SCENA X
Scaramuré, Bonifacio, Ascanio
SCARAMURÉ
- Ben trovato, messer Bonifacio.
BONIFACIO - Siate il molto ben venuto, signor
Scaramuré, speranza della mia vita appassionata.
SCARAMURÉ - Signum affecti animi.
BONIFACIO - Si vostra Signoria non rimedia al mio male,
io son morto.
SCARAMURÉ - Sì come io vedo, voi sète inamorato.
BONIFACIO - Cossì è: non bisogna ch'io vi dica più.
SCARAMURÉ - Come mi fa conoscere la vostra fisionomia,
il computo di vostro nome, di vostri parenti o progenitori, la signora della
vostra natività fu Venus retrograda in signo masculino; et hoc fortasse in
Geminibus vigesimo septimo gradu: che significa certa mutazione e
conversione nell'età di 46 anni nella quale al presente vi ritrovate.
BONIFACIO - A punto, io non mi ricordo quando nacqui:
ma per quello che da altri ho udito dire, mi trovo da 45 anni in circa.
SCARAMURÉ - Gli mesi, giorni et ore computarò ben io
più distintamente, quando col compasso arò presa la proporzione dalla
latitudine dell'unghia maggiore alla linea vitale, e distanza dalla summità
dell'annulare a quel termine del centro della mano, ove è designato il spacio
di Marte; ma basta per ora aver fatto giudicio cossì universale et in comuni.
Ditemi: quando fustivo punto dall'amor di colei per averla guardato, a che sito
ti stava ella? a destra o a sinistra?
BONIFACIO - A sinistra.
SCARAMURÉ - Arduo opere nanciscenda. Verso
mezzogiorno o settentrione, oriente o occidente, o altri luochi intra questi?
BONIFACIO - Verso mezogiorno.
SCARAMURÉ - Oportet advocare spetentrionales. -
Basta basta: cqui non bisogna altro; voglio effectuare il tuo negocio con magia
naturale, lasciando a maggior opportunità le superstizioni d'arte più profonda.
BONIFACIO - Fate di sorte ch'io accape il negocio, e
sii come si voglia.
SCARAMURÉ - Non vi date impaccio: lasciate la cura ad
me. La cosa già fu per fascinazione?
BONIFACIO - Come per fascinazione? io non intendo.
SCARAMURÉ - Id est, per averla guardata
guardando lei anco voi.
BONIFACIO - Sì, signor sì, per fascinazione.
SCARAMURÉ - Fascinazione si fa per la virtù di un
spirito lucido e sottile, dal calor del core generato di sangue più puro, il
quale a guisa di raggi mandato fuor de gli occhi aperti, che con forte
imaginazion gardando vengono a ferir la cosa guardata, toccano il core e sen
vanno ad afficere l'altrui corpo e spirto: o di affetto di amore, o di
odio, o di invidia, o di maninconia, o altro simile geno di passibili qualità.
L'esser fascinato d'amore adviene quando con frequentissimo o ver (benché
istantaneo) intenso sguardo, un occhio con l'altro, e reciprocamente un raggio
visual con l'altro, si rincontra, e lume con lume si accopula. All'ora si
gionge spirto a spirto; et il lume superiore inculcando l'inferiore, vengono a
scintillar per gli occhi, correndo e penetrando al spirto interno che sta
radicato al cuore: e cossì commuoveno amatorio incendio. Però chi non vuol
esser fascinato deve star massimamente cauto e far buona guardia ne gli occhii,
li quali in atto d'amore principalmente son fenestre dell'anima; onde quel
detto: «Averte, averte oculos tuos». - Questo per il presente basti; noi
ci revedremo a più bell'aggio, provedendo alle cose necessarie.
BONIFACIO - Signor, si questa cosa farete venire al
butto, vi accorgerete di non aver fatto servizio a persona ingrata.
SCARAMURÉ - Misser Bonifacio, vi fo intender questo:
che voglio io prima esser grato a voi; e poi son certo, si non mi sarete grato,
mi doverete essere.
BONIFACIO - Comandatemi; che vi sono affezzionatissimo,
et ho gran speranza nella prudenza vostra.
ASCANIO - Orsù, a rivederci tutti. A dio.
BONIFACIO - Andiamo, ch'io veggio venir l'uomo più
molesto a me, ch'abbia possuto produre la natura: non voglio aver occasion di
parlargli; verrò a voi, signor Scaramuré.
SCARAMURÉ - Venite, che vi aspetto. A dio.
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