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Ioannes Paulus PP. II Redemptionis donum IntraText CT - Lettura del testo |
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V – Castità – povertà - obbedienza
Castità
11. Il profilo pasquale di questa chiamata si fa riconoscere sotto vari punti di vista, in rapporto ad ogni singolo consiglio. È, infatti, secondo la misura dell'economia della redenzione che bisogna giudicare e praticare quella castità, che ognuno e ognuna di voi ha promesso con voto insieme con la povertà e l'obbedienza. È contenuta in ciò la risposta alle parole di Cristo, che sono al tempo stesso un invito: «E vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca». Precedentemente Cristo aveva sottolineato che «non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso». Queste ultime parole mettono chiaramente in evidenza che tale invito è un consiglio. A ciò anche l'apostolo Paolo ha dedicato un'apposita riflessione nella prima lettera ai Corinzi. Questo consiglio è rivolto in modo particolare all'amore del cuore umano. Esso mette maggiormente in risalto il carattere sponsale di questo amore, mentre la povertà e ancor più l'obbedienza sembrano porre in rilievo, prima di tutto, l'aspetto dell'amore redentivo contenuto nella consacrazione religiosa. Si tratta qui - come si sa - della castità nel senso «del farsi eunuchi per il regno dei cieli»; si tratta, cioè, della verginità come espressione dell'amore sponsale per il Redentore stesso. In questo senso l'apostolo insegna che «fa bene» colui che sceglie il matrimonio, e «fa meglio» colui che sceglie la verginità. «Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore», e «la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito» (1Cor 7,38.32.34).
Non è contenuta - nelle parole di Cristo né in quelle di Paolo - alcuna disistima del matrimonio. Il consiglio evangelico della castità è solo un'indicazione di quella particolare possibilità che per il cuore umano, sia dell'uomo sia della donna, costituisce l'amore sponsale di Cristo stesso, di Gesù «Signore». Il «farsi eunuchi per il regno dei cieli», infatti, non è solo una libera rinuncia al matrimonio e alla vita di famiglia, ma è una scelta carismatica di Cristo come sposo esclusivo. Tale scelta non solo permette specificamente di «preoccuparsi delle cose del Signore», ma - fatta «per il regno dei cieli» - avvicina questo regno escatologico di Dio alla vita di tutti gli uomini nelle condizioni della temporalità e lo rende, in un certo modo, presente in mezzo al mondo.
Mediante ciò le persone consacrate realizzano l'interiore finalità dell'intera economia della redenzione. Questa finalità si esprime, infatti, nell'avvicinare il regno di Dio nella sua dimensione definitiva, escatologica. Per mezzo del voto di castità le persone consacrate partecipano all'economia della redenzione con la libera rinuncia alle gioie temporali della vita matrimoniale e familiare; e, d'altra parte, proprio nel loro «farsi eunuchi per il regno dei cieli», esse portano in mezzo al mondo che passa l'annuncio della risurrezione futura e della vita eterna: della vita in unione con Dio stesso mediante la visione beatifica e l'amore che contiene in sé e intimamente pervade tutti gli altri amori del cuore umano.