SCENA V
Mamfurio, Pollula, Sanguino
MAMFURIO
- Bene repperiaris, bonae, melioris, optimaeque indolis adolescentule:
quomodo tecum agitur? ut vales?
POLLULA - Bene.
MAMFURIO - Gaudeo sane gratulorque satis; si vales
bene est, ego quidem valeo: marcitulliana eleganza in quasi tutte le sue
familiari missorie servata.
POLLULA - Comandate altro, domine Magister? Io
vo oltre per compir un negocio con Sanguino, e non posso induggiar con voi.
MAMFURIO - Oh buttati in darno i miei dictati, li quali
nel mio almo minervale gimnasio (excerpendoli dall'acumine del mio Marte) ti ho
fatti nelle candide pagine col calamo di negro attramento intincto exarare!
buttati dico in cassum, cum sit che a tempo e loco, eorum servata
ratione, servirtene non sai. Mentre il tuo preceptore, con quel celeberrimo
apud omnes (etiam barbaras) nationes idioma lazio, ti sciscita, tu etiam
dum persistendo nel commercio bestiis similitudinario del volgo
ignaro, abdicaris a theatro literarum, dandomi responso composto di
verbi quali dalla baila et obstetrice in incunabulis hai susceputi vel
(ut melius dicam) suscepti. Dimmi, sciocco, quando vuoi dispuerascere?
SANGUINO - Mastro, con questo diavolo di parlare per
grammuffo, o catacumbaro, o delegante e latrinesco, amorbate il cielo, e
tutt'il mondo vi burla.
MAMFURIO - Sì, se questo megalocosmo e machina
mundiale, o scelesto et inurbano, fusse di tuoi pari referto e confarcito.
SANGUINO - Che dite voi di Cosmo celesto e de Urbano?
parlatemi che io v'intenda, che vi responderò.
MAMFURIO - Vade ergo in infaustam nefastamque
crucem, sinistroque Hercule: si dedignano le Muse di subire il porcile del
contubernio vostro, vel haram colloquii vestri. - Che giudicio fai tu di
questo scelesto, o Pollula? Pollula, appositorie fructus eruditionum mearum,
receptaculo del mio dottrinal seme, ne te moveant modo a nobis dicta,
perché, quia, namque, quandoquidem (particulae causae redditivae)
ho voluto farti partecipe di quella frase con la quale lepidissime eloquentissimeque
facciamo le obiurgazioni, le quali voi post hac, deinceps (si li
celicoli vi elargiranno quel ch'hanno a noi concesso), all'inverso de vostri
erudiendi descepoli, imitar potrete.
POLLULA - Bene: ma bisogna farle con proposito et occasione.
MAMFURIO - La causa della mia excandescentia è
stata il vostro dire «Non posso induggiar con voi»; debuisses dicere, vel
elegantius (infinitivo antecedente subiunctivum) dicere debuisses: «Excellentia
tua, erudizione tua, non datur, non conceditur mihi cum tuis dulcissimis
musis ocium». Poscia quel dir: «con voi», vel ethruscius «vosco», nec
bene dicitur latine respectu unius, nec urbane inverso di togati e
gimnasiarchi.
SANGUINO - Vedete vedete come va el mondo: voi siete
accordati, et io rimagno fuori come catenaccio. Di grazia, domine magister,
siamo amici ancora noi: perché, ben che io non sii atto di essere soggetto alla
vostra verga, idest esservi discepolo, potrò forse servirvi in altro.
MAMFURIO - Nil mihi vobiscum.
SANGUINO - Et con spiritu to.
MAMFURIO - Ah! ah! ah! Come sei, Pollula, adiunto socio
a questo bruto?
SANGUINO - Brutto o bello, al servizio di vostra
Maestà, onorabilissimo signor mio.
MAMFURIO - Questo mi par molto disciplinabile, e non
cossì inmorigerato come da principio si monstrava, per che mi dà epiteti molto
urbani et appropriati.
POLLULA - Sed a principio videbatur tibi homo nequam.
MAMFURIO - Togli via quel «nequam»: quantumque
sii assumpto nelle sacre pagine, non è però dictio ciceroniana. «Tu
vivendo bonos, scribendo sequare peritos», disse il ninivita Gio.
Dispauterio seguito dal mio preceptore Aloisio Antonio Sidecino Sarmento Salano
successor di Lucio Gio. Scoppa ex voluntate heredis. Dicas igitur «non
aequum», prima dictionis litera diphtongata, ad differentiam della
quadrupede substantia animata sensitiva, quae dipthongum non admittit
in principio.
SANGUINO - Dottissimo signor maester, è forza
che vi chiediamo licenza, per che ne bisogna al più tosto esser con messer
Gioan Bernardo pittore. A dio.
MAMFURIO - Itene dumque co i fausti volatili. - Ma chi
è questa che con quel calatho in brachiis me si fa obvia? È una muliercula,
quod est per ethimologiam «mollis Hercules», opposita iuxta se posita: sexo
molle, mobile, fragile et inconstante, al contrario di Ercole. O bella
etimologia: è di mio proprio Marte or ora deprompta. Or dumque quindi propriam
versus [domum] movo il gresso, per che voglio notarla maioribus literis
nel mio propriarum elucubrationum libro. Nulla dies sine linea.
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