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Giordano Bruno
Candelaio

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  • ATTO TERZO
    • SCENA VIII
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SCENA VIII
Barra, Marca

    MARCA - Oh, vedi il mastro Mamfurio che sen va?
    BARRA - Lascialo col diavolo: seguita il proposito incominciato; fermiamoci cqua.
    MARCA - Ordumque iersera all'osteria del Cerriglio, dopo che ebbemo benissimo mangiato, sin tanto che non avendo lo tavernaio del bisogno, lo mandaimo ad procacciare altrove per fusticelli, cocozzate, cotugnate et altre bagattelle da passar il tempo; dopo' che non sapevamo che più dimandare, un di nostri compagni finse non so che debilità; e l'oste essendo corso con l'aceto, io dissi: «Non ti vergogni, uomo da poco? camina prendi dell'acqua namfa, di fiori di cetrangoli, e porta della malvasìa di Candia». All'ora il tavernaio non so che si rinegasse egli; e poi comincia ad cridare, dicendo: «In nome del diavolo, sète voi marchesi o duchi? Sète voi persone di aver speso quel che avete speso? Non so come la farremo al far del conto: questo che dimandate non è cosa da osteria»; «Furfante, ladro, mariolo» dissi io, «pensi ad aver a far con pari tuoi? tu sei un becco, cornuto, svergognato»; «Hai mentito per cento canne», disse lui. All'ora tutti insieme per nostro onore ci alzaimo di tavola, et acciaffaimo ciascuno un spedo di que' più grandi, lunghi da diece palmi...
    BARRA - Buon principio, messere.
    MARCA - ... li quali ancor aveano la provisione infilzata; et il tavernaio corre ad prendere un partesanone; e dui di suoi servitori due spadi rugginenti. Noi ben che fussimo sei con sei spedi più grandi che non era la partesana, presimo delle caldaia per servirne per scudi e rotelle...
    BARRA - Saviamente.
    MARCA - Alcuni si puosero certi lavezzi di bronzo in testa per elmetto over celata...
    BARRA - Questa fu certo qualche costellazione che puose in esaltazione i lavezzi, padelle e le caldaie.
    MARCA - E cossì bene armati reculando, ne andavamo defendendo e retirandoci per le scale in giù, verso la porta, benché facessimo finta di farci avanti...
    BARRA - Bel combattere: un passo avanti e dui a dietro, un passo avanti e dui a dietro (disse il signor Cesare da Siena).
    MARCA Il tavernaio quando ci vedde molto più forti, e timidi più del dovero, in loco di gloriarsi come quel che si portava valentemente, entrò in non so che suspizione...
    BARRA Ci sarrebbe entrato Scazzolla.
    MARCA - ... per il che buttata la partesana in terra, comandò a sua servitori che si retirassero, ché non volea di noi vendetta alcuna...
    BARRA Buon'anima da canonizzare.
    MARCA - E voltato a noi disse: «Signori gentil'omini, perdonatime; io non voglio offendervi da dovero: di grazia pagatemi et andiate con Dio».
    BARRA - All'or sarrebe stata bene qualche penitenza con l'assoluzione.
    MARCA -«Tu ci vòi uccidere, traditore», dissi io; e con questo puosemo i piedi fuor de la porta. All'ora l'oste desperato, accorgendosi che non accettavamo la sua cortesia e devozione, riprese il partesanone chiamando aggiuto di servi, figli e moglie. Bel sentire: l'oste cridava «Pagatemi pagatemi»; gli altri stridevano: «A' marioli, a i marioli! ah, ladri traditori!». Con tutto ciò nisciun fu tanto pazzo che ne corresse a dietro, per che l'oscurità della notte fauriva più noi che altro. Noi dumque temendo il sdegno ostile, idest de l'oste, fuggivimo ad una stanza apresso li Carmini: dove, per conto fatto, abbiamo ancor da farne le spese per tre giorni.
    BARRA Far burla ad osti, è far sacrificio ad nostro Signore; rubbare un tavernaio, è far una limosina: in batterlo bene consiste il merito di cavar un'anima di purgatorio. Dimmi, avete saputo poi quel che seguitò nell'ostaria?
    MARCA - Concorsero molti: de quali, altri pigliandosi spasso altri attristandosi, altri piangendo altri ridendo, questi consigliando quelli sperando, altri facendo un viso altri un altro, altri questo linguaggio et altri quello, era veder insieme comedia e tragedia, e chi sonava a gloria e chi a mortoro. Di sorte che, chi volesse vedere come sta fatto il mondo, derebbe desiderare d'esservi stato presente.
    BARRA Veramente la fu buona. Ma io che non so tanto di rettorica, «solo soletto senza compagnia», l'altr'ieri venendo da Nola per Pumigliano, dopoi ch'ebbi mangiato non avendo tropo buona fantasia di pagare, dissi al tavernaio: «Messer osto, vorrei giocare»; «A qual gioco» disse lui, «volemo giocare? cqua ho de tarocchi»; risposi: «A questo maldetto gioco non posso vencere, perché ho una pessima memoria»; disse lui: «Ho di carte ordinarie»; risposi: «Saranno forse segnate, che voi le conoscerete; avetele che non siino state ancor adoperate?»; lui rispose de non. «Dumque pensiamo ad altro gioco»; «Ho le tavole, sai?»; «Di queste non so nulla»; «Ho de scacchi, sai?»; «Questo gioco mi farebbe rinegar Cristo». All'ora gli venne il senapo in testa: «A qual dumque diavolo di gioco vorai giocar tu? proponi»; dico io: «A stracquare a pall'e maglio»; disse egli: «Come a pall'e maglio? vedi tu cqua tali ordegni? vedi luoco da posservi giocare?». Dissi: «A la mirella?»; «Questo è gioco da fachini, bifolchi e guardaporci». «A cinque dadi?»; «Che diavolo di cinque dadi? mai udivi di tal gioco. Si vuoi, giocamo a tre dadi»; io gli dissi che a tre dadi non posso aver sorte. «Al nome di cinquantamila diavoli» disse lui, «si vuoi giocare, proponi un gioco che possiamo farlo e voi et io». Gli dissi: «Giocamo a spaccastrommiola»; «Và» disse lui, «che tu mi dai la baia: questo è gioco da putti, non ti vergogni?». «Or su dumque» dissi, «giocamo a correre»; «Or questa è falsa», disse lui; et io soggionsi: «Al sangue dell'Intemerata, che giocarai». «Vuoi far bene?» disse, «pagami; e si non vuoi andar con Dio, và col prior de' diavoli». Io dissi: «Al sangue delle scrofole, che giocarai»; «E che non gioco!», diceva; «E che giochi!», dicevo; «E che mai mai vi giocai!»; «E che vi giocarrai adesso!»; «E che non voglio!»; «E che vorrai!». In conclusione comincio io a pagarlo co le calcagne, ideste a correre. Et ecco quel porco che poco fa diceva che non volea giocare, e giurò che non volea giocare, e giurò che non volea giocare: e giocò lui, e giocorno dui altri suoi guattari; di sorte che per un pezzo correndomi a presso, mi arrivorno e giunsero, co le voci. Poi ti giuro per la tremenda piaga di san Rocco, che né io l'ho più uditi, né essi mi hanno più visto.
    MARCA - Veggio venir Sanguino e messer Scaramuré.




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