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Giovan Battista Marino
Rime amorose

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  • 51. Né tu pietosa dea, né tu lucente
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51. Né tu pietosa dea, né tu lucente

Alla Luna, la quale una notte per esser troppo chiara
gli 'mpediva l'andare per suoi affari amorosi

 

     Né tu pietosa dea, né tu lucente,
né pura, né gentil, né bella sei,
Luna perversa, a' caldi preghi miei
rigida e sorda e (qual mai sempre) algente.
     Ti dier le selve aspro costume e mente,
ond'anco in ciel le corna hai per trofei:
del ciel non già, ma sol tra' neri dei
degna di star con la perduta gente.
     Lagiù nel cupo e tenebroso fondo
china il lubrico carro: ivi abbia il vanto
lo tuo pallor di nere macchie immondo.
     O pur d'Arcadia al torto Dio, cui tanto
ami, in braccio ritorna; e s'esci al mondo,
turbi il tuo lume ognor tessalo incanto.




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