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Giordano Bruno
Candelaio

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  • ATTO QUARTO
    • SCENA VI
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SCENA VI
Bonifacio, Lucia

     [BONIFACIO] - Costei per la prima mi chiederà de danari: son certo che sarà questo il proemio; e la mia risoluzion sarà «cazzo in potta, e danari in mano»: ch'a la fine non voglio che femine sappiano più di me. Ben venga Lucia; che mi porti di nuovo?
    LUCIA Oh, misser Bonifacio dolce, io non ho tempo di salutarti, per che vi bisogna parlar di soccorrer presto al fatto di questa signora infelicissima.
    BONIFACIO - Fate buone premisse, se volete buona conclusione. Il mal de la borsa.
    LUCIA La si muore...
    BONIFACIO - Quando sarà morta la faremo sepelire, disse un santo Padre.
    LUCIA Io dico che la nostra signora Vittoria si muore per voi crudele. Questa è la vita che possete donargli, e che gli promettete? voi menate passatempi, e quella povera gentil donna si risolve tutta in suspiri e lacrime: che si voi la vedrete non la conoscerete più, non vi parrà forse bella come vi solea parere; non so si in voi potrà tanto l'amore quanto la compassion di lei.
    BONIFACIO Che, ha bisogno di danari?
    LUCIA - Che vòl dir danari? che vuol dir danari? vadano in mal'ora quanti ne sono al mondo: si voi ne volete da lei, la ve ne darrà.
    BONIFACIO - Or questo non..., ah! ah! ah! questo non crederò io, ah! ah! ah! ah!
    LUCIA Dumque non lo credete, crudelaccio, senza pietà, uh, uh, uh, uh...
    BONIFACIO - Voi piangete?
    LUCIA Piango la crudeltà vostra, e la infelicità di quella signora... uh uh, misera me, meschina me, che mal'ora t'ha presa adesso? mai viddi né udivi amor posser tanto in petto di femina: sin al giorno d'oggi la vi amava certo... uh uh uh... da alcune ore in cqua non so che fantasia l'abbia presa, che non ha altro in bocca che «Messer Bonifacio mio, cor mio, viscere dell'anima mia, mio fuoco, mio amore, mia fiamma, mio ardore». Vi giuro che son quindici anni ch'io la conosco, tanto piccolina, sempre l'ho veduta d'un medesmo volto, nell'amor freddissima; adesso si voi verrete la trovarrete poggiata sopra il letto, col viso in giù sopra un coscino che tiene abbracciato con ambe le braccia, e dire (che me ne vien rossore e pietà): «Ahi, messer Bonifacio mio, chi me ti toglie? Ahi, mia cruda fortuna: quando m'ha egli voluta, me gli hai negata; son certa, adesso che io lo bramo e per lui mi consumo, che me lo negarai. Ahi, cuor mio impiagato».
    BONIFACIO È possibile? può esser che lei dica questo? possono essere tante cose?
    LUCIA Voi, voi Bonifacio, mi farete far cosa, che già mai feci in vita mia: voi mi farete rinegare... uh, uh, uh, uh, uh... povera signora Vittoria mia, che pessima sorte tua; in mano di chi sei incappata... uh, uh, uh... Ora, ora, adesso m'accorgo che voi mai la amastivo; e che in tutto Napoli non è uomo più finto di te... uh, uh uh uh uh, oimè, desolata me: che rimedio potrò porgerti, poverina?
    BONIFACIO Uh uh, ti credo, ti credo, Lucia mia: non più piangere. Non è ch'io non credesse quel che voi dite, ma mi maravigliavo: che influenza nova del cielo può esser questa che mi voglia faurir tanto, che quella mia signora la qual (mercé del mio intenso amore) sempre me si ha mostrata non manco cruda che bella, quel petto di diamante sii cangiato?
    LUCIA Cangiata? cangiata? s'io non l'avesse reprimuta, volea venire a ritrovarvi in casa vostra. Io li dissi: «Folla che voi siete; voi gli farete dispiacere: che dirà sua moglie? che dirà tutto il mondo che vi vedrà. Ogn'un dirà: "Che novità è questa? è impazzata costei?". Non sapete voi ch'egli vi ama? avete voi persa la memoria de sui trattamenti insin al giorno d'oggi? Siete ben cieca e forsennata, se non credete ch'egli si stimarà beatissimo, quando me si udirà dire che voi desiderate che egli venga a voi»...
    BONIFACIO - E chi ne dubita? avete detto l'evangelio.
    LUCIA ... All'ora quell'afflitt'alma (come dismenticata di tanti segni d'amore che voi gli avete mostrati et io gli ho donati ad intendere) disse: «È possibile, o cielo, cielo a me sola crudele, che possa lui venir ad me quel bene, che non fai che mi sia lecito di cercarlo?»
    BONIFACIO Uh, uh, uh, dubita dumque la vita mia dell'amor mio?
    LUCIA Voi sapete che dove troppo cresce il desio, suol altretanto indebolirsi la speranza; e forse ancora la gran novità e mutazione che vede in se medesma, gli fa per il simile suspettar mutazion dal canto vostro. Chi vede un miracolo, facilmente ne crede un altro.
    BONIFACIO Più presto persequitaranno i lepri le balene, i diavoli se farann'il segno de la santa croce, sarrà più presto un bresciano uomo cortese, più presto Satanasso dirrà un Pater et Ave Maria per le anime che sono in purgatorio, che io esser possa giamai senza l'amor della mia tanto amata e desiderata signora. Or dumque senza più parole, dove andiate cossì cargata voi?
    LUCIA - Ad una vicina per restituirgli questi drappi co i quali, facendo io una via e dui serviggi, venevo per ritrovarvi in vostra casa; ma la buona fortuna me vi ha fatto rincontrar qua. Che risoluzione vogliam prendere? Bisogna, spedito ch'arrò questa facendòla, ritornar presto subbito subito ad solaggiar quella meschina, dicendogli che vi ho visto e parlato, e che sarrete tosto a lei.
    BONIFACIO Promettetegli di certo, e ditegli che questo è il più felice giorno ch'io abbia veduto in tutta mia vita: che mi vien concesso di baciar quel bellissimo volto ch'io tanto adoro, che tien le chiavi di questo afflitto core.
    LUCIA - Afflitto core è il suo: bisogna non mancar questa sera, atteso che lei non è per mangiare né per dormire né per riposare alcunamente; più tosto per morire, si non ve si vede a presso: non la fate più lagnar, vi priego (si pietà giamai avesti al core), che la veggio consumar com'una candela ardente.
    BONIFACIO - Adesso adesso vo ad ispedir un negocio; e poi o veramente mi verrete, o vi verrò ad ritrovare.
    LUCIA Sapete quale è il negocio che dovete fare? Per suo e vostro onore bisogna riparare alla suspizion delle persone del mondo, si fusti veduto uscire o entrare in sua casa: voi sapete che le vicine, sino e mezza notte, son sempre alle fenestre; e chi va e chi viene. È dumque necessario stravestirvi, con accomodarvi di una biscappa simile a quella di messer Gioan Bernardo, il qual senza suspizione alcuna suole entrar in questa casa; e non sarà fuor di proposito, si per sorte fussivo guardato più da presso, di portar una barba negra posticcia simile alla sua: per che a tal guisa potremo andar insieme, et io v'introdurrò dentro la stanza. Cossì farrete la cosa con più satisfazzione della signora, che con questo si persuaderà che voi amate ancora il suo onore.
    BONIFACIO Voi avete benissimo pensato: io ho la persona né più né meno grande di quella di messer Gioan Bernardo; una biscappa simile alla sua non bisogna ch'io la vadi cercando, per che penso averne una intra le mani. Adesso con questo medesmo passo me ne vo a Pellegrino mascheraro: e mi farò accomodare una barba posticcia che sii a proposito.
    LUCIA Andate dumque vi priego, e speditevi presto. A dio, che vo a levarmi questa soma da le spalli.
    BONIFACIO Và in buona ora.




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