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Ioannes Paulus PP. II Redemptionis donum IntraText CT - Lettura del testo |
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8. Pertanto, cari fratelli e sorelle, tutti voi che nella Chiesa intera vivete l'alleanza della professione dei consigli evangelici, rinnovate in quest'anno santo della redenzione la consapevolezza della vostra speciale partecipazione alla morte in croce del Redentore: di quella partecipazione, cioè, mediante la quale siete risuscitati insieme con lui, e costantemente risorgete a una vita nuova. Il Signore parla a ognuno e a ognuna di voi, così come una volta parlò per mezzo del profeta Isaia: «Non temere, perché io ti ho riscattato, / ti ho chiamato per nome: / tu mi appartieni!» (Is 43,1).
La chiamata evangelica: «Se vuoi essere perfetto... seguimi» ci guida con la luce delle parole del divino Maestro. Dal profondo della redenzione viene la chiamata di Cristo, e da questa profondità essa raggiunge l'anima dell'uomo: in virtù della grazia della redenzione tale chiamata salvifica assume, nell'anima del chiamato, la forma concreta della professione dei consigli evangelici. In questa forma è contenuta la vostra risposta alla chiamata dell'amore redentivo, e questa è anche una risposta d'amore: amore di donazione, che è l'anima della consacrazione, cioè della consacrazione della persona. Le parole di Isaia: «Ti ho riscattato / tu mi appartieni» sembrano sigillare proprio questo amore, che è amore totale ed esclusivo di una consacrazione a Dio.
In tal modo si forma la particolare alleanza dell'amore sponsale, nella quale sembrano risonare con un'eco incessante le parole relative a Israele, che il Signore «si è scelto... come suo possesso» (Sal 134,4). In ogni persona consacrata viene, infatti, scelto l'«Israele» della nuova ed eterna alleanza. L'intero popolo messianico, la Chiesa intera viene eletta in ogni persona che il Signore sceglie in mezzo a questo popolo: in ogni persona che per tutti si consacra a Dio come proprietà esclusiva. Infatti, anche se nessun uomo, nemmeno il più santo, può ripetere le parole di Cristo: «Per loro io consacro me stesso» (Gv 17,19) secondo la potenza redentrice propria di queste parole, tuttavia ognuno, grazie all'amore di donazione, offrendosi come proprietà esclusiva a Dio, può ritrovarsi mediante la fede nel raggio di queste parole.
Non ci richiamano forse a questo le altre parole dell'apostolo nella lettera ai Romani, che tanto spesso ripetiamo e meditiamo: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12,1)? In queste parole risuona quasi un'eco lontana di colui che, venendo nel mondo e diventando uomo, dice al Padre: «Un corpo mi hai preparato... Ecco, io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5.7).
Risaliamo dunque - in questo particolare contesto dell'anno giubilare della redenzione - al mistero del corpo e dell'anima di Cristo, come al soggetto integrale dell'amore sponsale e redentivo: sponsale, perché redentivo. Per amore egli offrì se stesso, per amore diede il suo corpo «per il peccato del mondo». Immergendovi mediante la consacrazione dei voti religiosi nel mistero pasquale del Redentore, voi, con l'amore di una donazione totale, desiderate colmare le vostre anime e i vostri corpi dello spirito di sacrificio (Rm 12,1), proprio come vi invita a fare san Paolo con le parole della lettera ai Romani appena riportate: «Offrite i vostri corpi come sacrificio». In questo modo si imprime nella professione religiosa la somiglianza di quell'amore, che nel cuore di Cristo è redentivo e insieme sponsale. E tale amore deve sgorgare in ciascuno di voi, cari fratelli e sorelle, dalla fonte stessa di quella particolare consacrazione che - sulla base sacramentale del santo battesimo - è l'inizio della vostra nuova vita in Cristo e nella Chiesa: è l'inizio della nuova creazione.
Che insieme con quest'amore si approfondisca in ciascuno e ciascuna di voi la gioia di appartenere esclusivamente a Dio, di essere un'eredità particolare della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ripetete ogni tanto, insieme col salmista, le ispirate parole: «Chi altri avrò per me in cielo? / Fuori di te nulla bramo sulla terra. / Vengono meno la mia carne e il mio cuore: / ma la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre» (Sal 72,25-26). Oppure le altre: «Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore, / senza di te non ho alcun bene"... / Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: / nelle tue mani è la mia vita» (Sal 15,2.5).
La consapevolezza di appartenere a Dio stesso in Gesù Cristo, Redentore del mondo e Sposo della Chiesa, suggelli i vostri cuori, tutti i vostri pensieri, parole e opere, col segno della biblica sposa. Come voi sapete, questa conoscenza ardente e profonda del Cristo si attua e si approfondisce ogni giorno di più grazie alla vita di preghiera personale, comunitaria e liturgica, propria di ciascuna delle vostre famiglie religiose. Anche in ciò, e soprattutto i religiosi e le religiose essenzialmente dedite alla contemplazione, sono un valido aiuto e un sostegno stimolante per i loro fratelli e le loro sorelle, votati alle opere di apostolato. Questa consapevolezza di appartenere a Cristo apra i vostri cuori, pensieri e opere, con la chiave del mistero della redenzione, a tutte le sofferenze, a tutte le necessità e a tutte le speranze degli uomini e del mondo, in mezzo ai quali la vostra consacrazione evangelica è stata innestata come un segno particolare della presenza di Dio, «per il quale tutti vivono», abbracciati dalla dimensione invisibile del suo Regno.
La parola «seguimi», pronunciata da Cristo, quando «fissò e amò» ciascuno e ciascuna di voi, cari fratelli e sorelle, ha anche questo significato: prendi parte, nel modo più completo e più radicale possibile, alla formazione di quella «nuova creatura» (2Cor 5,17), che deve emergere dalla redenzione del mondo mediante la forza dello Spirito di verità, operante dall'abbondanza del mistero pasquale di Cristo.