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Giordano Bruno
Candelaio

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  • ATTO SECONDO
    • SCENA II
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SCENA II
Signora Vittoria, Lucia

    SIGNORA VITTORIA - La gran pecoragine che io scorgo in lui mi fa inamorar di quest'uomo; la bestialità sua mi fa argumentare che non perderemo per averlo per amante; e per essere un Bonifacio come vedete, non ne potrà far altro che bene.
    LUCIA - Costui non è di que' matti ch'han troppo secco il cervello, ma di quei che l'han tropp'umido: però è necessario che dii di botto al troppo grosso e dolce umore, più che al troppo suttile, fastidioso, colerico e bizarro.
    SIGNORA VITTORIA - Or andiate e ringraziatelo da mia parte; e ditegli ch'io non posso vedermi sazia di leggere la sua carta, e che in poco tempo che siate stata presso di me, diece volte me l'avete veduta cacciar e rimettere nel petto: dategli quante panzanate voi possete, per fargl'intendere ch'io li porto grand'amore.
    LUCIA - Lascia la cura ad me (disse Gradasso). Cossì potesse io guidar il re o l'imperadore, come potrò maneggiar costui. Rimanete sana.
    SIGNORA VITTORIA - Andate. Fate come vi dettarà la prudenza vostra, Lucia mia.




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