Capitolo

 1 fum| indebolire il suo proposito gli dicevo:~- Ma, a cura finita, che
 2 mor|         o meglio a quello ch'io dicevo la meditazione sul suo affanno.~
 3 mat|       coperta dall'ignoranza. E dicevo:~- Se ora su di me non incombesse
 4 mat|      gli esami.~- Era un caso - dicevo col sorriso di chi vuol
 5 mat|       in alcun modo a noi ed io dicevo a me stesso che dovevo compiacermene,
 6 mog|      correre al riparo.~- Sì! - dicevo io. - Come ai denti, dove
 7 mog|       con grande serietà quanto dicevo. Mi fu poi facile d'intendere
 8 mog|          anzi tutt'altro. Io le dicevo oramai non più soltanto
 9 mog|   accorsa. Per tranquillarla le dicevo: «Non lo mangerò tutto:
10 mog|        di tasca la busta che io dicevo dei buoni propositi perché
11 mog|     nemmeno più l'ingenuità. Le dicevo che giacché essa rifiutava
12 mog|    trattava di cosa da poco. Io dicevo che la minestra era troppo
13 mog|      suo sorriso materno quando dicevo o facevo delle bizzarrie.
14 mog|     digrignando i denti. Poi le dicevo che non sapevo perdonarmi
15 ass|       ma non sapevo vantarmene. Dicevo ad Augusta accarezzandola:~-
16 ass|        un matrimonio d'amore, - dicevo io stupito. - Non è il violino
17 ass|         non dirgli l'animo mio? Dicevo:~- È un'azione indegna per
18 ass|   almeno diminuito quello ch'io dicevo l'abisso della nostra azienda,
19 ass|  restava rivolto il buco che io dicevo mandibolare. E vedeva con
20 ass|      calma perché quello che le dicevo corrispondeva esattamente
21 ass|        consegnare il denaro che dicevo di avere con me, e allora
22 psi|      che tuttavia m'assalivano. Dicevo loro: «Non siete mica voi!».