Il progetto di vita e la vocazione cristiana
9.
Queste parole nel Vangelo certamente riguardano la vocazione sacerdotale o
religiosa; al tempo stesso, però, esse ci permettono di comprendere più
profondamente la questione della vocazione in un senso ancor più ampio e
fondamentale.
Si potrebbe parlare qui della vocazione «di vita», la quale
in qualche modo si identifica con quel progetto di vita, che ognuno di voi elabora
nel periodo della sua giovinezza. Tuttavia, «la vocazione» dice ancora qualcosa
di più del «progetto». In questo secondo caso sono io stesso il soggetto che
elabora, e ciò corrisponde meglio alla realtà della persona, qual è ognuna e
ognuno di voi. Questo «progetto» è la «vocazione», in quanto in essa si fanno
sentire i vari fattori che chiamano. Questi fattori compongono di solito un
determinato ordine di valori (detto anche «gerarchia di valori»), dai quali
emerge un ideale da realizzare, che è attraente per un cuore giovane. In questo
processo la «vocazione» diventa «progetto», e il progetto comincia a essere
anche vocazione.
Dato però che ci troviamo davanti a Cristo e basiamo le
nostre riflessioni intorno alla giovinezza sul suo colloquio col giovane,
occorre precisare ancor meglio quel rapporto del «progetto di vita» nei
riguardi della «vocazione di vita». L'uomo è una creatura ed è insieme un
figlio adottivo di Dio in Cristo: è figlio di Dio. Allora, l'interrogativo:
«Che cosa devo fare?» l'uomo lo pone durante la sua giovinezza non solo a sé e
agli altri uomini, dai quali può attendere una risposta, specialmente ai
genitori e agli educatori, ma lo pone anche a Dio, come suo creatore e padre.
Egli lo pone nell'ambito di quel particolare spazio interiore, nel quale ha
imparato ad essere in stretta relazione con Dio, prima di tutto nella
preghiera. Egli chiede dunque a Dio: «Che cosa devo fare?», qual è il tuo piano
riguardo alla mia vita? Il tuo piano creativo e paterno? Qual'è la tua volontà?
lo desidero compierla.
In un tale contesto il «progetto» acquista il significato di
«vocazione di vita», come qualcosa che viene all'uomo affidato da Dio come
compito. Una persona giovane, rientrando dentro di sé ed insieme intraprendendo
il colloquio con Cristo nella preghiera, desidera quasi leggere quel pensiero
eterno, che Dio, creatore e padre, ha nei suoi riguardi. Si convince allora che
il compito, a lei assegnato da Dio, è lasciato completamente alla sua libertà
e, al tempo stesso, è determinato da diverse circostanze di natura interna ed
esterna. Esaminandole la persona giovane, ragazzo o ragazza, costruisce il suo
progetto di vita ed insieme riconosce questo progetto come la vocazione alla
quale Dio la chiama.
Desidero, dunque, affidare a voi tutti, giovani destinatari
della presente Lettera, questo lavoro meraviglioso, che si collega alla
scoperta, davanti a Dio, della rispettiva vocazione di vita. È questo un lavoro
appassionante. È un affascinante impegno interiore. In questo impegno si
sviluppa e cresce la vostra umanità, mentre la vostra giovane personalità va
acquistando la maturità interiore. Vi radicate in ciò che ognuno e ognuna di
voi è, per diventare ciò che deve diventare: per sé - per gli uomini - per Dio.
Di pari passo col processo di scoprire la propria «vocazione
di vita» dovrebbe svilupparsi il rendersi conto in qual modo questa vocazione
di vita sia, al tempo stesso, una «vocazione cristiana».
Occorre qui osservare che, nel periodo anteriore al Concilio
Vaticano II, il concetto di «vocazione» veniva applicato prima di tutto in
relazione al sacerdozio e alla vita religiosa, come se Cristo avesse rivolto al
giovane il suo «seguimi» evangelico solo per questi casi. Il Concilio ha
allargato questa visuale. La vocazione sacerdotale e religiosa ha conservato il
suo carattere particolare e la sua sacramentale e carismatica importanza nella
vita del Popolo di Dio. Al tempo stesso, però, la consapevolezza, rinnovata dal
Vaticano II, dell'universale partecipazione di tutti i battezzati alla triplice
missione di Cristo (tria munera) profetica, sacerdotale e regale, come anche la
consapevolezza dell'universale vocazione alla santità (Lumen Gentium, 39-42),
fanno sì che ogni vocazione di vita dell'uomo come la vocazione cristiana
corrisponda alla chiamata evangelica. Il «seguimi» di Cristo si fa sentire su
diverse strade, lungo le quali camminano i discepoli ed i confessori del divin
Redentore, In diversi modi si può diventare imitatori di Cristo, cioè non
solamente dando una testimonianza del Regno escatologico di verità e di amore,
ma anche adoperandosi per la trasformazione secondo lo spirito del Vangelo di
tutta la realtà temporale (cfr. Gaudium et Spes, 43-44). È a questo punto che
prende anche inizio l'apostolato dei laici, che è inseparabile dall'essenza
stessa della vocazione cristiana.
Sono queste le premesse estremamente importanti per il
progetto di vita, che corrisponde all'essenziale dinamismo della vostra
giovinezza. Bisogna che voi esaminiate questo progetto - indipendentemente dal
concreto contenuto «di vita», di cui esso si riempirà - alla luce delle parole
rivolte da Cristo a quel giovane.
Bisogna anche che ripensiate - e molto profondamente - al
significato del battesimo e della cresima. In questi due sacramenti, infatti, è
contenuto il deposito fondamentale della vita e della vocazione cristiana. Da
essi parte la strada verso l'Eucaristia, che contiene la pienezza della
sacramentale elargizione concessa al cristiano: tutta la ricchezza della Chiesa
si concentra in questo sacramento di amore. A sua volta - e sempre in rapporto
all'Eucaristia - bisogna riflettere sull'argomento del sacramento della
penitenza, il quale ha un'importanza insostituibile per la formazione della
personalità cristiana, specialmente se ad esso viene unita la direzione spirituale,
cioè una scuola sistematica di vita interiore.
Su tutto questo mi pronuncio brevemente, anche se ciascuno
dei sacramenti della Chiesa ha il suo definito e specifico riferimento alla
giovinezza ed ai giovani. Confido che questo tema venga trattato in maniera
particolareggiata da altri, specialmente dagli operatori pastorali
appositamente inviati a collaborare con la gioventù.
La Chiesa stessa - come insegna il Concilio Vaticano II - è
«come un sacramento, o segno e strumento dell'intima unione con Dio e
dell'unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium, 1). Ogni vocazione di
vita, come vocazione «cristiana», è radicata nella sacramentalità della Chiesa:
essa si forma, dunque, mediante i sacramenti della nostra fede. Sono essi a
permetterci sin dalla giovinezza di aprire il nostro «io» umano all'azione
salvifica di Dio, cioè della santissima Trinità. Essi ci permettono di
partecipare alla vita di Dio, vivendo al massimo un'autentica vita umana. In
tal modo questa vita umana acquista una nuova dimensione ed insieme la sua
originalità cristiana: la consapevolezza delle esigenze poste all'uomo dal
Vangelo viene completata dalla consapevolezza del dono, che supera ogni cosa.
«Se tu conoscessi il dono di Dio» (Gv 4,10), disse Cristo parlando con la Samaritana.
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