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Ioannes Paulus PP. II
Vita consecrata

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II. Continuità nell'opera dello Spirito Santo: fedeltà nella novità

 

Le monache di clausura

 

59. Particolare attenzione meritano la vita monastica femminile e la clausura delle monache, per l'altissima stima che la comunità cristiana nutre verso questo genere di vita, 'segno dell'unione esclusiva della Chiesa-Sposa con il suo Signore', sommamente amato. In effetti, la vita delle monache di clausura, impegnate in modo precipuo nella preghiera, nell'ascesi e nel fervido progresso della vita spirituale, "non è altro che un tendere alla Gerusalemme celeste, un'anticipazione della Chiesa escatologica, fissa nel possesso e nella contemplazione di Dio" 133. Alla luce di questa vocazione e missione ecclesiale, la clausura risponde all'esigenza, avvertita come prioritaria, 'di stare con il Signore'. Scegliendo uno spazio circoscritto come luogo di vita, le claustrali partecipano all'annientamento di Cristo, mediante una povertà radicale che si esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo "spazio", ai contatti, a tanti beni del creato. Questo modo particolare di donare il "corpo" le immette più sensibilmente nel mistero eucaristico. Esse si offrono con Gesù per la salvezza del mondo. La loro offerta, oltre all'aspetto di sacrificio e di espiazione, acquista anche quello di rendimento di grazie al Padre, nella partecipazione all'azione di grazie del Figlio diletto.

 Radicata in questa tensione spirituale, la clausura non è solo un mezzo ascetico di immenso valore, ma 'un modo di vivere la Pasqua di Cristo' 134. Da esperienza di "morte" essa diventa sovrabbondanza di "vita", ponendosi come gioioso annuncio e anticipazione profetica della possibilità offerta ad ogni persona e all'umanità intera di vivere unicamente per Dio, in Cristo Gesù (cfr Rm 6, 11). La clausura evoca dunque quella 'cella del cuore' in cui ciascuno è chiamato a vivere l'unione con il Signore. Accolta come dono e scelta come libera risposta di amore, essa è il luogo della comunione spirituale con Dio e con i fratelli e le sorelle, dove la limitazione degli spazi e dei contatti opera a vantaggio dell'interiorizzazione dei valori evangelici (cfr Gv 13, 34; Mt 5, 3.8).

 Le comunità claustrali, poste come città sul monte e lucerne sul lucerniere (cfr Mt 5, 14-15), pur nella semplicità della loro vita, 'raffigurano visibilmente la meta verso cui cammina l'intera comunità ecclesiale' che, "ardente nell'azione e dedita alla contemplazione" 135, avanza sulle strade del tempo con lo sguardo fisso alla futura ricapitolazione di tutto in Cristo, quando la Chiesa "col suo Sposo comparirà rivestita di gloria (cfr Col 3, 1-4) " 136, e Cristo "consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza [...] perché Dio sia tutto in tutti "(1 Cor 15, 24.28).

A queste carissime Sorelle va, pertanto, la mia riconoscenza con l'incoraggiamento a rimanere fedeli alla vita claustrale secondo il proprio carisma. Grazie al loro esempio, questo genere di vita continua a registrare numerose vocazioni, attratte dalla radicalità di un'esistenza "sponsale", dedicata totalmente a Dio nella contemplazione. Come espressione di puro amore che vale più di ogni opera, la vita contemplativa sviluppa una straordinaria efficacia apostolica e missionaria 137.

I Padri sinodali hanno espresso grande apprezzamento per il valore della clausura, prendendo al tempo stesso in esame le richieste qua e avanzate quanto alla sua concreta disciplina. Le indicazioni del Sinodo sull'argomento e, in particolare, il voto di una maggiore responsabilizzazione delle Superiore Maggiori in materia di deroghe alla clausura per giusta e grave causa 138 saranno fatte oggetto di organica considerazione, in linea con il cammino di rinnovamento già attuato, a partire dal Concilio Vaticano II 139. In questo modo la clausura nelle sue varie forme e gradi - dalla clausura papale e costituzionale, alla clausura monastica - corrisponderà meglio alla varietà degli Istituti contemplativi e delle tradizioni dei monasteri.

 Come lo stesso Sinodo ha sottolineato, sono inoltre da favorire le Associazioni e Federazioni fra monasteri, già raccomandate da Pio XII e dal Concilio Ecumenico Vaticano II 140, specialmente dove non esistono altre forme efficaci di coordinamento e di aiuto, per custodire e promuovere i valori della vita contemplativa. Tali organismi, salva sempre la legittima autonomia dei monasteri, possono infatti offrire un valido sussidio per risolvere adeguatamente problemi comuni, quali il conveniente rinnovamento, la formazione sia iniziale che permanente, il vicendevole sostegno economico ed anche la riorganizzazione degli stessi monasteri.

 

 

I religiosi fratelli

 

60. Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa, la vita consacrata per natura sua 'non è né laicaleclericale' 141, e per questo la "consacrazione laicale", tanto maschile quanto femminile, costituisce uno stato in sé completo di professione dei consigli evangelici 142. Essa perciò ha, sia per la persona che per la Chiesa, un valore proprio, indipendentemente dal ministero sacro.

In linea con l'insegnamento del Concilio Vaticano II 143, il Sinodo ha espresso grande stima per questo tipo di vita consacrata nella quale i religiosi fratelli svolgono, dentro e fuori della comunità, diversi e preziosi servizi, partecipando così alla missione di proclamare il Vangelo e di testimoniarlo con la carità nella vita di ogni giorno. In effetti, alcuni di tali servizi si possono considerare 'ministeri ecclesiali', affidati dalla legittima autorità. Ciò esige una formazione appropriata e integrale: umana, spirituale, teologica, pastorale e professionale.

Secondo la vigente terminologia, gli Istituti che, per determinazione del fondatore o in forza di una legittima tradizione, hanno carattere e finalità che non comportino l'esercizio dell'Ordine sacro, sono chiamati "Istituti laicali" 144. Tuttavia nel Sinodo è stato messo in luce che questa terminologia non esprime adeguatamente l'indole peculiare della vocazione dei membri di tali Istituti religiosi. Infatti essi, pur svolgendo molti servizi che sono comuni anche ai fedeli laici, lo fanno con la loro identità di consacrati ed esprimono così lo spirito di dono totale a Cristo e alla Chiesa, secondo il loro carisma specifico.

 Per questa ragione i Padri sinodali, al fine di evitare ogni ambiguità e confusione con l'indole secolare dei fedeli laici 145, hanno voluto proporre il titolo di 'Istituti religiosi di Fratelli' 146. La proposta è significativa, soprattutto se si considera che il titolo di fratello richiama anche una ricca spiritualità. "Questi religiosi sono chiamati ad essere fratelli di Cristo, profondamente uniti a Lui "primogenito fra molti fratelli" (Rm 8, 29); fratelli fra di loro, nell'amore reciproco e nella cooperazione allo stesso servizio di bene nella Chiesa; fratelli di ogni uomo nella testimonianza della carità di Cristo verso tutti, specialmente i più piccoli, i più bisognosi; fratelli per una più grande fratellanza nella Chiesa" 147. Vivendo in modo speciale questo aspetto della vita cristiana e insieme consacrata, i "religiosi fratelli" ricordano efficacemente agli stessi religiosi sacerdoti la fondamentale dimensione della fraternità in Cristo, da vivere fra di loro e con ogni uomo e donna, e a tutti proclamano la parola del Signore: "E voi siete tutti fratelli"(Mt 23, 8).

 In questi Istituti religiosi di Fratelli niente impedisce, quando il Capitolo generale abbia così disposto, che alcuni membri assumano gli Ordini sacri per il servizio sacerdotale della comunità religiosa 148. Tuttavia il Concilio Vaticano II non offre alcun esplicito incoraggiamento in tal senso, proprio perché desidera che gli Istituti di Fratelli permangano fedeli alla loro vocazione e missione. Ciò vale anche in tema di accesso alla carica di Superiore, considerando che essa riflette in modo speciale la natura dell'Istituto stesso.

Diversa è la vocazione dei fratelli in quegli Istituti che sono detti "clericali" perché, secondo il progetto del fondatore oppure in forza di una legittima tradizione, prevedono l'esercizio dell'Ordine sacro, sono governati da chierici e come tali sono riconosciuti dall'autorità della Chiesa 149. In questi Istituti il ministero sacro è costitutivo del carisma stesso e ne determina l'indole, il fine, lo spirito. La presenza di fratelli costituisce una partecipazione differenziata alla missione dell'Istituto, con servizi svolti sia all'interno delle comunità che nelle opere apostoliche, in collaborazione con coloro che esercitano il ministero sacerdotale.

 

 

Istituti misti

 

61. Alcuni Istituti religiosi, che nel progetto originario del fondatore si configuravano come fraternità, nelle quali tutti i membri - sacerdoti e non sacerdoti - erano considerati uguali tra di loro, col passare del tempo hanno acquistato una diversa fisionomia. Occorre che questi Istituti, chiamati "misti", valutino, sulla base dell'approfondimento del proprio carisma fondazionale, se sia opportuno e possibile tornare all'ispirazione originaria.

 I Padri sinodali hanno espresso il voto che in tali Istituti sia riconosciuta a tutti i religiosi parità di diritti e di obblighi, eccettuati quelli che scaturiscono dall'Ordine sacro 150. Per esaminare e risolvere i problemi connessi con questa materia è stata istituita un'apposita commissione, le cui conclusioni conviene attendere, per fare poi le opportune scelte secondo quanto sarà autorevolmente disposto.

 

 

Nuove forme di vita evangelica

 

62. Lo Spirito, che in tempi diversi ha suscitato numerose forme di vita consacrata, non cessa di assistere la Chiesa, sia alimentando negli Istituti già esistenti l'impegno del rinnovamento nella fedeltà al carisma originario, sia distribuendo nuovi carismi a uomini e donne del nostro tempo, perché diano vita a istituzioni rispondenti alle sfide di oggi. Segno di questo intervento divino sono le cosiddette 'nuove Fondazioni', con caratteri in qualche modo originali rispetto a quelle tradizionali.

 L'originalità delle nuove comunità consiste spesso nel fatto che si tratta di gruppi composti da uomini e donne, da chierici e laici, da coniugati e celibi, che seguono un particolare stile di vita, talvolta ispirato all'una o all'altra forma tradizionale o adattato alle esigenze della società di oggi. Anche il loro impegno di vita evangelica si esprime in forme diverse, mentre si manifesta, come orientamento generale, un'intensa aspirazione alla vita comunitaria, alla povertà e alla preghiera. Al governo partecipano chierici e laici, in base alle loro competenze, e il fine apostolico si apre alle istanze della nuova evangelizzazione.

 Se, da una parte, c'è da rallegrarsi di fronte all'azione dello Spirito, dall'altra è necessario procedere al 'discernimento dei carismi'. Principio fondamentale, perché si possa parlare di vita consacrata, è che i tratti specifici delle nuove comunità e forme di vita risultino fondati sopra gli elementi essenziali, teologici e canonici, che sono propri della vita consacrata 151. Questo discernimento si rende necessario a livello sia locale che universale, allo scopo di prestare una comune obbedienza all'unico Spirito. Nelle diocesi, il Vescovo esamini la testimonianza di vita e l'ortodossia di fondatori e fondatrici di tali comunità, la loro spiritualità, la sensibilità ecclesiale nell'adempimento della loro missione, i metodi di formazione e i modi di incorporazione alla comunità; valuti con saggezza eventuali debolezze, attendendo con pazienza il riscontro dei frutti (cfr Mt 7, 16), per poter riconoscere l'autenticità del carisma 152. In special modo a lui è chiesto di stabilire, alla luce di chiari criteri, l'idoneità di quanti in queste comunità domandano di accedere agli Ordini sacri 153.

 In forza dello stesso principio di discernimento, non possono essere comprese nella specifica categoria della vita consacrata quelle pur lodevoli forme di impegno che alcuni coniugi cristiani assumono in associazioni o movimenti ecclesiali, quando, nell'intento di portare alla perfezione della carità il loro amore, già "come consacrato" nel sacramento del matrimonio 154, confermano con un voto il dovere della castità propria della vita coniugale e, senza trascurare i loro doveri verso i figli, professano la povertà e l'obbedienza 155. La precisazione doverosa circa la natura di tale esperienza non intende sottovalutare questo particolare cammino di santificazione, a cui non è certo estranea l'azione dello Spirito Santo, infinitamente ricco nei suoi doni e nelle sue ispirazioni.

 Di fronte a tanta ricchezza di doni e di impulsi innovativi, sembra opportuno 'creare una Commissione per le questioni riguardanti le nuove forme di vita consacrata', allo scopo di stabilire criteri di autenticità, che siano di aiuto nel discernimento e nelle decisioni 156. Tra gli altri compiti, tale Commissione dovrà valutare, alla luce dell'esperienza di questi ultimi decenni, quali nuove forme di consacrazione l'autorità ecclesiastica possa, con prudenza pastorale e a comune vantaggio, riconoscere ufficialmente e proporre ai fedeli desiderosi di una vita cristiana più perfetta.

 Queste nuove associazioni di vita evangelica 'non sono alternative' alle precedenti istituzioni, le quali continuano ad occupare il posto insigne che la tradizione ha loro assegnato. Le nuove forme sono anch'esse un dono dello Spirito, perché la Chiesa segua il suo Signore in perenne slancio di generosità, attenta agli appelli di Dio che si rivelano mediante i segni dei tempi. Così essa si presenta al mondo variegata nelle forme di santità e di servizi, quale "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" 157. Gli antichi Istituti, tra cui molti passati attraverso il vaglio di prove durissime, sostenute con fortezza lungo i secoli, possono arricchirsi entrando in dialogo e scambiando i doni con le fondazioni che vengono alla luce in questo nostro tempo.

 In tal modo il vigore delle varie istituzioni di vita consacrata, dalle più antiche alle più recenti, come pure la vivacità delle nuove comunità, alimenteranno la fedeltà allo Spirito Santo, che è principio di comunione e di perenne novità di vita.

 




133 Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, Istr. sulla vita contemplativa e la clausura delle monache 'Venite seorsum' (15 agosto 1969), V: 'AAS' 61 (1969), 685.



134 Cfr 'Ibid.', I: 'AAS' 61 (1969), 674.



135 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla sacra liturgia 'Sacrosanctum Concilium', 2.



136 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 6.



137 Cfr S. Giovanni della Croce, 'Cantico espiritual', estr. 29,1.



138 Cfr 'Codice di Diritto Canonico', can. 667 § 4; 'Propositio' 22, 4.



139 Cfr Paolo VI, Motu proprio 'Ecclesiae Sanctae' (8 giugno 1966), II, 30-31: 'AAS' 58 (1966), 780; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. 'Perfectae caritatis', 7 e 16; Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, Istr. sulla vita contemplativa e la clausura delle monache 'Venite seorsum' (15 agosto 1969), VI: 'AAS' 61 (1969), 686.



140 Cfr Pio XII Cost. ap. 'Sponsa Christi' (21 novembre 1950), VII: 'AAS' 43 (1951), 18-19; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 22.



141 Cfr 'Codice di Diritto Canonico', can. 588 § 1.



142 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 10.



143 Cfr 'Ibid.', 8; 10.



144 Cfr 'Codice di Diritto Canonico', can. 588 § 3; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 10.



145 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 31.



146 Cfr 'Propositio' 8.



147 Giovanni Paolo II, Discorso all'Udienza generale (22 febbraio 1995), 6: 'L'Osservatore Romano' 23 febbraio 1995, p. 4.



148 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 10.



149 Cfr 'Codice di Diritto Canonico', can. 588 § 2.



150 Cfr 'Propositio' 10; Conc. Ecum. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa 'Perfectae caritatis', 15.



151 Cfr 'Codice di Diritto Canonico', can. 573; 'Codice dei Canoni delle Chiese Orientali', can. 410.



152 Cfr 'Propositio' 13, B.



153 Cfr 'Propositio' 13, C.



154 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo 'Gaudium et spes', 48.



155 Cfr 'Propositio' 13, A.



156 Cfr 'Propositio' 13, B.



157 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 1.






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