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Ioannes Paulus PP. II
Vita consecrata

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III - Servitium Caritatis: la vita consacrata epifania dell'amore di Dio nel mondo

 

 

Consacrati per la missione

 

72. Ad immagine di Gesù, Figlio diletto "che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo" (Gv 10, 36), anche coloro che Dio chiama alla sua sequela sono consacrati ed inviati nel mondo per imitarne l'esempio e continuarne la missione. Fondamentalmente, questo vale per ogni discepolo. In modo speciale, tuttavia, vale per quanti, nella forma caratteristica della vita consacrata, sono chiamati a seguire Cristo "più da vicino", e a fare di Lui il "tutto" della loro esistenza. Nella loro chiamata è quindi compreso il compito di 'dedicarsi totalmente alla missione'; anzi, la stessa vita consacrata, sotto l'azione dello Spirito Santo che è all'origine di ogni vocazione e di ogni carisma, diventa missione, come lo è stata tutta la vita di Gesù. La professione dei consigli evangelici, che rende la persona totalmente libera per la causa del Vangelo, rivela anche da questo punto di vista la sua rilevanza. Si deve dunque affermare che 'la missione è essenziale per ogni Istituto', non solo in quelli di vita apostolica attiva, ma anche in quelli di vita contemplativa.

La missione, infatti, prima di caratterizzarsi per le opere esteriori, si esplica nel rendere presente al mondo Cristo stesso mediante la testimonianza personale. È questa la sfida, questo il compito primario della vita consacrata! Più ci si lascia conformare a Cristo, più lo si rende presente e operante nel mondo per la salvezza degli uomini.

Si può allora dire che la persona consacrata è "in missione" in virtù della sua stessa consacrazione, testimoniata secondo il progetto del proprio Istituto. Quando il carisma fondazionale prevede attività pastorali, è ovvio che testimonianza di vita ed opere di apostolato e di promozione umana sono ugualmente necessarie: entrambe raffigurano Cristo, che è insieme il consacrato alla gloria del Padre e l'inviato al mondo per la salvezza dei fratelli e delle sorelle 174.

La vita religiosa, inoltre, partecipa alla missione di Cristo con un altro elemento peculiare e proprio: 'la vita fraterna in comunità per la missione'. La vita religiosa sarà perciò tanto più apostolica quanto più intima ne sarà la dedizione al Signore Gesù, più fraterna la forma comunitaria di esistenza, più ardente il coinvolgimento nella missione specifica dell'Istituto.

 

 

A servizio di Dio e dell'uomo

 

73. La vita consacrata ha il compito profetico 'di ricordare e servire il disegno di Dio sugli uomini', come è annunciato dalla Scrittura e come emerge anche dall'attenta lettura dei segni delazione provvidente di Dio nella storia. È progetto di un'umanità salvata e riconciliata (cfr Col 2, 20-22). Per compiere opportunamente questo servizio, le persone consacrate devono avere una profonda esperienza di Dio e prendere coscienza delle sfide del proprio tempo, cogliendone il senso teologico profondo mediante il discernimento operato con l'aiuto dello Spirito. In realtà, negli avvenimenti storici si cela spesso l'appello di Dio a operare secondo i suoi piani con un inserimento attivo e fecondo nelle vicende del nostro tempo 175.

 Il discernimento dei segni dei tempi, come afferma il Concilio, deve essere condotto alla luce del Vangelo, perché si "possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto" 176. È necessario, pertanto, aprire l'animo agli interiori suggerimenti dello Spirito che invita a cogliere in profondità i disegni della Provvidenza. Egli chiama la vita consacrata ad elaborare nuove risposte per i nuovi problemi del mondo di oggi. Sono sollecitazioni divine, che solo anime abituate a cercare in tutto la volontà di Dio sanno raccogliere fedelmente e poi tradurre coraggiosamente in scelte coerenti sia col carisma originario che con le esigenze della situazione storica concreta.

Di fronte ai numerosi problemi ed urgenze che sembrano talvolta compromettere e persino travolgere la vita consacrata, i chiamati non possono non avvertire l'impegno di portare nel cuore e nella preghiera le molte necessità del mondo intero, operando al tempo stesso alacremente nei campi attinenti al carisma di fondazione. La loro dedizione dovrà essere, ovviamente, guidata dal 'discernimento soprannaturale', che sa distinguere ciò che viene dallo Spirito da ciò che gli è contrario (cfr Gal 5, 16-17.22; 1Gv 4, 6). Esso, mediante la fedeltà alla Regola e alle Costituzioni, conserva la piena comunione con la Chiesa 177.

 In questo modo la vita consacrata non si limiterà a leggere i segni dei tempi, ma contribuirà anche ad elaborare ed attuare 'nuovi progetto di evangelizzazione' per le odierne situazioni. Tutto questo nella certezza di fede che lo Spirito sa dare anche alle domande più difficili le risposte appropriate. Sarà bene, a tal proposito, riscoprire quanto hanno sempre insegnato i grandi protagonisti dell'azione apostolica: occorre confidare in Dio come se tutto dipendesse da Lui e, al tempo stesso, impegnarsi generosamente come se tutto dipendesse da noi.

 

 

Collaborazione ecclesiale e spiritualità apostolica

 

74. Tutto dev'esser fatto 'in comunione e in dialogo' con le altre componenti ecclesiali. Le sfide della missione sono tali da non poter essere efficacemente affrontate senza la collaborazione, sia nel discernimento che nell'azione, di tutti i membri della Chiesa. Difficilmente i singoli posseggono la risposta risolutiva: questa può invece scaturire dal confronto e dal dialogo. In particolare, la comunione operativa tra i vari carismi non mancherà di assicurare, oltre che un arricchimento reciproco, una più incisiva efficacia nella missione. L'esperienza di questi anni conferma ampiamente che "il dialogo è il nuovo nome della carità" 178, specie di quella ecclesiale; esso aiuta a vedere i problemi nelle loro reali dimensioni e consente di affrontarli con migliori speranze di successo. La vita consacrata, per il fatto stesso di coltivare il valore della vita fraterna, si propone come esperienza privilegiata di dialogo. Essa pertanto può contribuire a creare un clima di accettazione reciproca, nel quale i vari soggetti ecclesiali, sentendosi valorizzati per quello che sono, convergono in modo più convinto nella comunione ecclesiale, tesa alla grande missione universale.

Gli Istituti impegnati nell'una o nell'altra forma di servizio apostolico devono infine coltivare 'una solida spiritualità dell'azione', vedendo Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio. Infatti "bisogna sapere che come la vita ben ordinata tende a passare dalla vita attiva a quella contemplativa, così per lo più l'animo ritorna utilmente dalla vita contemplativa a quella attiva, per conservare in modo più perfetto la vita attiva per quello che la vita contemplativa ha acceso nella mente. La vita attiva deve, quindi, trasferirci nella contemplativa e qualche volta, da ciò che vediamo interiormente, la contemplazione deve richiamarci meglio all'azione " 179. Gesù stesso ci ha dato l'esempio perfetto di come si possa unire la comunione col Padre con una vita intensamente attiva. Senza la costante tensione a questa unità, il pericolo del collasso inferiore, del disorientamento, dello scoraggiamento è continuamente in agguato. La stretta unione tra contemplazione e azione permetterà, oggi come ieri, di affrontare le missioni più difficili.

 




174 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 46.



175 Cfr 'Propositio' 35, A.



176 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo 'Gaudium et spes', 4.



177 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa 'Lumen gentium', 12.



178 Paolo VI, Lett. enc. 'Ecclesiam suam' (6 agosto 1964), III: 'AAS' 56 (1964), 639.



179 S. Gregorio Magno, 'Hom. in Ezech.', II, II, 11: PL 76, 954-955.






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