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Ioannes Paulus PP. II
Ecclesia in Africa

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Praticare la solidarietà

 

138. Testimoniando Cristo «fino agli estremi confini della terra», la Chiesa in Africa sarà sostenuta di sicuro dalla convinzione del «valore positivo e morale» che riveste la «crescente consapevolezza dell'interdipendenza tra gli uomini e le nazioni. Il fatto che uomini e donne, in varie parti del mondo, sentano come proprie le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani commesse in paesi lontani, che forse non visiteranno mai, è un segno ulteriore di una realtà interiorizzata dalla coscienza, ed elevata così ad una connotazione morale».265

Auspico che i cristiani in Africa diventino sempre più coscienti di questa interdipendenza tra gli individui e le nazioni, e siano pronti a corrispondervi, praticando la virtù della solidarietà. Il frutto della solidarietà è la pace, bene così prezioso per i popoli e le nazioni di ogni parte del mondo. In effetti, proprio attraverso mezzi capaci di promuovere e di rafforzare la solidarietà, la Chiesa può fornire un contributo specifico e determinante ad una vera cultura della pace.

 

139. Entrando in rapporto senza discriminazioni con i popoli del mondo nel dialogo con le varie culture, la Chiesa avvicina gli uni agli altri ed aiuta ciascuno di essi ad assumere, nella fede, gli autentici valori degli altri.

Pronta a cooperare con ogni uomo di buona volontà e con la comunità internazionale, la Chiesa in Africa non cerca vantaggi per se stessa. La solidarietà che essa esprime «tende a superare se stessa, a rivestire le dimensioni specificamente cristiane della gratuità totale, del perdono e della riconciliazione».266 La Chiesa cerca di contribuire alla conversione dell'umanità, portandola ad aprirsi al piano salvifico di Dio mediante la testimonianza evangelica, accompagnata dall?attività caritativa a servizio dei poveri e degli ultimi. E quando compie questo, non perde mai di vista il primato del trascendente e di quelle realtà spirituali che costituiscono le primizie dell'eterna salvezza dell'uomo.

Durante i dibattiti riguardanti la solidarietà della Chiesa nei confronti dei popoli e delle nazioni, i Padri sinodali sono stati, in ogni momento, consapevoli che «si deve accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del Regno di Cristo» e che, tuttavia, «nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza per il Regno di Dio».267 Proprio per questo la Chiesa in Africa è convinta — e il lavoro dell'Assemblea speciale lo ha chiaramente mostrato — che l'attesa del ritorno finale di Cristo «non potrà esser mai una scusa per disinteressarsi degli uomini nella loro concreta situazione personale e nella loro vita sociale, nazionale e internazionale»,268 poiché le condizioni terrene influenzano il pellegrinaggio dell'uomo verso l'eternità.

 




265 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 38: AAS 80 (1988), 565.

 



266 Ibid., 40, l. c., 568.

 



267 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 39.

 



268 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 48: AAS 80 (1988), 583.

 






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