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Ioannes Paulus PP. II Ecclesia in Oceania IntraText CT - Lettura del testo |
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La Chiesa particolare e universale
11. Durante l'Assemblea Sinodale, i Vescovi presero secondo una particolare accezione il concetto di Chiesa come communio: accentuarono gli aspetti di appartenenza e di relazione interpersonale, fondati sulla comprensione della Chiesa quale Popolo di Dio. La communio ecclesiale viene espressa e vissuta in modo speciale dalla Chiesa particolare radunata attorno al Vescovo, del quale le persone sono cooperatrici nella missione.(22) Come Pastore, ogni Vescovo tende a promuovere questa communio mediante il proprio ministero, che è una condivisione dell'ufficio pastorale, profetico e sacerdotale di Cristo. Il segno e l'effetto di tale communio viene descritto negli Atti degli Apostoli: «La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuor solo e un'anima sola» (4, 32). I Padri sinodali hanno intravisto un'espressione molto pratica di tale spirito nella preparazione di un piano pastorale diocesano in collaborazione con i fedeli e le loro organizzazioni. Ciò permetterà di far sì che il piano scaturisca dalla spiritualità della communio promossa dal Concilio Vaticano II.(23)
La communio tra le Chiese particolari è basata sull'unità della fede, del Battesimo e dell'Eucaristia, ma anche sull'unità dell'Episcopato. Essa comprende tutte le Chiese particolari attraverso i rispettivi Vescovi, uniti al Vescovo di Roma, capo visibile della Chiesa. «Il Collegio episcopale unito al Successore di Pietro offre un'espressione autorevole di questa comunione ecclesiale».(24) Questa unità dell'Episcopato viene perpetuata lungo i secoli attraverso la successione apostolica; in ogni epoca è il fondamento dell'identità della Chiesa, costituita dal Cristo su Pietro e sul collegio degli Apostoli. Il Successore di Pietro è in verità «il permanente principio di unità e il visibile fondamento» della Chiesa.(25) Il Signore stesso incaricò Pietro e i suoi successori di confermare i fratelli nella fede (cfr Lc 22, 32) e di pascere il gregge di Cristo (cfr Gv 21, 15-17). «Esiste tra [i Vescovi] un legame che esprime in modo personale e collegiale la comunione - la koinonia - che caratterizza l'intera vita della Chiesa... Insieme, nel Collegio Episcopale, condividiamo il ministero di promuovere l'unità del Popolo di Dio nella fede e nella carità».(26) Il Sinodo ha espresso la speranza che la relazione tra le Chiese particolari e la Chiesa universale, in modo speciale la Santa Sede, riflettano ed edifichino la communio, e che tali relazioni si sviluppino con il dovuto rispetto sia per il ministero petrino dell'unità sia per le Chiese particolari.(27) Le Chiese locali in Oceania riconoscono di condividere la communio con la Chiesa universale, e per loro questo è motivo di gioia. Nonostante la vastità delle diverse culture e le grandi distanze in Oceania, i Vescovi locali hanno coscienza di essere uniti tra di loro e con il Vescovo di Roma, e ciò è da loro considerato come un grande dono. «Tra il Successore di Pietro ed i successori degli altri Apostoli esiste veramente un profondo legame spirituale e pastorale; è la nostra collegialitas affectiva et effectiva. Ci sia dato di trovare sempre le strade per sostenerci a vicenda nei nostri sforzi, uniti nella costruzione della Chiesa e per vivere questa comunione nel servizio e nella fede».(28) Quali fratelli nel Collegio dei Vescovi, i Padri sinodali sono stati inequivocabili nell'espressione del desiderio di rafforzare la loro unione con il Vescovo di Roma; (29) il Vescovo di Roma, per parte sua, è stato a sua volta commosso ed incoraggiato dal loro desiderio.