso a Pusilipo, da gli sguardi della signora Vittoria fui sì profondamente saettato, e tanto arso da suoi lumi, e talmente legato da sue catene, che oimè.
    BARTOLOMEO - Questo animale che chiamano amore, per il più suole assalir colui ch'ha poco da pensare e manco da fare: non eravate voi andato a spasso?
    BONIFACIO - Or voi fatemi intendere il versaglio dell'amor vostro, poi che m'avete donata occasion di discuoprirvi il mio; penso che voi ancora doviate prendere non poco refrigerio confabulando con quelli che patiscono del medesmo male: si pur male si può dir l'amare.
    BARTOLOMEO - Nominativo: la signora Argenteria m'affligge; la signora Orelia m'accora.
    BONIFACIO - Il mal an che Dio dia a te et a lei et a lei.
    BARTOLOMEO - Genitivo: della signora Argenteria ho cura; della signora Orelia tengo pensiero.
    BONIFACIO - Del cancaro che mange Bartolomeo, Aurelia et Argentina.
    BARTOLOMEO - Dativo: alla signora Argenteria porto amore; alla signora Orelia suspiro. Alla signora Argenteria et Orelia comunmente mi raccomando.
    BONIFACIO - Vorrei saper che diavolo ha preso costui.
    BARTOLOMEO - Vocativo: o signora Argenteria, per che mi lasci? o signora Orelia, per che mi fuggi?
    BONIFACIO - Fuggir ti possano tanto, che non possi aver mai bene. col diavolo: tu sei venuto per burlarti di me.
    BARTOLOMEO - E tu resta con quel dio che t'ha tolto il cervello, se pur è vero che n'avesti giamai: io vo a negociar, per le mie padrone.
    BONIFACIO - Guarda guarda con qual tiro e con quanta facilità questo scelerato me si ha fatto dir quello che meglio sarrebbe stato dirlo a cinquant'altri. Io dubito con questo amore di aver sin ora raccolte le primizie della pazzia. Or alla mal'ora voglio andar in casa ad ispedir Lucia. Veggo certi furfanti che ridono: suspico ch'arrano udito questo diavol de dialogo anch'essi. Amor et ira non si puot'ascondere.




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