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Giovan Battista Marino
Rime amorose

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  • 68. Già de' suoi fregi impoverito il cielo
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68. Già de' suoi fregi impoverito il cielo

Mentre stava di notte celatamente trastullandosi con la sua donna
in un giardino, per la luce di un lampo furono ambedue veduti

 

     Già de' suoi fregi impoverito il cielo
Notte volgea del nero carro il freno,
e 'n su l'erbette l'umido sereno
stillava accolto in cristallino gelo.
     Io, mentre raggio non splendea di Delo,
lieto posava a bella donna in seno,
quando importuno e rapido baleno
squarciò de l'ombre e de le nubi il velo.
     O ciel, se 'l fai per disvelarmi il vero,
lampeggi invan; ch'al ben, ch'Amor m'offerse,
ove l'occhio non può, giunge il pensiero.
     Ma Giove fu, che i nembi invido aperse,
e qual già di Marte il biondo arciero,
i miei furti amorosi altrui scoverse.




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