SCENA XI
Gioan Bernardo, Carubina
GIOAN
BERNARDO - Vedi, ben mio, che gran torto fa questo pazzacone a vostre divine
bellezze: non vi par giusto che egli sii pagato della medesma moneta?
CARUBINA Si lui non fa quel che gli conviene, io non
debbo far il simile.
GIOAN BERNARDO - Farrete, cor mio, quel che conviene,
quando non farrete altro che quello che farrebbe ogni persona di giudicio e
sentimento che vive in terra. Voglio, ben mio, che sappiate che questi che lo
tengono non sono birri, ma certi compagnoni galant'omini miei amici: per li
quali lo farremo trattare come a noi piace. Ora dimorarrà llà; e tra tanto che
questi fingono altri negocii, prima che menarlo in Vicaria, andarrà un certo
messer Scaramuré, il quale fingerrà di acordar questa cosa: con questo, che si
umilii a noi, che siamo stati da lui offesi, e che doni qualche cortesia a
questi compagni; non perché loro si curino di questo, ma per far la cosa più
verisimile: e vostra Signoria non verrà a perdere cosa alcuna.
CARUBINA Io mi accorgo che voi siete troppo scaltrito,
che avete saputo tessere tutta questa tela: io comprendo adesso molte cose.
GIOAN BERNARDO Vita mia, io son tale che per vostro
servicio mi gettarrei in mille precipicii. Or poi che mia fortuna e bona sorte
(la quale piaccia a gli dèi che voi la confirmiate) ha permesso ch'io vi sii
cossì a presso come vi sono, vi priego per il fervente amore, che sempre vi ho
portato e porto, che abbiate pietà di questo mio core tanto profonda et
altamente impiagato da vostri occhii divini. Io son quello che vi amo, io son
quello che vi adoro: che si m'avessero concesso gli cieli quello che a questo
sconoscente e sciocco (che non stima le mirabile vostre bellezze) han
conceduto, giamai nel petto mio scintilla d'altro amore arrebe avuto luoco, come
anche non ha.
CARUBINA Oimè, che cose io veggio e sento? a che son io
ridutta?
GIOAN BERNARDO - Priegovi, dolce mia diva, si mai
fiamma d'amor provaste (la quale in petti più nobili, generosi et umani suol
sempre avere più loco), che non prendiate a mala parte quel che dico; e non
credete, né caschi già mai nella mente vostra, che per poco conto ch'io faccia
del vostro onore (per cui spargerrei mille volte il sangue tutto) cerchi quel
che cerco da voi: ma per appagar l'intenso ardore che mi consuma, il qual però
né per essa morte posso credere che giamai si possa sminuire.
CARUBINA Oimè, messer Gioan Bernardo, io ho ben tenero
il core: facilmente credo quel che dite, benché siino in proverbio le lusinghe
d'amanti; però desidero ogni consolazion vostra: ma dal canto mio non è
possibile senza pregiudizio del mio onore.
GIOAN BERNARDO - Vita della mia vita, credo ben che
sappiate che cosa è onore, e che cosa anco sii disonore. Onore non è altro che
una stima, una riputazione: però sta semper intatto l'onore, quando la
stima e riputazione persevera la medesma. Onore è la buona opinione che altri
abbiano di noi: mentre persevera questa, persevera l'onore. E non è quel che
noi siamo e quel [che] noi facciamo, che ne rendi onorati o disonorati, ma sì
ben quel che altri stimano e pensano di noi.
CARUBINA - Sii che si vogli de gli omini, che dirrete
in conspetto de gli angeli e de' santi, che vedeno il tutto, e ne giudicano?
GIOAN BERNARDO - Questi non vogliono esser veduti più
di quel che si fan vedere; non vogliono esser temuti più di quel che si fan
temere; non vogliono esser conosciuti più di quel che si fan conoscere.
CARUBINA Io non so quel che vogliate dir per questo;
queste paroli io non so come approvarle, né come riprovarle: pur hanno un certo
che d'impietà.
GIOAN BERNARDO - Lasciamo le dispute, speranza
dell'anima mia. Fate (vi priego) che non in vano v'abbia prodotta cossì bella
il cielo: il quale, benché di tante fattezze e grazie vi sii stato liberale e
largo, è stato però dall'altro canto a voi avaro, con non giongervi ad uomo che
facesse caso di quelle; et ad me crudele, col farmi per esse spasimare, e mille
volte il giorno morire. Or, mia vita, più dovete curare di non farmi morire,
che temer in punto alcuno, che si scemi tantillo del vostro onore. Io
liberamente mi ucciderrò (si non sarrà potente il dolore a farmi morire) si
avendovi avuta, come vi ho, comoda e tanto presso, di quel che mi è più caro
che la vita dalla crudel fortuna rimagno defraudato. Vita di questa alma
afflitta, non sarrà possibile che sia in punto leso il vostro onore, degnandovi
di darmi vita: ma sì ben necessario ch'io muoia, essendomi voi crudele.
CARUBINA - Di grazia andiamo in luoco più remoto, e non
parliamo cqui di queste cose.
GIOAN BERNARDO - Andiamo, dolcezza mia, che vengono di
persone.
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